Détails
Graveurs
FLORIMI, MATTEO.
Thème
Vedutistica italiana - (Veneto, Padova)
Description
Matteo Florimi, Siena, 1600 circa. Incisione in rame all’acquaforte e bulino, b/n, cm 41 x 54 (alla lastra). Splendida veduta planimetrica della città a volo d’uccello basata sul modello lafreriano del 1573 (cfr. Tooley n. 241) e che rappresenta, senza sostanziali modifiche, la struttura della città di Padova verso la metà del XVI secolo. Questa pianta di Padova è di Giuseppe Viola Zanini e rappresenterà il prototipo di riferimento per il disegno della città fino a quella di Giovanni Valle del 1784. Pubblicata da Matteo Florimi alla fine del secolo XVI, è la prima pianta a restituire un'immagine attendibile della città e delle sue mura fortificate; mostra bene la consistenza urbana anche se probabilmente "consegnata in termini di aggregazioni verosimili piuttosto che a seguito di operazioni di rilevamento" (Hopknis). Sono rappresentati gli edifici più importanti come il palazzo della Ragione, Castelvecchio, la cappella dell'Arena e il Santo, oltre all'Orto Botanico e alle principali strade che da Padova conducevano a Venezia, Piove di Sacco, Conselve e Monselice. Priva di cartiglio e stemma (che invece si ritrovano in altre carte), titolo molto grande e distanziato al margine superiore (dove però non spicca immediatamente alla vista ma si confonde anzi con il largo tratteggio che caratterizza l'inciso delle zone campestri); in basso legenda a 156 voci, con rimandi numerici a luoghi e monumenti notabili e distribuita su tredici colonne, non compare neanche l'imprint editoriale "Matteo Florimj for.", carta vergata con filigrana entro ovale al verso del foglio. Di origini calabresi, allievo di Antonio Lafrery e Claudio Duchetti, il Florimi si trasferì a Siena intorno al 1580, dove iniziò la sua fiorente attività di commerciante di stampe e libri, nonché di editore, fino al 1612. A Siena pubblicò un grande numero di mappe e di soggetti religiosi, e si avvalse dell’aiuto di incisori del calibro di Agostino Carracci, Cornelis Galle, Pietre de Jode e Thomassin; fu in stretto contatto soprattutto con Francesco Vanni. Per le caratteristiche peculiari e per la loro rarità, le carte del Florimi vengono classificate tra le carte di scuola lafreriana. Rara e poco censita anche nelle biblioteche. Riedita nel 1658, la veduta prospettica del Viola conoscerà un numero consistente di repliche costantemente aggiornate, dalla Patavium nobilissima pubblicata nel sesto volume del “Civitates Orbis Terrarum” (1618) fino a quelle settecentesche, tra cui quella del De Wit (1729). Non sono note ristampe ma alcuni esemplari della mappa, di tiratura più tarda, possono essere attribuiti ai torchi dell'editore senese Pietro Petrucci, che acquisì gran parte delle lastre del Florimi. Esemplare stampato su carta fine e quindi delicato, rifilato il margine inferiore, una rottura reintegrata dell'angolo in alto a destra, discreto stato di conservazione. .