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Livres anciens et modernes

Calasso Roberto

La folie Baudelaire

Biblioteca Adelphi - Milano, 2008

25,00 €

Libri et Alia Libreria

(Udine, Italie)

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Détails

Année
2008
Auteur
Calasso Roberto
Éditeurs
Biblioteca Adelphi - Milano
Format
22x14cm
Thème
Saggistica

Description

Quarta edizione biblioteca Adelphi 531. Baudelaire scrisse che la sua «primitiva passione» era «il culto delle immagini» – e dedicò la sua vita a esserne inventore e interprete. Questo libro, che ha al suo centro Baudelaire, anzi un suo sogno, si dirama in una rete di immagini a lui connesse. Innanzitutto quelle dei pittori di cui fu contemporaneo, Ingres e Delacroix, o che seguirono la traccia indicata nel Pittore della vita moderna : Manet e Degas. Ma anche quelle che la vita di Parigi evocava negli stessi anni, quando la città era «la capitale del secolo diciannovesimo». Se il rapporto con le immagini è intessuto in ogni zona del libro e nella sua idea, questa edizione si propone di lasciarle affiorare, in modo che ciascuna corrisponda con precisione a un dettaglio del testo. Non mancheranno le sorprese e gli sbalzi. Così, poiché il regno delle immagini è per essenza cosmopolitico e sincronico, qui si troveranno accostati un collage di Max Ernst, una maschera di epoca Shang rinvenuta nel corso di scavi recenti in Cina, inquietanti disegni del settecentesco Jean-Jacques Lequeu, figurini di anonimi illustratori di moda o il nudo acquerellato su pochi centimetri di avorio da una dama del Massachussetts all’inizio dell’Ottocento, Sarah Goodridge. Nel momento in cui appare la fotografia – e il mondo si apprestava a riprodursi indefinite volte più del consueto –, già era pronta ad accoglierla una concupiscentia oculorum in cui alcuni esseri si riconoscevano con la complicità immediata dei perversi. «Questo peccato è il nostro peccato . Mai occhio fu più avido del nostro» precisò Gautier. E la voce di Baudelaire si confondeva con la sua: «giovanissimi, i miei occhi colmi di immagini dipinte o incise non avevano mai potuto saziarsi, e credo che i mondi potrebbero finire, impavidum ferient, prima che io diventi iconoclasta». Invece si era formata una piccola tribù di iconolatri. Che esploravano i meandri delle grandi città, immergendosi nelle «delizie del caos e dell’immensità», traboccanti di simulacri. L’avidità degli occhi, nutrita dagli innumerevoli oggetti d’arte setacciati e scrutati, fu uno stimolo potente per la prosa di Baudelaire. Addestrava la sua penna a «lottare contro le rappresentazioni plastiche». Ed era una hypnerotomachia, una «lotta d’amore in sogno», più che una guerra. Baudelaire non si appassionava a inventare dal nulla. Sempre aveva bisogno di elaborare un materiale preesistente, un qualche fantasma intravisto in una galleria o in un libro o per la strada, come se la scrittura fosse innanzitutto un’opera di trasposizione da un registro all’altro delle forme. Così sono nate alcune delle sue frasi perfette, che si lasciano contemplare a lungo, e lasciano dimenticare presto che potevano anche essere la descrizione di un acquerello: «La carrozza porta via al gran trotto, in un viale zebrato d’ombra e di luce, le bellezze adagiate come in una navicella, indolenti, mentre ascoltano vagamente le galanterie che cadono nel loro orecchio e si abbandonano con pigrizia al vento della passeggiata». Ben poco potrà cogliere di Baudelaire chi non partecipi in qualche misura alla sua unica devozione, che è rivolta alle immagini. Se una sua confessione va intesa alla lettera, e in tutte le sue conseguenze, è quella che si dichiara in una frase di Mon coeur mis à nu: «Glorificare il culto delle immagini (la mia grande, la mia unica, la mia primitiva passione)». Sesto pannello di un'opera in corso dove tutte le parti elaborano materie molto diverse tra di loro, qui con 52 immagini. Brossura con sovraccoperta illustrata. Pp. 425. Pari al nuovo.
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