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Livres anciens et modernes

IL LIBERO PENSIERO. Giornale dei Razionalisti. Anno 1866 e 1867.

Gareffi, 1866-1867

900,00 €

Bacbuc Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Année
1866-1867
Lieu d'édition
Milano
Éditeurs
Gareffi
Thème
RELIGIONI, FILOSOFIA, RIVISTE
Langues
Italien

Description

Le prime due annate (manca solo in n.52 del 1866) della rivista settimanale fondata da Luigi Stefanoni. Quindi 103 numeri in totale, nelle loro brossure cartacee originali. --- Sull'importanza e il ruolo della rivista, vedi lo studio di Antonio De Lauri: Scienza, Laicità, Democrazia. "Il Libero Pensiero. Giornale dei Razionalisti" (1866-1876). Ed. Biblion, 2014. --- Giornale dei razionalisti, colla collaborazione di Filippo De Boni, Mauro Macchi, Miron e J. Moleschott. Direttori: Luigi Stefanoni, poi Giambattista Demora; gerenti e proprietari: Francesco e Achille Gareffi; collaboratori: Mario Aldisio Sammito, Demetrio Benelli, Giovanni Canestrini, Vincenzo Giordano, Alessandro Herzen, Mauro Macchi, Angiolo Mazzoleni, Giovanni Pantaleo, Giuseppe Ricciardi, Maurizio Schifi, Maria Serafini, Antonio Signorini, Libero Stradivari, Luisa Toski, Paolo Vaierà. --La rivista sorse come reazione alla inquieta opposizione di Giuseppe Mazzini, il quale disapprovava la società dei « Liberi pensatori » fondata dallo Stefanoni. Luigi Stefanoni, giornalista, collaboratore del « Messaggero » e de « L'Unità d'Italia », volontario garibaldino nella campagna del 1859, seguace di Ausonio Franchi in filosofia e di Giuseppe Mazzini, ebbe con quest'ultimo vivaci polemiche suscitate dalla costituzione della società dei « Liberi pensatori », avvenuta a Milano nel 1866. Polemiche che indussero Io Stefanoni, in collaborazione col Macchi, il De Boni e il Moleschott, a fondare la rivista, la cui fervida propaganda razionalista, e le discussioni, pur condotte con linguaggio reverente e discreto verso il Maestro, contribuirono a rendere più acuto il dissidio; tuttavia lo Stefanoni si adoperò in tutti i modi per appianare i dissidi sorti, per altre cause, fra Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.
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