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Libri antichi e moderni

Brancati, Vitaliano

Gli anni perduti

Fratelli Parenti,, 1941

200,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)
Chiusi per ferie fino al 24 Agosto 2025.

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1941
Luogo di stampa
Firenze,
Autore
Brancati, Vitaliano
Pagine
pp. 204 [4], riproduzione di ritratto dell’autore di Mino Maccari su carta patinata fuori testo.
Collana
«Collezione di “Letteratura”» n. 39,
Editori
Fratelli Parenti,
Formato
in 16°,
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Narrativa Italiana del '900
Descrizione
brossura editoriale con fregio in rosso,
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Edizione originale. Esemplare 138 nella «tiratura originale» tirata in soli 355 esemplari numerati su carta «doppio Guinea»; dorso appena scurito per il resto in ottime condizioni” Con questo romanzo, composto tra il 1934 e il 1936, a seguito del ritorno di Brancati nella sua terra madre, la Sicilia, l’autore inaugura definitivamente la nuova vena, nata all’insegna della «scoperta letteraria del comico. Questa svelava la falsità della sua precedente esperienza di scrittore contrassegnata da un attivismo programmatico e da un problematicismo che sovrapponevano, nel migliore dei casi, alle suggestioni del Rubè borgesiano quelle del dostoevskiano Ivan Karamazov [.]. La scoperta di questa nuova dimensione artistica s’identificava a sua volta con la scoperta di Gogol’ […]. Più decisa è l’impronta di Gogol’ nel romanzo “Gli anni perduti”, scritto dopo il ritorno a Catania, tra la fine del 1934 e il 1936, ma pubblicato due anni più tardi a puntate nel settimanale “Omnibus”, cui Brancati aveva cominciato, a collaborare con corrispondenze dalla Sicilia e notazioni di costume redatte nel gusto di quel sodalizio “libertino” (Maccari, Pannunzio, De Feo, Benedetti, Longanesi) che riusciva a manifestare i propri umori anticonformisti con un elegante impiego di temi allusivi. L’avvio del romanzo è chiaramente autobiografico. Leonardo Barini ha lasciato la redazione della rivista “Campoformio” (“Quadrivio”) e s’è ritirato nella sua città natale, Nataca (Catania), ma con l'intenzione di ritornare presto a Roma, come intenderebbero fare anche i suoi due amici Giovanni e Rodolfo. Ma l’atmosfera di quella provincia intorpidita dallo scirocco e da un'endemica sovreccitazione erotica tarpa i disegni dei tre protagonisti […]. La prolissità della narrazione […] limita gravemente i risultati artistici di questo romanzo comico-simbolista che è stato giustamente definito, un “cartone di prova” (Pancrazi). Ma il valore emblematico degli “Anni perduti” è ciononostante notevole» (N. Borsellino, voce DBI vol. 13, 1971).
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