LIBROPrima edizione, emissione pergamena floscia.Splendido insieme in eccellente conservazione, compresi i nastri in tela verde di chiusura; ciascun volume conservato in astuccio protettivo in carta maculata con profili in pelle.Insieme tre volumi delle «Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi», immenso progetto culmine del D’Annunzio poeta a cui l’autore andava lavorando dalla fine dell’Ottocento, con l’obiettivo di pubblicare sette «libri» — uno per ciascuna delle «sette sorelle» della mitologia greca, le Pleiadi (Maia, Elettra, Alcione, Merope, Asterope, Celeno e Taigete) — da raccogliersi in tre volumi, tutti nel lussurioso formato dell’ottavo grande, con legatura in pergamena molle decorata in oro e interni finemente cesellati su carta di gran pregio con barbe, seguendo il modello preraffaellita del «Revival of Printing» lanciato dalla Kelmscott Press di William Morris. Nulla, nella confezione tipografica delle «Laudi», è lasciato al caso: dalla scelta del carattere, precisamente disegnato sul «Golden Type» di Morris, all’impaginazione centrata con titoli e numerazione impressa a margine in inchiostro rosso, per finire con la ricca decorazione delle parti paratestuali, il cui ornamento si deve al pittore romano Giuseppe Cellini (1855-1940), uno dei massimi esponenti dello “stile ornato” tipico dell’editoria romana di fine secolo, membro del cenacolo «In arte libertas». -- Rispetto al progetto originale, la composizione dell’opera subì consistenti modifiche in corso di lavorazione. Se fino al marzo dello stesso 1903 era previsto un volume unico con i primi tre libri, la crescita esponenziale del poema «Laus vitae», terminato tra marzo e metà aprile, costrinse autore ed editore a pubblicare un primo volume con il solo «libro primo: Maia», corrispondente alla «Laus vitae», pronto alla vendita l’11 maggio 1903. In copertina campeggia, impresso in oro, un elaborato intreccio rampicante con lussureggianti fiori, sul cui fusto ben s’innesta la presenza fisica dei lacci di chiusura in robusta tela verde. Anche il secondo volume — contenente «Elettra» (libro secondo) e «Alcione» (libro terzo; solo successivamente verrà preferita la grafia «Alcyone») e dato per già pronto dal poeta nelle lettere di marzo a Giuseppe Treves — subirà un consistente ritardo dovuto a ragioni compositive e verrà terminato solo alla fine dell’anno, pubblicato con la data del 1904 impressa in caratteri romani rossi sull’ultima pagina delle oltre quattrocentotrenta che lo compongono. Sulla copertina, questa volta, il disegno di una galea veneta di prua a vela spiegata, affiancata dal motto «velis remisque». -- Che i due volumi delle Laudi impressi da Treves nel 1903 formino un tutt’uno quasi indivisibile — nonostante la necessità tipografica di dividerli, e quella editoriale di datare il secondo all’anno successivo, nonostante fosse già in commercio e acquistato nel dicembre 1903 — lo confermano le parole del poeta in una lettera a Giuseppe Treves di quel marzo 1903 durante il quale andava maturando l’evidenza di un’articolazione in due libri: «[…] il libro — poeticamente e tipograficamente — fu concepito come un tutto completo e quindi lo smembramento gli toglie qualche parte della sua virtù originaria» (G. d’Annunzio, Lettere ai Treves, a cura di G. Oliva, 1999, p. 600–1). Entrambe le edizioni vennero poste in vendita in due emissioni, una “di lusso” rilegata in vera pergamena molle, posta in vendita a 14 lire per volume, e una rilegata in cartoncino color tabacco chiaro a effetto pergamenaceo posta in vendita a 8 lire per il primo volume e 10 lire per il secondo. -- «Il primo libro, “Maia”, che contiene le laudi del mare, trasforma la crociera in Grecia dell’autore [1895] nella rivisitazione di un’Ellade antica e sempiterna, in cui si staglia la figura eroica dell’Ulisside, l’emulo dell’ardimentoso eroe vinto solo dal fato. Il secondo libro, “Elettra”, tesse le lodi degli eroi dell’azione, del pensiero e dell’arte: da Garibaldi a Nietzsche, da Verdi a Leonardo. Le lodi della terra e del cielo sono affidate invece ad “Alcione” (poi riedito con la grafia “Alcyone”), vertice poetico dell’intero ciclo: il libro narra la parabola di un’estate in Versilia in cui si inscrivono le lodi di una natura panicamente (o paganamente) percepita, fino a una metamorfosi panteistica dell’uomo nel paesaggio e nel mito: dalle suggestioni simbolistiche della “Sera fiesolana” all’inebriante metamorfosi della “Pioggia nel pineto”, dall’epifania mitica della ninfa “Versilia” ai nostalgici accenti dei “Sogni di terre lontane”» (Piero Gibellini, L’arcangelo senza aureola, Brescia 2008, p. 23). -- Terminato lo sforzo compositivo del 1903, il progetto delle «Laudi» fu accantonato. I primi due libri furono costantemente ristampati dal Treves in numerose e varie edizioni, anche autonome, per tutti gli anni dieci del Novecento. Nel 1912 apparve il «libro quarto: Merope», contenente «Le canzoni delle gesta d’oltremare», celebrative della guerra in Libia, mentre solo dopo la morte del poeta i «Canti della guerra latina», dedicati alla Prima guerra mondiale e raccolti in volume entro l’edizione dell’opera omnia di D’Annuzio nel 1933, furono ricondotti al ciclo delle «Laudi» come «libro quinto: Asterope» (edizione a cura di Ezio Palmieri, Bologna 1948). Ma, come ha chiosato Piero Gibellini a significare con un’efficace battuta la caduta qualitativa tra le «Laudi» del 1903 e i canti successivi, «se i primi tre libri alternavano i flauti e le trombe, gli ultimi due appaiono un monotono rullo di tamburo» (ibidem).Bibl.: De Medici, Bibliografia di Gabriele d’Annunzio (1929), nn. 51 e 55; Guabello, Raccolta dannunziana (1958), nn. 158 e 161; Vecchioni, Bibliografia critica di Gabriele d’Annunzio (1970), nn. 28–29; D’Annunzio, Alcyone: edizione critica a c. di P. Gibellini, 1988; D’Annunzio, Maia: edizione critica a c. di C. Montagnani, 2006