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Périodiques

Palmiro,POESIE DALLA LATITANZA,CTA Trasporti 1982[terrorismo,giustizia,satira

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Palmiro,
POESIE DALLA LATITANZA,
Edizioni C.T.A. Trasporti, Milano 1982,
brossura, spillato, 21x15 cm., pp.28 (non numerate),
con un testo introduttivo di Giovanni Giovannelli,
peso: g.80

CONDIZIONI DELL'OPUSCOLO: buone,
imperfezioni e macchie alla copertina





dal testo introduttivo:

[...]
Il titolo di questa raccolta di versi vuol essere un omag-
gio ed allo scrittore e ad un metodo. Palmiro è stato colpito
da mandato di carcerazione perché accusato di una serie
incredibile di reati e solo la fortuna gli ha evitato una lunga
detenzione preventiva. Ha subito sostenuto l'inconsistenza
totale delle accuse, ha provveduto alla stampa di una "Let-
tera" caratterizzata da pesanti ironie, ha gridato che l'istrut-
toria medioevalmente segreta serviva solo ad irrogare una
pena ingiusta senza appello e senza processo.

Non ha chiesto pietà, non si è pentito o dissociato. In
questi mesi non è successo nulla che contribuisse ad aggra-
vare o diminuire le pretese responsabilità. Il governo fran-
cese ha concesso al giovane il permesso di vivere e lavorare in
Parigi: così è stato ed ancor oggi è, senza cedimenti e sempre
mantenendo vivo l'impegno politico. Da sè stesso ha preso
invece le distanze proprio il magistrato inquirente, quel dot-
tor Forno cui era rivolto il primo scritto del Nostro e che ha
poi acquistato una certa notorietà ordinando la nutrizione
forzata di alcuni detenuti volontariamente digiuni nella
speranza di attirare l'attenzione.

Il dottor Forno non si è
curato di spiegare per qual motivo il buon Palmiro non era
più un terribile dirigente di banda armata, ma un semplice e
poco pericoloso partecipante ad associazione sovversiva; e
neppure il perché di una generale assoluzione dai reati spe-
cifici. Ha disposto la revoca del mandato di cattura ammet-
tendo l'errore, ma l'imputato non ha ritenuto di potersi fi-
dare a fronte di continui tentennamenti: prosegue il suo
lavoro di falegname oltre le Alpi e si prepara al processo.

Si prepara innanzitutto con queste sue "comunicazioni"
in versi raccontando le giornate di latitanza e cogliendo
l'occasione per qualche satira pungente della Giustizia. A me
è stato chiesto dall'editore un parere circa eventuali guai
giudiziari che potessero derivare dalla pubblicazione. Non
ho voluto assolvere il mio compito, per due motivi.

Innanzitutto sono poco incline a svolgere la funzione di
censore, né è possibile modificare una poesia già compiuta;
si trattava di renderle note o distruggerle, senza via di mezzo.
La decisione spettava soltanto all'autore. In secondo luogo
nessuno può seriamente garantire un confine certo, ipotiz-
zare una satira sicuramente immune dal procedimento pe-
nale. Mi ha colpito il silenzio complice seguito ad una scon-
certante affermazione di Valiani, sulla prima pagina del
Corriere. "Le Brigate Rosse sono riuscite a seguito di abili
calunnie o dell'insipienza di chi dovrebbe combatterle a far
arrestare i poliziotti che hanno salvato dalla morte Dozier ed
hanno indotto alcuni dei suoi carcerieri a confessare i nomi
dei loro complici". E mi ha colpito altresì la lettera delle
sentenze di condanna dei redattori del "Male".

C'è molta intolleranza oggi, nel nostro paese, nei con-
fronti di chi si oppone al di fuori dei grandi partiti rappre-
sentati in parlamento. Il ceto politico si è ancora una volta
illuso di poter eliminare tutti i nemici (e ciò è invece il segno
evidente della crisi) così che non esita a scandalosa indul-
genza verso sè stesso ed alla repressione dura del dissen-
ziente. Non mi par casuale l'alto numero di perseguitati
politici, di avvocati in carcere, di processi spettacolari atti a
cancellare un periodo storico: per ironia della sorte la di-
struzione della verità verrà a coincidere, probabilmente, con
la data fatidica del 1984 indicato dalla fantasia di Orwell.

Molto dipenderà certo dalla capacità dei compagni e
degli intellettuali non prezzolati di trasformare ogni tentati-
vo di gogna ai diversi Palmiro in una manifestazione contro i
persecutori: così spiegato il titolo mi pare efficace e simpati-
co. Il Giudice cui si rivolge il Nostro non è d'altra parte
"italiano" o "contemporaneo": la satira è diretta all'idea
stessa di un tribunale, in ogni tempo ed ogni paese.

Fu proprio il nemico di De Foe, l'indimenticabile in-
ventore di Gulliver, Swift, a dipingere il magistrato in questi
termini: "I Giudici sono persone designate a dirimere ogni
controversia relativa alla proprietà e ad istituire i processi
penali. Vengono scelti fra i più abili uomini di legge divenuti
vecchi od indolenti, e, abituati per tutta la vita ad andar
contro la verità e la giustizia, si trovano in sì fatale necessità
di favorir la frode, lo spergiuro e l'oppressione, che ne ho
conosciuti parecchi capaci di rifiutare una grossa somma di
denaro dalla parte che era nel giusto diritto pur di non fare
cosa contraria alla natura ed ai compiti che le son propri".
Lemuel Gulliver termina poi la spiegazione delle leggi
inglesi ai cavalli sapienti raccontando: "Nei processi di per-
sone accusate di delitti contro lo Stato, la procedura è assai
più rapida e riprovevole. Il Giudice manda innanzitutto a
sondare gli umori di chi è al potere, dopo di che può facil-
mente impiccare od assolvere l'accusato sempre attenendosi
strettamente alle dovute forme legali". (Milano, 1952, trad.
Ugo Dettore, pag. 264).

Le invettive di Palmiro mi paiono in fondo più conte-
nute; se qualcuno se ne dorrà ugualmente ci sarà altro lavoro
per me. Con la speranza che, in questa infausta ipotesi, il
censore finisca con il ritrovarsi nella incresciosa situazione
dello sconosciuto di cui alla fotografia di copertina.
Giovanni Giovannelli








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