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Livres anciens et modernes

Soffici, Ardengo

Scritto autografo in ricordo di Attilio Vallecchi

3800,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italie)

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Détails

Auteur
Soffici, Ardengo
Pages
10 carte scritte al recto.
Format
290 x 230 mm,
Description
fogli sciolti,

Description

AUTOGRAFO Documento autografo. Carte ben conservate. Prezioso manoscritto composto da 10 carte in formato 290 x 230 mm vergate a inchiostro nero al recto da Soffici in ricordo di Attilio Vallecchi e della moglie Pia Sacchi. Dedicato ai figli di questi ultimi Enrico e Piero «in memoria del Babbo e della Mamma», le pagine (firmate in calce) ripercorrono l’origine del suo rapporto con il grande editore fiorentino, ricostruendo al tempo stesso fin dalle righe iniziali la storia di avventure artistico-letterarie straordinarie:«Papini aveva già pubblicato fra l’altro, e con successo, il «Crepuscolo dei Filosofi», il «Pilotar Vieco», «Un uomo finito»; io l’«Ignoto Toscano», il «Caso Rosso», «Arthur Rimbaud», il «Lemmonio Boreo»; entrambi avevamo per la nostra parte contribuito ad allargare sull’Europa l’orizzonte della cultura italiana quali collaboratori della «Voce» di Prezzolini, quando ci venne in testa di dar vita ad una rivista che meglio che la stessa «Voce» ci permettesse di dare sfogo ai nostri spiriti polemici, ai nostri impeti di lirismo, alla nostra brama di libertà totale, e magari di anarchia intellettuale ed estetica. Papini mi scrisse al Poggio che uno stampatorello sconosciuto, proprietario di una tipografia da un soldo si era offerto per stampare a sue spese per un anno la rivista da noi vagheggiata e che, se accettavo il partito andassi subito a Firenze. Fu così che un mattino d’inverno, in uno sgabuzzino sotto l’androne di quella tipografia di via Nazionale c’incontrammo con Attilio Vallecchi, iniziando quei nostri rapporti che son durati sempre più intimi finch’egli ha vissuto. In quel primo colloquio noi presentammo a Vallecchi un’idea, egli l’afferrò, l’accettò; e fu quello l’inizio della sua fortuna non soltanto di editore ma di uomo rappresentativo e creatore di valori nel campo che da quel momento fu suo. -- «Lacerba» rappresentò un successo che credo senza precedenti in Italia; una schiera valorosa di giovani poeti e artisti d’avanguardia costituì il primo nucleo di autori per la stamperia vallecchiana; l’eredità di quelli, di maggior conseguenza e fama, che la Voce, trasferitasi dopo la guerra a Roma, si lasciò dietro, venne a costituire il grosso dando vita alla Casa editrice; intorno alla quale col tempo si può dire si raccogliesse, come ognun sa, grandissima parte del meglio in fatto di scrittori, poeti ed artisti che il nostro paese avesse negli ultimi trent’anni. Ma questa è storia. Né io voglio qui fare, e nemmeno schizzare, la storia della Casa editrice Vallecchi, la quale storia potrebbe rassomigliare per avventura a quella di altre, sorte anch’esse dall’incontro di un uomo di intuito e di coraggio, e di un gruppo o di una scuola di buoni scrittori. Quello che invece voglio notare e ricordare e la particolarità della figura d’editore che Vallecchi incarnava e che facevan di lui un essere addirittura a parte». Ed è precisamente negli affondi più privati, tesi a sottolineare l’unicità di Vallecchi, che lo scritto si fa ancora più significativo. Dopo aver ricordato quanto grandi fossero la fede e la passione che lo animavano in ogni sua impresa, Soffici non trascura di ricordare in egual modo gli ultimi difficili anni dell’editore, prima della morte avvenuta il 18 febbraio 1946. Provato dalla guerra – con i suoi stabilimenti distrutti sotto i bombardamenti di Firenze dell’aprile 1943 – e inviso in egual misura ai repubblichini e alle forze antifasciste per i suoi precedenti legami con il regime, Vallecchi affrontò un finale doloroso, così ricordato da Soffici: «L’avvilimento e l’orrore che lo penetrarono quando di tanta bellezza, grandezza e speranza non si vide un giorno dinanzi che le ruine e il fango. Fu allora che la scelleratezza del tempo e degli uomini lo vinsero e lo abbatterono. Il suo cuore che aveva battuto all’unisono con quello della Nazione non ne poté più e tacque per sempre. Tra le macerie di tutto quello ch’egli aveva e amato e creduto. Vallecchi sparì dolorosamente».

Edizione: documento autografo.
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