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Libri antichi e moderni

Tanpinar Ahmet Hamdi

L' istituto per la regolazione degli orologi

Einaudi 2014 Frontiere,

50,00 €

Pali s.r.l. Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Autore
Tanpinar Ahmet Hamdi
Editori
Einaudi 2014 Frontiere
Soggetto
Turchia Turkey Turquie
Descrizione
S
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Legatura
Brossura
Copia autografata
No
Prima edizione
No

Descrizione

8vo, br. ed. L'Istituto per la Regolazione degli Orologi, come tutti i grandi romanzi, Ë un libro che contiene un mondo. E lo si puÚ percorrere in direzioni diverse trovando sempre qualcosa di nuovo. Intanto Ë il pi˙ bel libro su Istanbul, raccontata dal primo Novecento durante l'Impero Ottomano, con il fascino dei grandi e antichi palazzi abitati da personaggi quantomeno stravaganti, fino alla modernizzazione degli anni Quaranta e Cinquanta. Poi Ë una satira degli ´enti inutiliª, della burocrazia metafisica, della cialtroneria indissolubilmente intrecciata alla grande saggezza. Ed Ë la storia di un bellissimo personaggio, Hayri Irdal, alle prese con il tempo fin da quando ragazzino era l'aiutante di bottega di un orologiaio, o anche prima visto che la sua esistenza Ë segnata fin dall'inizio, e per sempre, da una vecchia pendola di casa. Un capolavoro della letteratura del Novecento per la prima volta tradotto in italiano. *** Quel che conta, in questo capolavoro comico-satirico, Ë la forma con cui Tanp˝nar prova a maneggiare il Tempo, l'attrezzo con cui entra dentro la gabbia delle tigri: un orologio. Il che Ë un paradosso, o un'apparente contraddizione: Tanp˝nar tenta di lasciare che il Tempo soffi libero il suo sinistro vento abissale, e perÚ per farlo non trova nient'altro di meglio che raccontare come per tutta la vita abbia tentato viceversa proprio di chiuderlo in sacchetti, creando persino un'Istituzione apposita. L'Istituto per la Regolazione degli Orologi mette in scena proprio questo fallimento, nella dialettica, tipicamente novecentesca tra il caos del mondo e un tentativo da parte del romanzo di trovargli un qualche ordine. Il mondo infuria, la vita si dipana in troppe linee perchÈ se ne possa scegliere - comunque arbitrariamente - una da raccontare e dare per buona. Per questo il romanzo usa le parole, perchÈ alla stregua di quei sacchetti di tempo che sono gli orologi, danno l'illusione che l'abisso si possa dire, il Tempo calcolare, lo Spazio si possa misurare. Dalla prefazione di Andrea Bajani
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