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Libri antichi e moderni

De Chirico Giorgio

Ebdòmero. Romanzo

Bompiani, 1942

45,00 €

Gilibert Galleria Libreria Antiquaria

(Torino, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1942
Luogo di stampa
Milano
Autore
De Chirico Giorgio
Editori
Bompiani
Soggetto
Letteratura italiana del '900
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Usato
Prima edizione
No

Descrizione

In-8°, pp. 217, (10), brossura editoriale con sovraccoperta figurata entro velina. Bell'esemplare, con qualche brunitura. Seconda edizione italiana di questo famoso romanzo di De Chirico apparso originariamente in francese a Parigi nel 1929, in cui il grande artista metafisico traspose simbolicamente degli elementi della sua stessa biografia. La presente edizione reca la data dell'aprile 1942; la prima edizione italiana è di soli tre mesi antecedente. 'Ebdòmero non è un personaggio, ed 'Ebdòmero' non è un romanzo. La favola di Ebdòmero si estende come un labirinto proliferante, un edificio capace di riprodursi, di progettare nuove ali, quartieri, aditi ed esiti; dunque sarebbe vano cercare un inizio e una conclusione, culmini privilegiati, scoperte nodali: in un edificio, uno spazio, una città morta e compatta, un tempio accuratamente fastosamente sconsacrato, ogni punto è nodale, inaugura e sigilla. Questo luogo infinitamente spurio, mitologico e losco, di centauri e angiporti, viene descritto in un discorso che può definirsi monologo oggettivo: trascrizione in una prosa spassionata, al più crucciata, anche querula, di un impuro farfugliamento privato. Spogliato del suo fervore torbido, l'originario delirio che ancora si indovina si dispone ordinatamente in un racconto che non procede di avvenimento in avvenimento, ma trascorre da un'immagine, da una parola, da una analogia ad un'altra: così come, lungo un percorso, due punti sono necessariamente contigui, ma in nessun modo deducibili né reciprocamente prevedibili. La singolarità di questo procedere sta nella sua distanza sia dal sogno sia dal monologo interiore: esso è infatti di una minuta lucidità, una sapienza paziente, scolastica, una esattezza da grande accademia; e tuttavia codesta pertinenza retorica non mira ad una frodolenta mozione affettiva, non coinvolge il lettore né lo abbaglia, ma lo seduce ad uno spettacolo di immagini che sanno di allucinazione ma non ne hanno il furore, che sanno di erudizione e di sogno, di vaneggiante angoscia e frigida invenzione retorica' (Giorgio Manganelli). Gambetti / Vezzosi, p. 170. Spaducci, p.105.
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