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Libri antichi e moderni

Spadaro, Giuseppe Aziz

Il fascismo, crocevia della modernità

Settimo Sigillo, 1998

25,00 €

Salvalibro Snc

(Foligno, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1998
Luogo di stampa
Roma
Autore
Spadaro, Giuseppe Aziz
Editori
Settimo Sigillo
Formato
24 cm
Soggetto
romolo murri, Chiesa cattolica romana e fascismo
Descrizione
paperback
Stato di conservazione
Buono
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Condizioni
Usato

Descrizione

Prima edizione. Collana "Historia" - Brossura editoriale di 286 pagine. Prefazione di Giano Accame. Indice integrale consultabile nelle nostre immagini. Occasionali, precise sottolineature o postille a matita, peraltro buona-ottima copia di un saggio non comune, ad oggi mai ristampato -- Questo libro costituisce una rivoluzione copernicana nell'ambito di quella destra bigotta che per cinquant'anni ha giocato «a presentarsi come più ortodossa della Democrazia Cristiana». Rinunciando al suo patrimonio di pur cattolico ghibellinismo, capace di distinguere (sull'esempio di Dante, che metteva all'inferno papi e vescovi) le posizioni dottrinali della Chiesa da quelle, sempre variabili ed elastiche, che il Vaticano assume di volta in volta in campo'politico e sociale, questa destra continua a ruffianeggiare, mentre perfino il gesuita padre Sorge incita la chiesa a rinunciare, quand'anche ne abbia diritto, ai suoi privilegi, «perché sia chiara la sua testimonianza evangelica». «Spadaro è invece più vicino al vero fascismo, che fu più laico e meno oltranzista nella difesa dell'ortodossia, di quanto non lo sia poi diventato il neofascismo», scrive Giano Accame nella prefazione. Tuttavia da errori ed esasperazioni del fascismo l'autore «prende senza mezzi termini le distanze... ma senza rinunciare... a tirare in ballo le responsabilità multisecolari della Chiesa». Una forte vena anticlericale egli aveva già rivelato nel romanzo-documento "Rogatoria finale" e più copertamente ne "Il caso Borromini", che ricevette il premio della Presidenza del Consiglio. Qui Spadaro conferma la sua vocazione a dire ciò che pensa, e non soltanto, come Kant, a non dire ciò che non pensa. Egli affronta il bilancio di un secolo (e implicitamente di due millenni di cristianesimo), volendo chiudere i conti col fascismo, che non ha vissuto di persona, e col cattolicesi-mo, in cui ha creduto finché il Concilio Vaticano II non ha fatto emergere la sua volontà di menzogna ad ogni costo. 
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