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Livres anciens et modernes

Merini, Alda

Alda Merini e Angelo Noce - Documenti di un’amicizia

28000,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italie)

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Détails

Auteur
Merini, Alda
Pages
consistente insieme di lettere, poesie, raccolte poetiche in ciclostile, fotografie.
Format
diverse dimensioni,
Thème
Poesia Italiana del '900
Description
fogli sciolti e raccolte poetiche fermate con spirale e punti metallici,

Description

AUTOGRAFO Straordinario insieme composto da oltre 300 carte autografe e dattiloscritte (lettere, poesie, testi). Insieme in ottimo stato di conservazione. Dopo il lungo periodo segnato dall’internamento nell’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini (tra il 1964 e il 1972) e dal tormentato ritorno alla vita famigliare, Alda Merini riscoprì finalmente la scrittura nel 1979 con «La Terra Promessa», da Maria Corti definito come “il suo capolavoro”. Ma gli anni che si aprirono fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta furono tutt’altro che semplici per la poetessa di Ripa di Porta Ticinese. Quasi dimenticata a causa del lungo silenzio dal mondo letterario ufficiale e segnata da una precaria condizione economica, Merini si dedicò in questa fase della propria vita all’autoproduzione di raccolte poetiche con pochi e poveri mezzi, aiutata solo da preziosi e spesso inaspettati amici. Tra questi, un ruolo particolare deve essere riconosciuto all’artista cremasco Angelo Noce, entrato in contatto con Merini grazie all’incontro, insieme fortuito e voluto, con il fratello di quest’ultima, Ezio. Di passaggio a Milano, Noce venne infatti attratto dalla vetrina di un colorificio che esponeva il ciclostile della silloge meriniana «Poeti e rivoluzione». E fu in quel luogo insolito che conobbe Ezio Merini (che lì lavorava), ottenendo il numero di telefono e l’indirizzo della poetessa. Ebbe così inizio la storia di una grande amicizia, nutrita da affinità artistiche e da una comune, speciale, sensibilità. Un’amicizia fatta di incontri ma, soprattutto, di lettere dal tono prima quasi formale e poi, nel tempo, sempre più calde, qui presentate all’interno di un insieme davvero straordinario per consistenza e contenuto. Strette tra il maggio 1982 e il 1985, le 17 missive originali (manoscritte e dattiloscritte, con alcune buste conservate) qui raccolte inviate da Merini a Noce raccontano non soltanto il loro legame ma anche i profondi cambiamenti esistenziali da lei attraversati in questi anni: la morte del primo marito Ettore Carniti nel luglio 1983; l’inizio e lo sviluppo della complessa storia d’amore con l’allora già ottantenne poeta tarantino Michele Pierri, che Merini – seppur con molte incertezze – avrebbe infine sposato nell’ottobre del 1984; la sua nuova vitalità letteraria e l’aiuto materiale offerto da Angelo Noce – e dal poeta Elio Chizzoli – per la realizzazione di raccolte autoprodotte mentre l’attenzione dell’editoria, a cominciare da quella del vecchio amico Vanni Scheiwiller, riaffiorava. Per comprendere la profondità di questo scambio, basterà citare questo stralcio tratto dalla lettera inviata da Merini a Noce in data 3 settembre 1983, in cui è il difficile rapporto con Taranto e con Pierri a emergere: «Caro Angelo Noce, come al solito e purtroppo stai lunghi tempi senza farti sentire. Lo so mi credi a Taranto di fatto ci sono con estrema amarezza perché le carte del matrimonio fanno fatica ad arrivare ed infine mi sono stufata […]. Rientro quindi a Milano per così dire “scornata” e “scornata” da noi significa vinta. Ho amato Michele e tu lo sai ma c’erano in gioco così forti interessi che ho deciso per il no, in quanto anche il povero non si vende, o si vende solo a caro prezzo proprio perché è povero. Ti rammento con vergogna ma anche con audacia che giace sempre in sospeso quel vecchio debito presso la Tipografia […]». Tracce di una storia d’amicizia e di solidarietà, dunque, dove la devozione e la vicinanza di Noce si accompagnano al bisogno d’amore, di ascolto e di aiuto di Merini, ben consapevole del debito di riconoscenza nei confronti dell’artista. Lo conferma in modo chiarissimo la lettera inviata dalla poetessa il 4 novembre 1983, dove è la pubblicazione in ciclostile e grazie all’aiuto di Noce e Chizzoli della raccolta «Le più belle poesie» a intrecciarsi con la confessione del sempre presente dolore esistenziale: «Angelo caro, non ho parole per ringraziarti di quanto hai fatto insieme ad Elio ma so che l’iniziativa è partita massima da te, che tu hai constatato de visu le mie neccessità e compreso la mia grande voglia di esprimermi […]. Proprio ieri sono stata colta da un brutto collasso nervoso […]. Il dolore Angelo è una cosa terribile, la mancanza di amore (e parlo di amore nel senso pieno della parola) possono anche ucciderti. […] Ci sono dei momenti base nella nostra vita sopra i quali purtroppo si innesta la nevrosi in maniera abnorme e noi diventiamo diversi da noi stessi, quasi nemici del nostro vivere […]». Ma di questo legame tanto speciale vi è traccia in questo straordinario insieme anche attraverso una serie di poesie autografe, dattiloscritte (ma con frequenti ed estesi interventi a penna blu) e in fotocopia parzialmente inedite inviate da Merini a Noce, come testimoniato da una nota composta da altra mano: «Arrivate direttamente da Alda a mano o spedite ad Angelo Noce». Si tratta di un ricco corpus composto nello specifico da 1 testo autografo – ovvero la «Premessa» poi pubblicata in «Le più belle poesie» - e 45 dattiloscritti o in ciclostile (ma con frequenti interventi autografi a penna blu) su fogli bianchi in formato 295 x 210 mm. Una poesia è riportata su carta intestata «Nuova Casa di Cura di San Donato Milanese» mentre diverse sono le liriche espressamente dedicate ad Angelo Noce, Elio Chizzoli, al primo marito Ettore Carniti, a Padre Camillo de Piaz, a Sara Pontiglia, Chiara Scheiwiller, Carlo Betocchi, Arturo Schwarz e al secondo marito Michele Pierri, destinatario anche – insieme a Maria Corti – della silloge «Poesie di Taranto», qui presente in dattiloscritto ciclostilato insieme a «La cosa ingiusta. Poesie per Pierri». Anch’esso riprodotto in fotocopia ma con numerose correzioni autografe a inchiostro nero, quest’ultima raccolta di liriche e prose è aperta da un testo altamente significativo datato 22 gennaio 1983: «Ma perché ti amo così tanto? Che cosa è successo dentro di me e forse per via extrasensoriale? Come faccio a percepirti così bene, a capirti anche nelle più piccole sfumature? Perché mi sento posseduta, chiamata, dannata e accarezzata da te? O amore mio, mi interessa tanto la poesia e lo sai ma alle volte voglio che si faccia piazza pulita di tutto per potere pensare unicamente a te […]». E a completare la storia di una relazione tanto importante quanto difficile sono qui riunite le 2 lettere e le 2 poesie - «Ho la passione» e «21 marzo 1983», entrambe dattiloscritte con firma autografa - inviate da Pierri a Merini e quelle di quest’ultima al marito, insieme a un testo in prosa dattiloscritto il cui incipit recita: «Sicché per lunga pezza uno può illudersi di essere amato […]» e a un testo autografo. Una collezione di assoluta rilevanza dunque, composto da carte in molti casi inedite fin qui custodite dal prezioso e fedele amico Angelo Noce, in cui sono conservate, tra i molti documenti, anche le raccolte «Poesie pour Charles» (11 componimenti dattiloscritti con correzioni e firme autografe) e «Poesie per Charles» (dattiloscritto e copie a carbone); un testo autografo di Alda Merini con alcune correzioni indirizzato ad Angelo Noce; i dattiloscritti di «Le rime petrose» e «Le più belle poesie»; «Piccole sconvenienze» (31 testi poetici con correzioni autografe); scritti in originale; ritagli di giornale e riproduzioni fotografiche.

Edizione: straordinario insieme composto da oltre 300 carte autografe e dattiloscritte (lettere, poesie, testi).
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