LIBROPrima edizione, con norma «B.A.T.».Bellissima raccolta delle nove “dispense” su cui vennero pubblicate le «Rime» di Petrarca commentate da Leopardi, tutte in brossura originale: rarissimo a trovarsi così. Provenienza prestigiosa: come testimoniano gli ex libris applicati al piatto superiore di ogni volume e i timbri in copertina e alla prima pagina, l’esemplare apparteneva al professor Agostino Berenini: (Parma 1858 - Roma 1939); “penalista e professore di diritto e procedura penale nell'università di Parma, autore di studî giuridici, fu eletto nel 1892 deputato come rappresentante del partito socialista italiano, dal quale in seguito si staccò per dar vita con altri al partito socialista riformista. Ministro della Pubblica istruzione nel gabinetto Orlando (1917-19), fu senatore dal 1921» (Treccani, s.v.). -- Ottimi esemplari a pieni margini, freschissimi all’interno. Le brossure presentano, come normale data la loro fragilità, alcune notevoli mancanze al dorso, reintegrate professionalmente con carta a tono; tracce di colla. L’esemplare, provvisto della norma «B.A.T. XXIX-XXXVII» alle p. 13, 109, 217, 325, 433, 541, 649, 757, 865 e dell’«Avviso degli editori» alle p. 971-2, è completo dell’occhietto con l’indicazione del titolo della collana «Biblioteca amena ed istruttiva per le donne gentili. Volumetto XXIX» dei due frontespizi.Quando l’editore Antonio Stella propose a Leopardi di pubblicare un commento alle «Rime» del Petrarca, il poeta accettò di buon grado. Il lavoro iniziò nel settembre del 1825 e terminò nel giugno del 1826: poco meno di un anno, dunque, a cui vanno sottratti cinque mesi dedicati ad altre faccende, tra cui la traduzione del «Manuale di Epitteto» e la promozione delle «Operette morali». Il poeta, terminati i lavori, poté comunque compiacersi con l’editore dimostrando la sua soddisfazione per l’opera svolta: «Mi lusingo che ella potrà notare che l’Interpretazione non è meno diligente e minuta nel fine che nel principio». Il testo adottato da Leopardi segue in tutto e per tutto, ad eccezione della punteggiatura, l’edizione delle «Rime» approntata da Antonio Marsand nel 1822 e uscita a Firenze per Molini, fondata a sua volta sulle tre stampe del «Canzoniere» ritenute più autorevoli: Molini, né tanto meno Leopardi, conoscevano in quanto tale l’autografo conservato presso la Biblioteca Vaticana, il celebre Vat. Lat. 3195. L’opera fu ospitata nella collana divulgativa e destinata al pubblico femminile «Biblioteca amena e istruttiva per le donne gentili»: non poche furono le lamentele dei lettori di Leopardi, che arrivò a chiedere all’editore di rimuovere l’indicazione del nome della collana. E tuttavia, la collocazione poco prestigiosa non impedì all’«Interpretazione» di riscuotere un grande successo: la diffusione fu immediata, le ristampe non autorizzate numerosissime, al punto che se ne realizzarono almeno una ventina nei primi cinquant’anni (cfr. Dante Bianchi, «Giacomo Leopardi commentatore del Canzoniere», in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», LXIII (1914), pp. 321-339).Cfr Bianchi, Giacomo Leopardi commentatore del Canzoniere (GSLI 63, 1914) ; Mazzatinti e Menghini, Bibliografia leopardia, n. 658 ; Catalogo del fondo leopardiano, n. 87 ; Crivelli, Leopardi commentatore di Petrarca (PhiN 1, 1998)