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Libri antichi e moderni

Il Verri [Fondata E Diretta Da Luciano Anceschi]

Il Verri. Rivista di letteratura

Mantovani (poi: numero 1 1958 All’insegna del Pesce d’Oro - dal numero 2 del 1958 al 1961 Rusconi e Paolazzi - dal 1962 al 1972 Feltrinelli - dal 1973 al 1986 Edizione del Verri),, 1956-1986

2000,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1956-1986
Luogo di stampa
Milano,
Autore
Il Verri [Fondata E Diretta Da Luciano Anceschi]
Pagine
numero di pagine variabile.
Editori
Mantovani (poi: numero 1 1958 All’insegna del Pesce d’Oro, dal numero 2 del 1958 al 1961 Rusconi e Paolazzi, dal 1962 al 1972 Feltrinelli, dal 1973 al 1986 Edizione del Verri),
Formato
in 8° (dal 1973 in 16°),
Edizione
Edizione originale.
Soggetto
Poesia Italiana del '900 Narrativa Italiana del '900 Poesia, Straniera del '900 Narrativa Straniera del '900
Descrizione
brussure con grafica variabile,
Prima edizione

Descrizione

PERIODICO Edizione originale. Collezione di tutto il pubblicato dal numero 1 del 1956 al numero 12 del 1986 (serie I - VII) in 105 fascicoli in ottime condizioni, con brussure integre e prive di particolari difetti da segnalare. Alla raccolta pressoché completa mancano solo il numero 9 del 1975 e il numero doppio 9-10 del 1986. Presente anche il numero 4 del dicembre 1991 «Omaggio a Spatola». Fondata nel 1956 da Luciano Anceschi, la “rivista di letteratura” dal nome illuminista – per metà omaggio diretto a quel fondamentale momento della cultura europea e per metà omaggio al caffè Verri, situato nell’omonima via milanese in cui Anceschi si ritrova con il proprio gruppo di lavoro – si presentò al suo esordio con una formazione essenziale - l’allievo di Banfi e ormai professore di Estetica all’Università di Bologna nel ruolo di direttore (carica che avrebbe mantenuto fino alla sua morte, avvenuta nel 1995), Lucio Giordano e Paolo Redaelli in redazione – e con un «Discorso generale» a indicare ragione e scopo del periodico edito da Mantovani (ma diversi sarebbero stati successivamente gli editori: Scheiwiller per il solo numero 1 del 1958, Rusconi e Paolazzi dal 1958 al 1961, Feltrinelli dal 1962 al 1972, le Edizioni del Verri, Mucchi, le Edizioni Monogramma, poi di nuovo Edizioni del Verri, con periodicità trimestrale fino al 1958, poi bimestrale fino al 1988, in seguito quadrimestrale). Un manifesto chiarissimo, quel “discorso”, in cui viene precisata la necessità di darsi a una “letteratura aperta”, capace di contatto con la cultura tutta e con la realtà, sensibile alla vita e ai suoi percorsi non lineari e dunque refrattaria alle separazioni e alle gerarchizzazioni. Una letteratura a sua volta viva, presente, militante benché non passivamente ideologizzata. Coraggiosa, plastica e in movimento come i giovani che da subito Anceschi volle con sé – cercandoli e accogliendoli, con il comitato redazionale che prestissimo si sarebbe aperto a Nanni Balestrini (che di Anceschi fu allievo al Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano), Renato Barilli, Alfredo Giuliani, Antonio Porta (ancora indicato come Leo Paolazzi) – per fare in modo che le dichiarazioni programmatiche non restassero solo parole e che la svolta si desse nei fatti. Gli indici dei volumi del primo anno (autunno 1956 – autunno 1957) sono da questo punto di vista già significativi: Sanguineti, Giuliani, Curi, Giuseppe Guglielmi, Barilli, Balestrini e poi, dal secondo anno (1958), Eco (che da lì avrebbe curato la rubrica «Diario minimo»), Arbasino, Porta, Gozzi, e ancora, dal 1959, Marina Mizzau, Angelo Guglielmi, Pagliarani, Manganelli, Falzoni, Filippini, Lombardi, Pignotti, Costa, Adriano Spatola…Una rivista che preparò e accompagnò la stagione della sperimentazione e che oltre quella stagione seppe continuare a crescere: attiva ancora oggi come quadrimestrale pubblicato dalla Edizioni del Verri insieme a importanti collane, la longevità della rivista nel corso dei decenni è stata permessa da quello stesso gruppo di scrittori, poeti e critici che, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, Anceschi aveva formato e che continuarono a contribuire ai fascicoli e a partecipare al consiglio direttivo, con il figlio Giovanni stabilmente responsabile delle sempre sobrie ma incisive scelte grafiche e Milli Graffi nel ruolo di direttrice fino al 2020, anno della sua scomparsa.
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