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Autografi

GANDUSIO Antonio –

Due lettere autografe firmate, indirizzate a Federico Petriccione e datate.

1932

200,00 €

COLONNESE Studio Bibliografico di Vladimiro Colonnese

(Napoli, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1932
Autore
GANDUSIO Antonio –
Soggetto
Teatro , Antonio Gandusio, Federico Petricccione

Descrizione

1. ‘Busto [Arsizio], 29 Gennaio 1932'. Manoscritto, con inchiostro nero, al recto-verso di cartoncino (mm 152×98) intestato con il monogramma “AG” e le maschere di Arlecchino e Pantalone, il tutto a rilievo. 15 righi oltre la data e la firma. È presente busta di invio, anch’essa intestata al verso, con francobolli e timbri postali, con tracce d’uso. 2. ‘Roma, 1 marzo 1932’. Manoscritto, con inchiostro nero, su foglio di carta (mm 206×133) ripiegato, 4 righi oltre la data e la firma. Naturale piega, ma in buono stato di conservazione. È presente busta di invio, intestata al verso con il monogramma “AG” e le maschere di Arlecchino e Pantalone, il tutto a rilievo, francobollo e timbri. In buone condizioni. La Compagnia Gandusio-Almirante nella stagione teatrale 1931-32 lanciò Anna Magnani e Rina Morelli che si avvicendavano nelle parti di prima attrice giovane. 1. «Caro Petriccione comprami in gran fretta la commedia di Altavilla, anche per 150 lire! Se a meno non la danno. E vieni a leggermi il lavoro a Roma. Speriamo veramente che tu abbia fatto una cosa carina e di quattrini! Le mie attrici sono: la Lola [Braccini], la [Ada] Dondini, la [Rina] Morelli [in] Ciapini, la [Anna] Magnani […] e tutti cantano: le migliori sono la Lola e la Magnani. Gli uomini: [Luigi] Almirante, Stival, [Gastone] Ciapini, [Paolo] Stoppa, De Cristofaro, Brunetti […] tutti intonati. Mi raccomando Pasquale Altavilla!». 2. «Caro Petriccione, Rimaniamo qui a tutto il 25 Marzo, e forse anche per le feste di Pasqua. Ti vedrò con molto piacere. Saluti cordiali.». Nella stagione teatrale 1931-32 la Compagnia Gandusio-Almirante mise in scena le commedie: L’uomo che ispira fiducia di Armont, Bourrachon di Doillet, Baldassarre di Marchand, Il malandrino di Verneuil. Antonio Gandusio [Rovigno d’Istria 1875-Milano 1951. Attore teatrale e cinematografico. Fu uno dei più interessanti attori comici italiani, quasi una maschera da commedia dell’arte, un patetico burattino con una grande mobilità nel volto, una voce buffamente deformata, il gesticolare a scatti: è l’attore comico per eccellenza del primo Novecento. Passa dalla formazione nella Filodrammatica romana alle compagnie professionali di Alfredo De Sanctis, Ermete Novelli, Virginia Reiter e Teresa Mariani, diventando capocomico nel 1918. Nel 1930 il G. formò compagnia con Dina Galli che, dopo la morte di A. Guasti, non aveva ancora trovato chi potesse sostituirlo degnamente. Non si trattò tuttavia di un incontro fortunato, come notò lo stesso G. nelle sue memorie: “non è tanto facile affiatarsi con la Galli, proclive ad andar a soggetto, a non studiar le parti, a non voler far prove” (Gandusio, Cinquant’anni di palcoscenico, p. 116). Tra le commedie messe in scena in quel periodo ricordiamo La barca dei comici di L. Bonelli, Alla moda di D. Falconi e O. Biancoli, Milioni di A. Fraccaroli, Banca Nemo di L. Verneuil, La rivincita delle mogli di G. Valori. Nell’agosto 1931 il binomio si sciolse. Il G. formò una nuova compagnia (stagione teatrale 1931-32) con Lola Braccini, A. Dondini, Anna Magnani, Rina Morelli, L. Almirante, G. Stival. La neonata Gandusio-Almirante propose un repertorio ricco di novità, tra le quali Bourrachon di L. Doillet e Baldassarre di L. Marchand. La sua attività cinematografica, intrapresa con regolarità dal 1933, divenne progressivamente più intensa, mentre più saltuaria si faceva quella teatrale, e fu segnata dalle stesse caratteristiche interpretative, che gli avevano consentito di affermarsi sul palcoscenico: deformazione grottesca e paradossale da un lato e gusto del patetico dall’altro. Partecipò a una trentina di film di scarso valore artistico. La sua migliore interpretazione cinematografica rimane quella di Bortolo Ciocci in Se non son matti non li vogliamo (1941) di Esodo Pratelli. Nella stagione 1933-34 il G. formò una compagnia scritturando nuovamente Dina Galli. Prima attrice era Laura Carli. Ma a causa dei capricci della Galli – che non si rassegnava a fare le parti della caratterista – la stagione, pur avendo avuto ottime piazze, si concluse assai male, anche finanziariamente. Recitò fino al giorno della sua morte avvenuta il 23 maggio 1951, spaziando tra teatro, radio e cinema e trasmettendo la propria esperienza artistica agli attori della generazione successiva. Con la sua morte scomparve definitivamente dal nostro palcoscenico la figura del “brillante”, ruolo ottocentesco che grazie a lui era sopravvissuto al mutare dei modi, della sensibilità e del gusto. Federico Petriccione [Napoli 1895-Milano 1970]. Giornalista, critico teatrale, drammaturgo. Collaborò a diverse testate tra cui il Roma (1914-22 e 1924-27), Corriere della Sera e la Domenica del Corriere, Battaglie del Mezzogiorno (1922-23), Giorno (1923-1924), Roma della Domenica (1924-27), Tempo. Commedie: La donna mia (Napoli, Teatro Fiorentini, compagnia Palmarini, 31 marzo 1921); Nero (ivi, Teatro Sannazaro, comp. De Sanctis, 30 aprile 1923); Mio cugino Totò (ivi Teatro Fiorentini, comp. Rossi-Ferrero, 9 novembre 1923); La Vita nuova (ivi, T. Mercadante, comp. Falconi, dic. 1926); Un Magnifico cappello (Sanremo, comp. Musco, 15 settembre 1937); Il Grande Leopoldo (Riccione, comp. Carini, 16 agosto 1939); Finisce così… (Milano, Ecxelsior, comp. Ruggeri, 17 marzo 1950). Tra le sue pubblicazioni: Sette storie di vita e di morte (1919), Napoli: calci d’azzurro (1931), La città abbandonata (1955), Piccola storia della canzone napoletana (1960). Pubblicò anche vari libretti ed opuscoli di argomento sportivo (1933-34): Colombari, Vojak, Vincenzi…
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