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Libri antichi e moderni

BEMBO, Pietro (1470-1547)

Epistolarum Leonis Decimi Pontificis Max. nomine scriptarum libri sexdecim

Giovanni Padovano and Venturino Ruffinelli, 1535

1200,00 €

Govi Libreria Antiquaria

(Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1535
Luogo di stampa
Venezia
Autore
BEMBO, Pietro (1470-1547)
Editori
Giovanni Padovano and Venturino Ruffinelli
Soggetto
Quattro-Cinquecento
Stato di conservazione
Buono
Lingue
Italiano
Legatura
Rilegato
Condizioni
Usato

Descrizione

Folio. 185 leaves. A-Z6, AA-HH6 missing HH6, a blank. Modern half vellum, blue edges.
Adams, B-587; Edit 16, CNCE 5003; Index Aureliensis, 116.381; P. Bembo, Lettere. Edizione critica, E. Travi, ed., (Bologna, 1987), I, p. XLIV.
 
FIRST EDITION of this collection of official letters which Pietro Bembo composed in his position as apostolic notary to Pope Leo X. The volume is dedicated to Pope Paul III (Padua, January 13, 1535). Bembo held this office practically during the whole of Leo X's pontificate (1513-1521). In their published form these letters are good examples of an ultra-Ciceronian style and contain typical pagan phrases that were very characteristic of the age: the Virgin Mary is described as ‘Dea ipsa', Francis I is exhorted ‘per deos atque homines' to undertake a crusade against the Turks. Bembo's elegant Ciceronian Latin set the standard for learned and diplomatic correspondence throughout Europe.
The (581) letters, divided into sixteen books and continuously numbered within each book, are mainly addressed to European rulers and high prelates, but there are also some to artists and men of letters (e.g. Raphael, Marcus Musurus, and Nicolaus Leonicenus). This is Bembo's only letter collection published during his lifetime.
“Le lettere del cardinal Pietro Bembo possono essere suddivise secondo quattro forme espressive: i brevi pontifici da lui stesi e controfirmati, la lettera pastorale, l'epistola di argomento letterario Dell'imitazione in risposta a Giovan Francesco Pico, e le lettere private. Il primo gruppo è ampiamente conosciuto per aver provveduto lo stesso Bembo alla stampa del volume, Petri Bembi Epistolarum Leonis Decimi Pontifici Max. nomine scriptarum libri sexdecim,… anche se esiste fondato motivo per credere che ne permangano di inedite in Italia e fuori” (E. Travi, Pietro Bembo e il suo Epistolario, in: “Lettere Italiane”, XXIV, no. 3, July-September 1972, p. 277).
“Soltanto in questo contesto di vitalità del latino è comprensibile la decisione del Bembo di non tralasciare la cura dell'epistolario latino, e di fare, rispetto ad esso, un'operazione ben diversa da quella riservata alle lettere volgari. Il Bembo mira sempre a sottrarre le sue lettere alla semplice funzione testimoniale, e dà dunque ai suoi diversi epistolari, di volta in volta, una struttura facilmente leggibile, sia essa la struttura della raccolta di exempla (è il caso dei Brevi scritti a nome di Leone X), sia invece quella del ritratto graduato e gerarchizzato degli interlocutori di una intensa vita di relazione (lettere scritte a papi, principi, cardinali, ecc.)” (P. Floriani, Pietro Bembo tra ‘Epistolae familiares‘ e ‘Lettere familiari', in: “La Correspondence (II)”, G. Ulysse, ed., Aix-en-Provence, 1985, p. 167).
“Das einzige, von Pietro Bembo selbst im Januar 1535 in Padua zusammengestellte Epistolar, das zu seinen Lebzeiten gedruckt wurde, die Brevensammlung Epistolarum Leonis Decimi Pontificis Maximi nomine scriptarum libri XVI bot, streng genommen, ein Modell für die diplomatische Korrespondenz, dessen allgemein normative Verbindlichkeit durch das Prestige des Autors der Prose della volgar lingua garantiert war. Das selbstbewusste Vorwort an den neugewählten Papst Paul III. verwies, auch im chronologischen Rückbezug, auf die Endgültigkeit der hier vorgeführten typologischen Lösung. Bembo, der zu diesem Zeitpunkt offizieller Historiograph seiner Heimatstadt war, versah mit der Brevensammlung gleichsam einen parallelen Auftrag: die Schreiben illustrierten als geschichtliche Dokumente die Bedeutung des Pontifikats von Leo X. und zugleich, als formales Vorbild auch für die zukünftigen päpstlichen Abbreviatoren, die wegweisende Rolle seines Sekretärs innerhalb des neuen, durch die Achse Venedig-Rom bestimmten kulturellen Klimas. Ein Anknüpfen an einige der obengenannten Voraussetzungen venezianischer Epistolographie und ihre apologetischen Betrebungen, die in diesem Kontext neu zu definieren waren, rechtfertige möglicherweise gerade
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