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Livres anciens et modernes

Morselli Enrico

Il suicidio. Saggio di statistica morale comparata

Fratelli Dumolard, 1879

180,00 €

I Libri di Prospero di Antonio Del Frate

(Parma, Italie)

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Détails

Année
1879
Lieu d'édition
Milano
Auteur
Morselli Enrico
Éditeurs
Fratelli Dumolard
Thème
@scienze

Description

8°, br.edit. (legatura lenta, dorso riparato), pp.XVI-512, 4 tavole a colori ripiegate. Enrico Morselli (1852-1929), psichiatra modenese, dopo la prima esperienza a Reggio Emilia, si trasferì a Firenze. Qui fece il perito per il tribunale per un processo famoso, quello di Carlino Grandi, per l'uccisione di 4 bambini. Nonostante tre psichiatri avessero giudicato l'imputato infermo di mente, il Grandi fu condannato a 20 anni di carcere, causando l’accesa reazione di Morselli che avrebbe voluto che venisse accolta quella che oggi si definirebbe infermità mentale. Nel 1877 si trasferì a Macerata come Direttore Medico Amministrativo del Manicomio. Con una intuizione felice, anticipando, in un certo senso, Franco Basaglia di un secolo, Morselli concesse a gruppi di malati di uscire dal manicomio e di frequentare luoghi e locali pubblici. Fu un pioniere nell'uso del lavoro come strumento di terapia e reinserimento. Nel tempo sviluppò ulteriormente le sue idee sulla necessità di un approccio amorevole da parte del personale nei confronti dei pazienti come parte della terapia. Oggi possono apparire indicazioni scontate ma un secolo fa erano idee assolutamente rivoluzionarie ("Siamo per i nostri malati i fratelli e gli amici premurosi che la vita ha loro negato. Essi devono sentire in voi la fiamma d'amore, non il freddo distacco del custode, o, peggio, dell'aguzzino"). Il Morselli si interessò anche ai fenomeni medianici e alla psicoanalisi a cui dedicò un ampio saggio divulgativo, anticipando anche il testo di Edoardo Weiss. Il presente importante saggio sul suicidio scritto nel 1879, gli valse la cattedra di Psichiatria comparata all'Università di Pavia e fu presto tradotto in inglese. Morselli portò una notevole mole di dati statistici combinando l’osservazione sperimentale di aspetti clinici con stati psicologici e culturali. Accogliendo le recenti teorie evoluzionistiche, vide nel suicidio un segno di debolezza e di rinuncia alla lotta per la sopravvivenza e propose una terapia pedagogica volta al rafforzamento del carattere. L'opera fu studiata e ampiamente criticata con approccio sociologico da Emile Durkheim nel suo omonimo saggio sul suicidio (cfr. Storia della Medicina Fabbri, Diz. Biografico Treccani)
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