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Libri antichi e moderni

Alberto Zanchetta

Frenologia della vanitas. Il teschio nelle arti visive

Johan & Levi, 2011

31,35 € 33,00 €

Johan & Levi

(Monza, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
2011
ISBN
9788860100382
Autore
Alberto Zanchetta
Pagine
410
Collana
Parole e immagini (4)
Editori
Johan & Levi
Formato
170×341×33
Soggetto
Arte-Temi, Teoria dell’arte, Arte: temi e soggetti
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Nuovo

Descrizione

La morte è il topos più frequentato dall'uomo, un turbamento che dalla notte dei tempi ne contrassegna l'immaginario e le opere. Ogni epoca abbonda di simboli legati all'idea della transitorietà, ma fra tutti ne spicca uno: il teschio, simulacro spesso "pensoso" che ci ammonisce sulla vanità di ogni cosa terrena e ci costringe a riflettere sui fini ultimi dell'esistenza. Emblema della vanitas, il teschio ricorre nelle raffigurazioni medievali a suggello di corpi imputriditi che turbavano gli incauti viandanti. Emancipatasi dalla carne e ridotta a "corpo secco", la optima pars dello scheletro si avvia, già in pieno Rinascimento, verso il suo apogeo seicentesco. In seguito l'effigie scheletrica conosce alterne fortune. Nel Settecento perde gran parte dell'afflato macabro a vantaggio di rifioriture dei sottogeneri connessi al memento mori, senza esaurire, peraltro, la sua carica dirompente. E se nell'Ottocento conosce una fiacca ripresa, è nel corso del Novecento che riacquista buona parte del suo magistero. La sua esasperata popolarità corrisponde però al crinale del nuovo millennio, quando teschi e scheletri tornano a signoreggiare fra le arti visive. Un vertiginoso incremento, quantitativo più che qualitativo, a cui non corrisponde automaticamente una rinnovata vitalità. Sembra infatti che l'arte si sia a tal punto assuefatta all'effigie del teschio da esserne quasi anestetizzata.