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Libri antichi e moderni

Fasano Giusi, br.

Ogni giorno 3. Ricordi di vite perdute sul lavoro

Rizzoli, 2022

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Maremagnum.com (Milano, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
2022
ISBN
9788817148696
Autore
Fasano Giusi
Pagine
pagine 228
Collana
Varia
Editori
Rizzoli
Formato
In-8
Soggetto
1DST
Illustratore
br.

Descrizione

Nel 2021 i morti sul lavoro sono stati 1221. Ogni giorno 3. Anzi, un po' dì più: 3,345. Una strage che non fa mai abbastanza rumore e che non conosce tregua. Erano 1221 uomini e donne morti per vivere, gente comune che a volte accettava paghe orarie indecenti pur di portare a casa qualcosa. Persone diverse l'una dall'altra ma accomunate, nel loro tragico finale, da ciò che stavano facendo: lavorare. Di queste vite spezzate, di queste piantine senza più linfa, Giusi Fasano racconta quel che sono state e quel che avrebbero voluto essere, la successione dei sogni infranti e l'umanità dolente delle loro famiglie. Le voci fuori campo - quelle reali - sono dei parenti e degli amici che hanno aperto i cassetti dei propri ricordi per ricostruire ognuna di queste 21 storie. Ed è grazie alle loro testimonianze che è stato possibile dare voce - quella immaginaria - a chi non c'è più. Ne nascono 21 racconti in prima persona, drammatici, toccanti. Parole che planano sulle vite di ognuno di loro, sulle gioie, i dolori, le preoccupazioni, le persone care. C'è chi è stato ucciso dal fuoco come Giuseppe, l'ultimo a morire nel rogo della Thyssen, e chi dall'acciaio, perché Gabriele è finito fra i rulli che appiattiscono la lamiera. Non mancano le donne: Luana, giovanissima mamma che ha lasciato la sua vita in un orditoio, o Paola, bracciante agricola morta di fatica. Ma ci sono anche le voci di chi era al servizio della collettività: il medico, il vigile del fuoco, il poliziotto. E poi i casi più frequenti: i gruisti, gli edili, i lavoratori agricoli. Questo è un libro contro l'indifferenza sul tema dei morti sul lavoro. Contro il rischio che di 3 morti al giorno si finisca per non ricordarne nessuno mai. Un oltraggio che un Paese civile non può consentire.
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