LIBROEdizione originale.Minima usura ai bordi della sovracoperta (strappo di 2 cm senza perdite al taglio alto della quarta di copertina; millimetrica mancanza al taglio basso; testa del dorso leggermente arricciata), per il resto integra; nel complesso un ottimo esemplare, fresco e pulito. Il monumentale volume è esito di un lungo lavoro di Ugo Mulas, dal 1964 a New York a fotografare la scena della pop art, sponsorizzato da Alan Solomon e dal gallerista Leo Castelli. Scrive Solomon nella breve «Introduzione»: «[.] il mio personale interesse nell’impresa fu il risultato della mia viva ammirazione per questo fotografo. A Venezia [Biennale 1964] Mulas scoprì gli americani e io scoprii Mulas. [.] Accanto a Mulas, c’è l’impaginatore, Michele Provinciali, che in questo caso ebbe un compito più importante del solito. Aiutò a scegliere le fotografie, poiché fu fatto uno sforzo per completare la presentazione di ogni parte del libro con la speranza che le sequenze rafforzassero il senso di un’esperienza completa nel caso di ogni singolo artista. [.] vi sono molte cose sotto la superficie di queste fotografie, e riguardano l’atmosfera dello studio, gli atteggiamenti mentali e le abitudini di lavoro degli artisti, la loro personalità, il tutto registrato secondo quella che mi pare una fedeltà senza pari. Anche altre cose di questo libro non hanno precedenti. Un certo numero di artisti, come Jasper Johns e Kenneth Noland, non avevano mai permesso prima che un fotografo li ritraesse al lavoro, e troviamo qui per la prima volta una documentazione della loro attività [.]».Segue un corposo saggio su «New York: la nuova scena artistica», quindi i capitoli destinati ai singoli artisti, in quest’ordine: Marcel Duchamp, Barnett Newman, Lee Bontecou, John Chamberlain, Jim Dine, Jasper Johns, Roy Lichtenstein, Kenneth Nolan, Claes Oldemburg, Larry Poons, Robert Rauschenberg, James Rosenquist, George Segal, Frank Stella, Andy Warhol, Tom Wesselmann.«Mulas [.] arriva a “scrivere” un testo fotografico eccezionale, che nel 1967 diventerà il libro “New York: arte e persone”. Volendo portare al massimo compimento l’esegesi per immagini di un entourage, che si affermerà quale leader dell’arte mondiale, Mulas lavora sul significato preliminare del dipingere di Johns, dà senso all’accumulo caotico di John Chamberlain, ricostruisce filologicamente il procedere scultoreo di George Segal, interpreta la neutralità e l’asetticità di Andy Warhol e permette infine lo sfogo teatrale, tipico dei suoi happening, a Claes Oldenburg. L’arte di New York e i suoi vati, tra cui il gallerista Leo Castelli e il teorico Alan Solomon, si offrono, accanto ai loft dei collezionisti e degli artisti, come una serie di fenomeni individuati [.]. Per decifrarli il fotografo [.] trasforma la presenza di Lichtenstein in un fumetto, evidenzia l’impersonalità ossessiva del dipingere di Frank Stella, comunica l’amore del vuoto e del minimo di Barnett Newman [.]» (Celant)Celant, Fotografia maledetta e non (Milano 2015), ad indicem