PERIODICOEdizione originale stampata in proprio.Rarissima collezione composta dai numeri 5, 6, 7, 8, 12, 14, 15 e 16 in complessive condizioni più che buone quando non ottime.La più importante rivista psichedelica italiana, ideata e realizzata dall’allora quindicenne Matteo Guarnaccia dopo aver letto, sui muri del “Paradiso” - leggendaria chiesa sconsacrata di Amsterdam convertita nel 1968 in luogo di ritrovo simbolo della controcultura hippie – la scritta “Insekten Sekte”, ovvero “la setta degli insetti”. Già straordinariamente visionario, il giovanissimo Guarnaccia cominciò così a creare – come avrebbe ricordato in un’intervista pubblicata sul «Mucchio Selvaggio» nel 2003 - “multipli d’arte nomade” «che disegnavo e stampavo ovunque mi trovassi e che veniva disseminata lungo la hippie trail, da Londra a Kathmandù». Prima singole tavole e poi storie a fumetti, attraverso l’incontro con il disegnatore Valerio Diotto e la collaborazione di Renata Molho e di Gary Stafford, «Insekten Sekte» divenne una vera e propria pubblicazione, benché nomadica rimase la sua periodicità, con uscite irregolari tra il 1969 e il 1975 per un totale di 17 numeri. E nomadica e artigianale rimase anche la sua stampa, con i fogli di diverse dimensioni disegnati a china e rapidograph prima di essere eliografati. Scrisse a questo proposito Guarnaccia: «La creazione di ogni numero era una celebrazione di amore e di amicizia, il foglio lucido poggiato sulle superfici più improbabili: tavolino di bar o assi da cantiere, scatoloni o mobilio di recupero. Assieme a me c'erano sempre altre penne ad aggiungere saluti, storie, pennellate e ditate di bambini, macchie inspiegabili e moscerini kamikaze. Renata, Valerio, Piripacchio, Erik, Enzo, Luciano, Caterina e tutti gli altri di cui non ricordo i nomi […]. Dal '70 al '75 sono usciti 17 numeri, dal piccolo n. 1 (32x37 cm) al mostruoso n. 17 (35x 170 cm) che sono stati realizzati tra Milano, Montedomenico (Ge), Roma, le Alpi austriache, Kabul, Katmandu, Amsterdam e Goa. La tiratura non è assolutamente quantificabile, dato che ogni numero è stato soggetto a moltiplicazione incontrollata; chi voleva prendeva il lucido, lo duplicava a sua volta e ne stampava quanti voleva, dalle dieci alle mille copie (il n. 5 e il n.7 sono stati i best sellers inarrivabili). È bene far presente che la riproduzione eliografica, a parte il raccapricciante odore di ammoniaca, per la sua resa ed economicità (in quei tempi) è stata scelta da altri artisti per diffondere il loro lavoro, nonostante l'effetto collaterale poco gradito dovuto alla scomparsa della stampa se esposta alla luce del sole (Cfr. P. Ciani (a cura di), «Fanza Italia: l’editoria italiana autoprodotta», Arcinova, 1992)». Una cura eccezionale, dunque, nonostante la produzione volutamente povera e itinerante di questa storica e ormai introvabile rivista, per restituire – attraverso un caotico labirinto di personaggi umani, animali, fiori – il mondo hippie e le sue comunità fatte di amore libero, aggregazione non gerarchizzata, sesso e droga, deridendo al tempo stesso la società tradizionale e borghese. Ma eccezionale fu anche la cura grafica di questi fogli ripiegati - con formato variabile dalle piccole dimensioni al poster murale – in cui il tratto di Guarnaccia intreccia motivi primitivi con la meravigliosa ricchezza delle opere di Bosch, dallo stesso artista milanese definito “maestro di visioni”. Ascendenza che «si ibridano poi, nei suoi fumetti, con immagini che ricordano la pop art, i fumetti di fantascienza, i cartoni animati e gli stessi comix d’oltreoceano, quelli di Robert Crumb, Gilbert Shelton o Steve Clay Wilson […], ma anche dei fumetti e delle illustrazioni della rivista inglese OZ, vero e proprio organo internazionale di diffusione della psichedelia (G. Lo Monaco, «”Controfumetto” in Italia negli anni Sessanta e Settanta», in «Lea», 8, pp. 403).
Edizione: edizione originale stampata in proprio.