Tre volumi di cm. 19,5, pp. (4) viii, 495 (1); (4) 478; (4) 480. Legatura coeva in piena pelle bazzana, dorsi lisci con titoli su tasselli doppi tasselli bicolore e ricchi fregi in oro. Qualche piccolo segno d'uso esterno, peraltro esemplare genuino e ben conservato. Edizione originale, rara di un’opera di grande interesse storico ed economico. A testimonianza, le ristampe dell'anno successivo a Londra e a Francoforte in traduzione tedesca. D'Ancona: p. 60: “Il I vol. riguarda il regno di Napoli, il II Roma e lo Stato della Chiesa, il III Lucca, la Toscana, o per dir meglio Livorno, e poi Modena (ca. 120 pp.), Parma, Genova, la Corsica (30 pp.) e il Principato di Monaco. L'opera del Conte, poi cittadino Gorani milanese (Milano, 1740 - Ginevra, 1819), è di molta importanza, e meriterebbe di essere rimessa in onore, corredandola di opportune illustrazioni. Ci possono essere degli sbagli e dei giudizi men retti, dovuti alle opinioni giacobine dell'A., ma il fondo è veridico, e le notizie abbondanti e svariate.”. L'A. ebbe una vita avventurosa e ricca di incontri proficui e importanti: formatosi nella Milano dei Verri e dei Beccaria, combatté contro i Prussiani, da cui fu fatto prigioniero. In Germania ebbe modo di seguire delle lezioni di Kant e di apprezzare la figura di sovrano illuminato di Federico II. Dopo il ritorno in patria, intraprese un lungo viaggio che lo portò in giro per l'Italia, la Corsica, la Sardegna e poi l'oriente: Grecia, Impero turco e paesi balcanici. Fu poi in Spagna, Portogallo e infine Vienna, dove divenne funzionario di Maria Teresa, finché egli non espresse con troppa franchezza all'imperatrice la sua avversione nei confronti di Firmian e di Kaunitz. Dopo un breve viaggio in Inghilterra e in Francia, raggiunse Costantinopoli, dove cercò, forse su consiglio del Voltaire, di restaurare al trono i vecchi Commeni. Soggiornò di nuovo a Milano, quindi visitò il Regno di Napoli e Roma. Fu quindi in Svizzera e poi in Francia, dove dal 1790 fissò la propria residenza, divenendo cittadino francese e avvicinandosi ad alcuni intellettuali, tra cui Condorcet, Bailly, Barthélemy e Mirabeau. Di questi tracciò poi spregiudicati profili nei suoi Mémoires. Nel 1793 riparò di nuovo in Svizzera fuggendo il Terrore. In quell'anno “...egli fece uscire a Parigi i Mémoires secrets, i quali gli suscitarono l'odio di alcuni sovrani, soprattutto di Maria Carolina di Napoli, che lo perseguitò... I Mèmoires,non sono opera di gran valore per la storia del pensiero del G., ché egli mirò a raccontare avventure, viaggi, amori e a descrivere la corruzione delle corti italiane, piuttosto che spiegare il corso delle proprie idee politiche e filosofiche.” (Diz. lett. it. Laterza, III pp. 166-169).