Dettagli
Soggetto
Filippo Palizzi-Pittura napoletana-Autografo-Filippo de Falco
Descrizione
È presente la busta. Bifolio (scritta una pagina), mm 180×112, manoscritto con inchiostro marrone, 14 righi oltre la firma. Lettera personale con riferimento all’Istituto di belle arti, non datata (dopo il 1890). «So bene vedervi costretto a rimanere in casa e a letto con febbre, voi che siete l’attività personificata, siete in angustie. Ora non pensate ad altro che a guarirvi e siate saggio: che di questi tempi brutti per la salute non si scherza. Io sono angustiato ho pertuto [sic!] ogni ordine e regola tanto fuori che in casa. Anna non è guarita e soffre. Spero oggi di andare all’Istituto: mai come in questi momenti manderei al diavolo tutto. […]». Filippo Palizzi (Vasto 1818 – Napoli 1899) Pittore italiano, nativo dell’Abruzzo, ma di formazione napoletana. Fu uno dei maggiori artisti italiani della seconda metà del XIX secolo e uno degli esponenti più originali del verismo in pittura. Entrò nel corpo docente del Real Istituto di belle arti di Napoli nel 1868, anno in cui collaborò con Domenico Morelli a una riforma dell’insegnamento accademico che vide la luce solo nel 1878. In quell’anno venne nominato direttore generale delle scuole della Società operaia napoletana e, poco dopo, per volere del ministro Francesco De Sanctis, presidente del Real Istituto di belle arti di Napoli. Ma, quando si crearono delle divergenze sulla nomina del docente di scultura, nel 1881 decise di dare le dimissioni, seguito a ruota da Morelli. Con decreto del 1° marzo 1891 ottenne nuovamente la nomina di presidente del Real Istituto di belle arti di Napoli, e poco dopo quella per l’insegnamento di pittura di paese e animali. Con i concetti di «finezze» e «totalità» Palizzi definiva la sua poetica che si basava su una personale concezione della «macchia», in quanto la «totalità» alludeva all’impressione d’insieme propria della «macchia», che però doveva essere completata dalle «finezze», ossia dalla resa delle sottigliezze percettive. I passaggi chiaroscurali in lui si fondavano su un’attenzione micrografica agli effetti di luce piuttosto che su una visione sintetica; e questo sarebbe stato oggetto di polemiche con un artista come Cammarano, ma avrebbe suscitato l’interesse di Vittorio Imbriani che, proprio analizzando la sua pittura, era pervenuto alla definizione teorica del concetto di «macchia» in una sua nota recensione alla quinta Promotrice [Cfr. V. Imbriani, La Quinta Promotrice 1867-1868 (1868); Doria, pp. 42 s.]. Filippo de Falco ( Napoli 1852 – Ivi 1926). Figlio del pittore Carlo, Filippo studia dal 1866 al 1870 all’Istituto di Belle Arti di Napoli. Esordisce nel 1873 alla Promotrice di Napoli con i dipinti Ritratto nello studio e Ricordo dei ponti rossi. Su proposta di Domenico Morelli e dello stesso Filippo Palizzi, nel 1891 viene nominato conservatore e ispettore dell’Istituto di Belle Arti di Napoli.