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Libri antichi e moderni

Pizzuto, Antonio

Così

Polistampa, 1998

24,00 €

Salvalibro Snc

(Foligno, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1998
ISBN
9788859776772
Luogo di stampa
Firenze
Autore
Pizzuto, Antonio
Editori
Polistampa
Formato
24 cm
Soggetto
Descrizione
paperback
Stato di conservazione
Buono
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Usato

Descrizione

Prima edizione, 1998 - Brossura editoriale di 156 pagine. Testo a cura di Antonio Pane. Ottima copia di un'edizione non comune -- Un giorno del 1923, quando era solo un giovane Vicecommissario della Questura di Palermo. Antonio Pizzuto 'vide' che la forma-romanzo consegnata nei capolavori del realismo ottocentesco si era ormai esaurita. Da quel momento decise di consacrarsi a un radi-cale rinnovamento dell'arte narrativa. L'incontro con Ulysses, tre anni dopo, fornì la perentoria conferma, l'Inarrivabile esempio. Le riflessioni e le prove sulla legittimità del 'romanzo' accompagnarono la sua carriera di poliziotto, che lo condusse a Roma (dal 1930 al 1945) come funzionario del Ministero dell'interno e dirigente della Polizia internazionale, quindi, da Questore, a Bolzano (1946-47) e Arezzo (1947-49). Quattro opere di tormentosa elaborazione - Sinfonia (1923-28), Sul ponte di Avignone (1931-36), Rapin e Ràpier (1944-48), Così (1949-52) - documentano il lunghissimo tirocinio precedente la straordinaria fioritura inaugurata da Signorina Rosina e proseguita senza soste con una serie di titoli memorabili (Si riparano bambole, Ravenna, Paginette, Sinfonia, Testamento. Pagelle, Ultime, Penultime, Giunte e virgole) fino all'incompiuto Spegnere le caldaie, inter-rotto in limine mortis. Ultimo dei libri 'segreti' di Pizzuto (ammessi da un codicillo testamentario a una pubblicazione postuma), "Così" è anche quello che più si avvicina allo stile e ai motivi della prima trilogia (Signorina Rosina, Si riparano bambole, Ravenna). Ortodonte, il 'protagonista', è consanguineo di Bibi, Pofi, Andrea: assorto focolare di coscienza, flatus vocis, precaria controfigura dello «sconosciuto che ci sta dentro». Le coordinate del mondo e della 'persona' slittano continuamente e Ortodonte, attonito keaton, vagabondo dell'essere, si rifugia nelle «percezioni minute che, per cercarle, impegnano», divina le «comparative simiglianze», i dispersi indizi dell'unità perduta. Questo veicolo di qualità ambigue, illegali e deficitarie è insomma un moderno testimone di conoscenza: la sua delusoria ricerca di impieghi (che riecheggia peraltro analoghe peripezie vissute dal Questore in pensione) tradisce l'eclissi dei fini, lo smarrimento ontologico. Confortati dai «giudizi» dei suoi primi estimatori (che rispondono ai nomi di Giacomo Debenedetti e Roberto Bazlen), i lettori di oggi potranno valutare il pregio di questa «trama di orditi svariati», mosaico di fermenti nar-rativi vòlto a restituire, contro l'inerzia 'fotografica' del naturalismo, la realtà instabile e cangiante evocata dal pensiero novecentesco: la 'primitiva' finezza e la concisa coesione, la rarità del 'parlato' che appena increspa il libero corso del racconto, l'affettuoso umorismo, le limpide epifanie; in breve, la sofferta grazia di una favola contemporanea. 
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