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Périodiques

Margherita Giorgio,CON AGHI DI PUPILLE.LIRICHE,Bari 1977[poesia,ill.Franco Nuzzi

19,90 €

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Description





Margherita Giorgio,
CON AGHI DI PUPILLE
(LIRICHE).
Illustrazioni di Franco Nuzzi.
Centro Italiano di Cultura «Pensiero ed Arte» Bari /
stampa Arti Grafiche Ragusa, Bari 1977,
edizione fuori commercio,
brossura, 24x17 cm., pp.78,
con illustrazioni in bianco e nero,
con una DEDICA AUTOGRAFA dell'Autrice
alla prima pagina bianca,
peso: g.180

CONDIZIONI DEL LIBRO: ottime,
imperfezioni alla copertina




Indice
5 La squisita liricità in Margherita Giorgio
13 L'idea
14 Inverno
15 La radice
17 Conoscersi
18 L'abisso
20 La neve
21 Malati di morte
22 Parabole
23 Cerco la pace
25 La maschera
26 Momento unico
27 Gennaio
28 Un altro tempo
29 Il mio nome nella nebbia
30 Piccole cose
31 Come la mia ombra
32 Io non conobbi addii
33 L'immutabile
34 Febbraio
35 Non guardarmi, miseria
37 I giovani
38 Le nàiadi si sono addormentate
40 Amaro risveglio
41 Diapositiva
42 Da che nasce l'amore
43 Ma quando...
44 Rimpianto
46 Gli alberi
47 Nell'ala della rondine
48 Striscia di terra, io ti rincorro
49 La sorgente
50 Il mare
52 Solo il faro
53 Un mondo di formiche
54 Breve tempesta
55 L'ultima ora
56 Davanti a te
58 Pensieri
59 Ombre e luci
60 E non sa
61 Un attimo solo di gioia
62 Grigio giorno d'autunno
63 Novembre
64 A mia madre
65 Non muore la luce al tramonto
67 Ora potrei
68 Per esempio...
69 L'irripetibile
70 Gli opposti
72 Basterà
73 Entra, sole
74 Congedarsi
75 Sembra ieri ed è già oggi...



LA SQUISITA LIRICITÀ DI MARGHERITA GIORGIO
di Gino Spinelli de' Santelena

Il concetto di libera espressione, che scaturisce dalla
seconda raccolta di liriche di Margherita Giorgio, si ri-
vela nel valore personale della sua psicologia nonché nel
suo significato morale di poetessa « nata a miracol mo-
strare », con questi canti intessuti di fede e di amore.
Fede nella sempiterna gloria dello spirito, amore per
l'umanità e per tutte le creature della natura, come il
filo d'erba o il volo della libellula, il sorgere dell'aurora
o il tramontare del sole, per le cose infinitamente grandi
come l'universo e la bontà di Dio, o per le piccole come
la scia luminosa della lucciola o il notturno canto del
grillo.

È nell'ordine di questi equilibri che Margherita Gior-
gio sorregge tutta la sua poesia la quale — maturata
nella mente e nel cuore — l'offre a quanti cercano, alle
vive fonti della sua idealità, un attimo di quiete, un
istante di beatitudine, un soffio di serenità, in mezzo al
travaglio della vita divenuta ormai un incubo quotidiano,
per le continue lotte che travagliano l'umanità.
In questa civiltà delle macchine e dei voli interplane-
tari, tra il dinamismo meccanicistico che ha sopraffatto
ogni senso di spiritualità, la voce di Margherita Giorgio,
pur nella sua umiltà e nella sua cristallina purezza, rie-
sce a scuotere le fibre più profonde della nostra sensi-
bilità, per farci accostare con senso di serenità alla sua
poesia. Poesia che è lenimento alle nostre continue vicis-
situdini ed alle incalzanti necessità di una vita incrinata
da sopraffazioni e violenze, delitti, rapine, misconosci-
mento di ogni concetto di giustizia e di libertà.

« ...Siamo l'ansia della giustizia / della pace / la sete
del coraggio / della verità / la musica la preghiera la poe-
sia; / siamo l'impalpabile / l'invisibile / che non è mai
nato / perchè non è mai morto / che non muore, non
può morire ».
Ma in quest'epoca burrascosa, però, grazie a Dio, vi
sono ancora esseri che riescono a trovare momenti di
quiete per rimanere soli con se stessi, onde raccogliere
dal profondo del proprio « io », quelle voci meravigliose
che ivi si annidano: voci che si trasformano in note mu-
sicali e si diffondono dolcemente nell'aria, dando forza e
consistenza ritmica alla poesia, della quale il nostro spi-
rito sente di averne assoluto bisogno.

Una poesia, questa della Giorgio, concretizzata in im-
magini colorite, rivestite di quella umanità « che alla luce
delle necessarie transvalutazioni », vibra degli stessi sen-
timenti della poetessa, presa dall'amarezza « di un'incol-
mabile solitudine », causata da un inesorabile destino.
« Mi imprigionano cose / che soddisfano la mia ansia
di pace; / le loro facce discrete evocano / dolci penom-
bre. / L'inverno nasconde / nei suoi scialli di neve /
scintille malate di sole. / Celebra il mito della terra che
dorme ».

Il mito della terra, in letargo nell'inverno, in prima-
vera esplode in una gamma di colori e di sole, in uno
scintillio di luci, nel profumo dei fiori e nel canto dei
mille e mille uccelli che solcano il cielo coi loro arditi
voli.
Il mito della terra, nel sogno panteistico dei poeti,
fa dire a Margherita Giorgio:
« La mia terra è bella, così bruna / odorosa di zolla
rimossa / al mio passo risponde / molle di nuovi umori /
al mio sguardo si estende / languida di sole, / così rossa
di mosto, così gialla / di spiga, così verde di oliva / la
mia terra è viva... ».
[...]





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