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Libri antichi e moderni

Edoardo Calandra

LA SIGNORA DI RIONDINO. A CURA DI RICCARDO REIM

LUCARINI, 1988

19,79 € 21,99 €

Studio Maglione Maria Luisa

(Napoli, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1988
ISBN
9788870332599
Luogo di stampa
ROMA
Autore
Edoardo Calandra
Volumi
1
Collana
Volume 2 di Ottocento italiano
Editori
LUCARINI
Formato
21 cm
Soggetto
Letteratura italiana, Narrativa, Ottocento, Racconti, Classici, Romanzi storici, Donne
Descrizione
BROSSURA
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
In ottimo stato
Lingue
Italiano
Legatura
Brossura
Prima edizione

Descrizione

DISPONIBILITÀ GARANTITA AL 99%; SPEDIZIONE ENTRO 12 ORE DALL'ORDINE. OTTIME CONDIZIONI GENERALI, MAI SFOGLIATO, USURA E MACCHIETTE ALLA COPERTINA, LIEVI SEGNI DEL TEMPO. RARO.

Pubblicato nel 1906, "La signora di Riondino" venne giudicato il più bel racconto di Edoardo Calandra, nonché una delle cose più belle del primo Novecento italiano: ". rappresenta l'animo, i timori, le angosce di questa giovane bella signora colpita e deturpata dal vaiolo, durante l'assenza del marito che è lontano alla guerra (contro i francesi a Staffarda, nel 1690): gli piacerà ancora? Potrà ancora essere amata da lui? In questo dubbio la poveretta si tormenta. Finché decide di affrontare la sua sorte: in abito maschile si fa accompagnare al campo dove il marito combatte, può vederlo un momento non veduta ma, prima dell'incontro con lui, muore uccisa per caso da un soldatuccio.". Nessuno ha saputo meglio di Calandra - ha scritto E. Thovez - far rivivere il vecchio mondo piemontese nel suo spirito e nei suoi costumi.

Il volume uscì nel 1906 insieme ad un altro racconto, La marchesa Falconis, nel volume A guerra aperta. Nato nel 1852, a Torino, nel 1906 Calandra aveva già pubblicato le sue opere migliori, alle quali si aggiunge, a buon diritto, La signora di Riondino: i racconti di Vecchio Piemonte (1895) ed uno dei più bei romanzi italiani del secondo Ottocento, La bufera, del '98. Pittore, illustratore di libri suoi e di altri scrittori, compreso Verga, archeologo dilettante e collezionista di oggetti d'arte, Calandra portò anche nella letteratura una passione antiquaria, come attesta La bell'Alda, ambientata nel decimo secolo (1884): un falso decoroso come lo erano le forme medievali del borgo e del castello erette in pieno Valentino e ultimate nello stesso anno. Altro libro a testimonianza della passione antiquaria dell'autore, I Lancia di Faliceto, dell'86: una cavalcata attraverso i secoli ripresa dal volume postumo La straniera del '14 (Calandra era morto nell'11). Per la parte medievale dei Lancia, l'autore attingeva al lessico e alla sintassi del Novellino oltre che, secondo un rilievo di Gianfranco Contini, al Prologo del Decameron. Dal Novellino il narratore continuava a pescare per La straniera, novella che dà il titolo all'ultimo libro. Ma il secolo prediletto da Calandra è il Settecento, seguito dal Seicento, come documentano i due racconti di A guerra aperta. Quando lo scrittore affrontò una vicenda contemporanea, nella Contessa Irene dell'89, lo fece nella prospettiva del decadentismo, riconoscibile nel tono delle passioni, nell'estetismo degli ambienti e nella conclusione da film muto di un romanzo liberty, lezioso e snervato. In Vecchio Piemonte e soprattutto nella Bufera, sono in evidenza i caratteri più costanti e inconfondibili della narrativa di Calandra: il tono delicato e patetico, il paesaggio vaporoso e umido, di una suggestione argentea, la discrezione del narratore che si riflette sui suoi personaggi timidi e vulnerabili, nel ritegno, nell'affetto intenso, ma quasi impalpabile che distingue i loro rapporti, in una atmosfera di penombra. Calandra è uno degli interpreti più sottili del tema dell'assenza, trattato nella Bufera da un grande maestro della variazione con l'invenzione poetica della scomparsa di Ughes al centro del romanzo. PROTAGONISTA del primo racconto di A guerra aperta è Enida, figlia unica del conte Ottavio di Palanfré, che si sposa, il 1 febbraio 1690, con Ludovico Balpo, signore di Riondino e consignore di Ruent. Ben presto la donna si accorge che la sua indole temperata, l'abituale tranquillità del suo animo e delle sue maniere differivano sensibilmente dal carattere buono ma focoso, dal temperamento ameno ma variabile di suo marito. Enida esagera l'importanza e la gravità di questa scoperta. Timidezza, peritanza, soggezione intralciano il rapporto con Ludovico. Di qui apprensione, angustia, ripicche di cui si pentiva subito nell'ostinarsi a starsene a casa quando avrebbe potuto accompagnare il marito nelle cavalcate e nelle camminate che andava facendo, da quel gentile cavaliere che lei era. Il padre le aveva dato un'educazione in parte virile con nobili e convenienti esercizi fisici: non si rassegnava a non avere figli maschi e di quando in quando cercava di illudersi facendole portare l'abito da uomo. Accanto al ritratto di Elida, pronta a chiudersi in sé come la pianta sensitiva, che a un tocco, a un soffio ritira i suoi rami e serra le foglie, quello del marito, reso con la cura di rilevare le differenze tra i due personaggi, è di esecuzione più rapida. Presto torna il tema dell'assenza, non drammatico come nella Bufera, ma tale da determinare quella solitudine psicologica che porterà ad una iniziativa di esito tragico: la decisione di raggiungere il marito in guerra, nel travestimento da cavaliere, la ricerca affannosa e il rivederlo nella impossibilità di farsi vedere fino alla morte accidentale, altro motivo che rispunta nei romanzi e racconti di Calandra. Al tema dell'assenza si lega anche qui la zona oscura dove operano le telepatie e i presentimenti. Un episodio centrale è quello della malattia: colpita dal vajuolo, Enida guarisce, ma con le gote sfiorite e segnate per sempre. E tuttavia più tardi, la donna non risulterà sfigurata nel volto, tanto da essere riconosciuta subito, e in abiti maschili, da un amico del padre; e anche questo è un motivo di ansiosa incertezza della storia. Il sogno-incubo che si accompagna alla malattia è di chiaro gusto scapigliato, come rileva esattamente Riccardo Reim nella sua introduzione; e del resto nell'altro racconto di A guerra aperta, La marchesa Falconis, l'autore indulge a temi tenebrosi e orripilanti propri della Scapigliatura soprattutto lombarda, nella presentazione del cavaliere Passamonti, della genìa dei personaggi di Tarchetti e anche, in un corpo di Camillo Boito, simili a certe figure di Hoffmann, sinistre e dal fascino magnetico. Questi forse sono isoli momenti di letteratura scapigliata di uno scrittore che è generalmente inserito nel capitolo della Scapigliatura piemontese per ragioni di anagrafe e di ambiente. Ma in verità, osserva Gianfranco Contini, quello di Edoardo Calandra è un distretto annesso alla provincia scapigliata; più opportunamente per lui sono stati proposti i nomi di Manzoni e Stendhal. La sua passione antiquaria si esprime anche nella Signora di Riondino con le lettere di Ludovico in stile moderatamente secentesco che si richiamano al dilavato e graffiato autografo, di ben altra resa linguistico-letteraria, nella Introduzione ai Promessi Sposi. C'è anche una citazione (cose di fuoco!) in parole del prevosto don Fabiano, le stesse del vecchio servitore di don Rodrigo. Quanto a Stendhal, è da episodio di un suo romanzo la situazione di una donna sola, vestita da uomo, con un cappello nero a piuma bianca e giustacuore, in mezzo a una battaglia. La signora di Riondino si svolge in piena estate, anche se Calandra si intona di più all'autunno e all'inverno; ma il paesaggio è sempre vaporoso, prima dell'alba, con le case, cascine, capanne silenziose e come disabitate e la fresca brezza del levante che dissipa le lunghe strisce di nebbia posate qua e là dopo il canto del gallo. Su questo sfondo ha inizio il viaggio di Enida verso la guerra che occupa le ultime scene del racconto, fra le soste nelle retrovie, gli scontri tra i battaglioni e i reggimenti, piccole zuffe e duelli fino alla conclusione nella cascina più ferocemente investita e percossa dai Francesi, dove la signora di Riondino cade come un fiore rotto nel gambo. GIULIO CATTANEO

Descrizione bibliografica
Titolo: La signora di Riondino
Autore: Edoardo Calandra
Cura e introduzione di: Riccardo Reim
Editore: Roma: Lucarini, Gennaio 1988
Lunghezza: 108 pagine; 21 cm
ISBN: 8870332594, 9788870332599
Collana: Volume 2 di Ottocento italiano
Soggetti: Letteratura italiana, Narrativa classica, Ottocento, Racconti, Classici, Edizioni critiche, Cultura piemontese, Romanzi storici, Donne, Protagoniste femminili, Travestimenti, Vaiolo, Guerre, Battaglie, Avventura, Romanzo storico cavalleresco, Amore, Spirito cavalleresco, Galanteria, Sacrificio, Morte, Passione, Giuliano Manacorda, Benedetto Croce, Natalino Sapegno, Giorgio Petrocchi, Silvio Ramat, Eroismo, Manzoni, Idealismo, Onore, Virtù, Novelle, Stendhal, Viaggio, Dramma, Enida, Psicologia, Collezionismo, Libri Vintage Fuori catalogo, Eroine, Italian literature, Classical fiction, Nineteenth century, Short stories, Classics, Critical editions, Piedmontese culture, Historical novels, Women, Female protagonists, Disguises, Smallpox, Wars, Battles, Adventure, Chivalric historical novel, Love, Chivalrous spirit, Gallantry, Sacrifice, Death, Passion, Heroism, Idealism, Honor, Virtue, Short stories, Travel, Drama, Aenida, Psychology, Collecting, Out of print books, Heroines

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