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Livres anciens et modernes

Giovanni Battista Marinoni

La sferza de bruti e delle cose insensate. Discorso legale del Marinoni Humorista Affidato, Lettor Primario di Parma

Giovanni Andrea Magri, 1636

2500,00 €

Coenobium Libreria

(Asti, Italie)
Fermé jusqu'au 7 août 2025.

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1636
Lieu d'édition
Pavia
Auteur
Giovanni Battista Marinoni
Éditeurs
Giovanni Andrea Magri
Thème
simple, legge, diritto, teologia

Description

In 8 (cm 20 x 25), pp. (10) + 19 + (1) con 1 tavola in rame fuori testo e frontespizio architettonico incisi da "F. Blancus Mediolani" ovvero Giovanni Paolo Bianchi, 1 tavola con testo ripiegata. Legatura in piena pergamena coeva con cornice tipografica oro ai piatti e fleuron centrali. Testo riquadrato da cornice in doppia filettatura. Edizione originale, rara, di questo libro curioso del giurista Giovanni Battista Marinoni, lettore dell'Universita' di Pavia, in cui, sotto forma di dialogo di natura legale e morale tra due personaggi, l'Irato e il Maturo, si discetta dell'uso di punire gli animali per i loro crimini partendo dall'episodio della difesa del Campidoglio. Poiche' i cani non osservarono il loro compito - demandandolo alle oche - furono "appesi a forche di sambuco". Secondo l'Irato, il comportamento dei Romani fu ridicolo poiche' i cani non sono dotati di ragione e quindi e' insensato che siano soggetti a pena. Il Maturo procede allora con una serie di esempi in cui l'animale e' equiparato all'uomo citando ad esempio le Sacre Scritture, in cui si intima il digiuno sia alle bestie che agli uomini, oppure Plinio che riferisce di Antonio che in Africa appese alcuni leoni affinche' la punizione fosse d'esempio agli uomini aggiungendo che "l'uguaglianza e' propria dei giudizij, e se si castigano gli uomini, che uccidono le bestie, perche' non si hanno a castigar le bestie che uccidono gli uomini?". Anche Platone scrisse del "castigar le cose insensate" nelle Leggi, seguono quindi esempi di oggetti "puniti": ad Atene furono cacciati una trave e un sasso che, cadendo dall'alto, avevano ucciso un uomo; Dio nella Bibbia maledice le mura di Gerico che, subito dopo, cadono; in S. Matteo e' maledetto un fico che produce inutili fronde e, subito dopo la maledizione, il fico secca. Non furono quindi pazzi i Romani a punire i cani poiche' "il castigamento non si da' per il delitto, ma per l'esempio". Tutte queste punizioni diventano quindi exempla, ma anche simboli: il castigo del figo simboleggia il castigo degli uomini che  disgiungono le opere dalla fede, gli animali, che digiunano nel Vecchio Testamento, insegnano il digiuno agli uomini. L'anima delle bestie e' un tema che trova dei precedenti nel dibattito di giuristi e teologi. Nel XVI secolo, numerosi sono i giuristi che, per ragioni diverse, ritengono che occorra punire gli animali colpevoli di omicidio o di infanticidio. Molti pensano che si tratti di un'occasione per mostrare che la giustizia e' esemplare e che riguarda tutti. Cosi' Jean Duret, autore nel 1572 di 'Traite' des peines et amendes', o Pierre Ayrault, autore di 'Ordre, formalite' et instruction judiciaires' (1575), testo che rimarra' una sorta di bibbia per i giuristi francesi del XVII secolo. Gli animali, argomenta, probabilmente non sono dotati di ragione e non possono dunque comprendere cio' che gli si rimprovera. Ma scopo principale della giustizia e' l'esempio. Sara' poi Tommaso d'Aquino ad affermare che gli animali non possiedono un principio pensante ed un principio spirituale come gli uomini. Cfr. M. Pastoureau, "Medioevo simbolico", 2019. Edizioni pavesi del Seicento, 1631-1700, vol. 2, 2003, p. 89.
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