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Gravures

LAFRERI Antonio

Settizonio di Settimio Severo

1546

1000,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italie)

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Détails

Année
1546
Format
330 X 485
Graveurs
LAFRERI Antonio

Description

Bulino, 1546, firmato e datato in basso al centro: ROMÆ ? D X LVI ANT LAFRERI / SEQVANI FORMIS. Esemplare nel secondo stato di quattro secondo Rubach, secondo di cinque per Alberti, con la firma di Lafreri e prima dell’aggiunta delle nuvole nel cielo. Il primo stato – privo della firma dell’editore - sarebbe conosciuto solo attraverso l’esemplare descritto da Quaritch in un catalogo del 1893. Magnifica prova, ricca di toni, impressa su sottile carta vergata coeva con filigrana “ancora nel cerchio” (Woodward n. 157), rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione. Iscritto in basso al centro: « LVCI SEPTIMII SEVERI CAESARIS IN VIA APPIA QVANTVM QVIDAM CONSEQVI CONIECTVRA POTVERVNT SEPVLCRVM SEPTIZONII TITVLO TEMPORVM INIVRIA PAENE DISTRVCTVM CETERIS PARTIB[ VS] VEL CORRVPTIS VEL CONLABSIS NEGLIGENTIA SVPERIORIS AEVI MOTI QVOD SVPEREST MEMORIAM VETERVM PROPAGANTES EFFINXIMVS » [Sepolcro di Lucio Settimio Severo alla via Appia - secondo quanto alcuni poterono congetturalmente supporre – chiamato «Septizonium», presso che distrutto per l’ingiuria dei tempi, con le sue parti o danneggiate o cadute per la negligenza del precedente evo - colpiti, noi l’abbiamo rappresentato così che per la nostra opera superi la memoria degli antichi] “Il Septizonium fu fatto costruire daSettimio Severo nel 203 d.C. con una monumentale facciata-ninfeo per impressionare i conterranei dell’imperatore, gli abitanti dell’Africa romana, che risalivano verso Roma dalla Via Appia: «ut Africa venientibus suum opus occurreret». Secondo le fonti letterarie antiche, con i suoi sette piani in onore delle sette divinità planetarie, il Septizonium aveva una funzione apotropaica a protezione di Roma. Nel corso del X secolo fu trasformato in fortezza e donato ai monaci di San Gregorio al Celio. Bernardo Gamucci, che ancora lo poteva vedere nella seconda metà del Cinquecento, così scriveva: Et perche nel nostro disegno si dimostra l’ordine di quella fabrica, spero che la sia per rimanere gran tempo in piedi piutosto per la memoria degli scrittori, i quali lassano la forma del suo ritratto, che per il conseruamento proprio, atteso che la minaccia rouina essendo da gli altri suoi me[m]bri disunita per l’antichità». Per la documentazione del Settizionio sono molto importanti i disegni di Dosio. Ma pochi anni dopo Sisto V ordinava lo smontaggio di quanto rimaneva, affidandone l’incombenza a Domenico Fontana, al fine di riutilizzare i materiali per la costruzione della Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore, ma parte dei materiali finirono per essere usati per l’obelisco di piazza del Popolo, l’obelisco Vaticano, le basi dei Dioscuri, il portone della Cancelleria e il palazzo Lateranense”. (cfr. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo ' Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. La lastra figura nell'Indice del Lafreri ai nn. 150 e 217, descritta come Sepoltura di Lucio Settimio chiamata il Settizonio nella via Appia. Lo ' Speculum ' ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Sp. Engraving, 1546, signed and dated lower center: ROMÆ ? D X LVI ANT LAFRERI / SEQVANI FORMIS. Example in the second state of four according to Rubach, second of five for Alberti, with Lafreri's signature and before the addition of the clouds in the sky. The first state - lacking the publisher's signature - would be known only through the example described by Quaritch in his catalog (1893). Magnificent proof, richly toned, printed on thin contemporary laid paper with "anchor in the circle" watermark (Woodward no. 157), trimmed to copperplate, in excellent condition. Inscribed at lower center: LVCI SEPTIMII SEVERI CAESARIS IN VIA APPIA QVANTVM QVIDAM CONSEQVI CONIECTVRA POTVERVNT SEPVLCRVM SEPTIZONII TITVLO TEMPORVM INIVRIA PAENE DISTRVCTVM CETERIS PARTIB[ VS] VEL CORRVPTIS VEL CONLABSIS NEGLIGENTIA SVPERIORIS AEVI MOTI QVOD SVPEREST MEMORIAM VETERVM PROPAGANTES EFFINXIMVS [Sepulchre of Lucius Septimius Severus at the Appian Way - according to what some could conjecture - called "Septizonium", almost than destroyed by the insult of the times, with its parts either damaged or fallen due to the neglect of the previous epoch - affected, we have represented it so that by our work it surpasses the memory of the ancients]. “The Septizonium was built by Settimius Severus in 203 A.D. with a monumental facade-ninfeo to impress the emperor's countrymen, the inhabitants of Roman Africa, who were coming up to Rome from the Appian Way: 'ut Africa venientibus suum opus occurreret.' According to ancient literary sources, with its seven floors honoring the seven planetary deities, the Septizonium had an apotropaic function to protect Rome. During the 10th century it was transformed into a fortress and donated to the monks of San Gregorio al Celio. Bernardo Gamucci, who could still see it in the second half of the sixteenth century, wrote thus: Et perche nel nostro disegno si dimostra l’ordine di quella fabrica, spero che la sia per rimanere gran tempo in piedi piutosto per la memoria degli scrittori, i quali lassano la forma del suo ritratto, che per il conseruamento proprio, atteso che la minaccia rouina essendo da gli altri suoi me[m]bri disunita per l’antichità». Per la documentazione del Settizionio sono molto importanti i disegni di Dosio. Ma pochi anni dopo Sisto V ordinava lo smontaggio di quanto rimaneva, affidandone l’incombenza a Domenico Fontana, al fine di riutilizzare i materiali per la costruzione della Cappella Sistina di Santa Maria Maggiore, ma parte dei materiali finirono per essere usati per l’obelisco di piazza del Popolo, l’obelisco Vaticano, le basi dei Dioscuri, il portone della Cancelleria e il palazzo Lateranense” (translation from C. Marigliani, ' Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome. The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the f. Cfr.
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