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Libri antichi e moderni

Marcello Venturoli, Antonio Possenti, Renzo Vespignani, Geno Pampaloni

IL FILO IRIDATO

Edizioni L'Astrogallo, 1982

29,99 €

Studio Maglione Maria Luisa

(Napoli, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1982
Luogo di stampa
Ancona
Autore
Marcello Venturoli
Pagine
164
Volumi
1
Collana
Volume 14 di Il Margine
Editori
Edizioni L'Astrogallo
Formato
21 cm
Edizione
Prima
Soggetto
Poesia contemporanea, Poesia italiana, Poesia, Poeti, Raccolte poetiche, Antologie, Scritti, Critica letteraria, Critici d'arte, Acqueforti, Meditazioni, Biografie, Memorie, Libri rari, Libri fuori catalogo, Collezionismo, Edizioni numerate, Letteratura, Novecento
Prefatore
Geno Pampaloni
Descrizione
FONDO DI MAGAZZINO. LIEVI SEGNI DEL TEMPO. RARO.
Illustratore
Antonio Possenti, Renzo Vespignani
Sovracoperta
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Copia autografata
No
Print on demand
No
Condizioni
Nuovo
Prima edizione

Descrizione

Caro Marcello, repetita non adjuvant, e dopo quanto ebbi a scrivere a proposito di Canto plurale, mi sento un po' imbarazzato a tornare in argomento o, per riprendere una tua felice immagine, mi sento tutto impressionato, come quando finisce il nastro. Ma sono passati, da allora, sei anni: un baleno inavvertito se uno, appostato sulla sponda, si affissa alla corsa della rapinosa corrente; e invece un infinito formicolare di vita, un accavallarsi senza soste, di onda in onda, di illusioni, sconforti, propositi, inganni, certezze, una incommensurabile tratta di tempo su cui ripunge il vissuto, con la ruota degli anni che si spana, di primavera in primavera. Sono passati sei anni per te e per me; a mezza strada c'è stato Il fiore buio, con le oltre 150 composizioni de I giorni ostiensi L'altra dimora, I viaggi. Se penso a questo, allora, quella che i critici chiamano diacronia, l'attenzione agli svolgimenti nella storia, agli scatti del mutamento nel tempo, diviene inaspettatamente una forma e forse un dovere dell'amicizia: l'abitudine pugnace del presente, che tu rivendichi nel. la bellissima Lettera a Cesare Zavattini, non può essere dimenticata se non al prezzo di uno sgarro non dico sgarro alla mia consuetudine critica, rassegnata ad appagarsi nella pigrizia delle sincronie, ma all'amicizia che devo a te e alla tua poesia. Cercherò dunque di chiarirmi qual è il nuovo, per temi e per tonalità, di questo terzo tempo della trilogia che hai composto negli ultimi anni. Cercavo, sei anni fa, di porre in evidenza nei tuoi versi il rapporto tra romanzo e poema, che mi sembrava trarre l'accento più originale dalla tua assoluta consapevolezza del destino della nostra generazione segnata dalla guerra. La scheggia dello specchio infranto, il dolore e l'estasi del qui e ora sono l'unico spazio, osservavo, concesso al poeta contemporaneo; il quale tesse e ritesse la trama dei sentimenti (il romanzo) cercandone analogie, corrispondenze, richiami, contrasti con l'immensa tela avvolgente ove tutto è già scritto (il poema)... Il suo romanzo comincia quando il poema è già stato scritto a sua insaputa. Oggi porrei la questione in termini diversi. Rimane centrale nel tuo mondo il mistero vita-morte, che è, di volta in volta, canto amebeo, coincidenza, stridore, pace e violenza (laus vitae, confiteor mortis avevo intitolato la mia nota del '76). Oggi peraltro l'incombere del dramma generazionale si è molto attenuato; il cerchio si è fatto più concentrico all'io, al suo universo esistenziale, la velatura di epos allora quasi compatta lascia trasparire come tra nubi stracciate l'indaco dell'elegia (come già si avvertiva nel Fiore buio); e il tornare affettuoso dello scenario del tuo Lazio marino rende questo Filo iridato una sorta di replica alle rilkane Elegie di Duino recitata sul mare di Ostia. Quello scenario balza improvviso e carico di presagio sin dai versi iniziali, fortissimi: Quelli sono gli storni densi a nube il giorno del funerale. Gli storni, i tuoi lettori lo sanno, sono familiari alla tua poesia; così altre ali, i passeri nel sale del mare che imbrilla l'autunno, o le irrequiete e fuggenti farfalle dei rovi (ci posiamo sempre dove non siamo). Ma la loro irruzione sembra qui avere una diversa intensità, una diversa ispirazione, che mi spinge a ipotizzare che, oggi, tu tenda ad esprimere in forme nuove (diverse da quelle che avevo cercato di riassumere nel rapporto quasi prometeico romanzo-poema) l'ansia di raggiungimento che anima la tua poesia. La tua è una poesia di discorso più che di immagini; ma nel contempo, e all'altro estremo, è una poesia di epifanie. Discorso lo intendo tanto in senso formale (articolazione pienamente sintattica, nessi logici ben controllati, chiara finalizzazione del messaggio, coerenza espressiva che subordina a sé ogni indisciplina della fantasia) quanto, e soprattutto, in senso spirituale: la tua poesia è colloquiale, aperta all'esperienza non egotistica del mondo, etica nel costante riferirsi ad una ricerca comune, universalmente umana (che non vuol dire collettiva) dei valori dell'esistenza. È una poesia senza assenza, antimallarméana, aliena dagli orfismi, e presuppone, come dato essenziale dell'intima carità propria della poesia. ...

QUESTO VOLUME A CURA DELLE EDIZIONI L'ASTROGALLO È STATO STAMPATO CON CARATTERI GARAMOND E CARTA GRIFO DELLE CARTIERE MILIANI DALLO STABILIMENTO TIPOLITOGRAFICO BRAMANTE L'8 DICEMBRE 1982 IN 600 COPIE NUMERATE DA 1 A 600 E CENTO COPIE NUMERATE DA I A C CON QUATTRO ACQUEFORTI ORIGINALI FIRMATE DI CUI DUE DI ANTONIO POSSENTI E DUE DI RENZO VESPIGNANI INOLTRE SONO STATE STAMPATE VENTI COPIE RISERVATE AGLI ARTISTI COPIA N. 24.

Descrizione bibliografica
Titolo: Il filo iridato
Autore: Marcello Venturoli
Introduzione di Geno Pampaloni
Disegni di Antonio Possenti e Renzo Vespignani
Editore: Ancona: Edizioni L'Astrogallo, 1982
Lunghezza: 164 pagine; 20 cm
Collana: Volume 14 di Il Margine
Soggetti: Poesia contemporanea italiana Poeti Raccolte poetiche Antologie Scritti Critica letteraria Critici d'arte italiani Acqueforti originali Carlo Antognini Giovanni Giudici Giorgio Caproni Meditazioni Gesualdo Bufalino Riflessioni esistenza Vissuto Biografie Memorie Libri rari fuori catalogo Collezionismo Edizioni numerate Letteratura Novecento Goffredo Bellonci Enrico Falqui Ugo Betti Eurialo De Michelis Arnaldo Boccelli Recensioni Intellettuali Poetica Cultura Canto plurale Bibliografia Riferimento Libri illustrati Disegni Amore Morte Versi Rime Contemporary Italian Poetry Poets Poetry Collections Anthologies Writings Literary Criticism Italian Art Critics Original Etchings Meditations Reflections Existence Lived Biographies Memories Rare Books Out of Print Collectibles Numbered Editions Twentieth Century Literature Reviews Intellectuals Poetics Culture Plural Song Bibliography Reference Illustrated Books Drawings Love Death Verses Rhymes.

Marcello Venturoli (Roma, 1915, 2002) ha collaborato per molti anni a Paese sera come critico d'arte, tra i suoi testi di maggior impegno in campo artistico si ricordano Dagli Impressionisti a Picasso, La patria di marmo, Personaggi e vicende dell'arte moderna, Il viaggiatore in arte, Tutti gli uomini dell'arte, Le Biennali raccontate. Ha pubblicato libri di narrativa: Lo sprecadonne, Dietro il silenzio, Io, Saffo, La stella di Giuditta; e di poesia: Canto plurale, Il fiore buio, Il filo iridato, Racconti in versi e, con la prefazione di Bufalino, Come dal giorno prima. Si ricorda, in particolar modo, Il dizionario della paura che raccoglie la corrispondenza di Venturoli con Ruggero Zangrandi dal 1949 al 1951. Molte delle opere edite e inedite di Venturoli a partire dal 1979 sino al 1996 sono state revisionate da Bufalino.
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