LIBROPrima edizione.Esemplare molto buono (qualche menda alla brossura, con mancanze a testa e piede del dorso), all’interno freschissimo e ancora intonso.Raccolta d’esordio dell’autore milanese, raccoglie le liriche apparse sul «Pungolo» tra l’ottobre del 1875 (la prima fu «Le demolizioni») e il 1877. L’opera è dedicata all’amico scapigliato Antonio Ghislanzoni, destinatario del componimento proemiale: «Fontana inaugura così un modulo discorsivo ampiamente sfruttato nella raccolta, in cui è solito apostrofare il dedicatario per discuterne le opinioni o cercarne la solidarietà, esibendo intanto al lettore legami personali e coordinate culturali di riferimento» (Novelli, La “solenne promessa”, p. 92). È in questo modo che sfilano tra le pagine della raccolta i nomi dei più importanti scrittori del tempo, da Giuseppe Giacosa ad Angelo Sommaruga, da Felice Cameroni a Emilio Praga. -- Nonostante il grande successo ottenuto dalle poesie dopo la pubblicazione in rivista, la raccolta in volume fu solo timidamente apprezzata dalla critica del tempo. La contraddizione non sfuggì a Luigi Capuana, che il 24 luglio 1877 vergò un durissimo articolo sul «Corriere della Sera», in polemica con i critici: «Di tanto in tanto, in occasioni benissimo scelte, [Fontana] manda fuori ora questo ora quell’altro dei suoi canti, e il pubblico applaude sempre, e i giornali ne levano a cielo l’ingegno e ne fanno conoscere il nome oltre le Provincie lombarde. Un bel giorno al fortunato poeta vien l’idea di riunire in un mazzo quei fiori del giardino delle Muse da lui còlti uno alla volta. [.] All’apparire del volume, i giornali si mostrano inesplicabilmente ammutoliti. Quel pubblico, che in politica e in letteratura compra le sue opinioni belle e fatte, s’adombra del silenzio e tien broncio al poeta. Qualcuno dà un’occhiata e tira via.[.] Siamo al solito caso: nessuna misura nella lode e nel biasimo; l’opera d’arte giudicata non come semplice opera d’arte, ma a seconda di canoni che spesso non hanno nulla da vedere coll’arte; l’individuo accarezzato a traverso l’artista, l’artista biasimato col pretesto dell’individuo!» (cit. da Novelli, La “solenne promessa”, p. 89). -- Al freddo giudizio sulla raccolta contribuì, lo ricorda anche Capuana nel suo articolo, la convinta adesione di Fontana al socialismo, esplicitata in una lettera a Enrico Bignami, apparsa su «La Plebe» il 10 settembre 1876 (e inclusa anche in Poesie e novelle in versi, p. 223). -- Sopra al coro dei critici ostili si levò la voce solitaria e discordante di Felice Cameroni, che comprese il valore delle liriche dell’amico, avvicinandole al più illustre degli scapigliati: «Fontana può vantarsi, sin d’ora, il successore di Emilio Praga» (recensione a Poesie e novelle in versi, in «il Sole», 23 maggio 1877).Mauro Novelli, «La "solenne promessa" di Ferdinando Fontana», Versants 57:2, fascicolo italiano, 2010,pp.89-103Luigi Capuana, «Due poeti. Ferdinando Fontana - Lorenzo Stecchetti», Corriere della Sera, 24-25 luglio 1877; poi in Id., Studi sulla letteratura contemporanea, Milano,Brigola, 1879, pp. 158-174:158-159.Pessimista [Felice Cameroni], ree. a Poesie e novelle in versi, il Sole, 23 maggio 1877 (di qui la cit. in epigrafe). Sempre sul Sole, il 25 marzo 1877 Cameroni aveva segnalato la prossima pubblicazione della raccolta di Fontana nei seguenti termini: «Genere Musset-Murger-Praga; scapigliatura e materialismo; temerità di concetti e di forma; poesia soggettiva, antirettorica, vivamente sentita»