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Libri antichi e moderni

Eco, Umberto

Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee

Bompiani (La Tipografica Varese),, 1962

400,00 €

Pontremoli srl Libreria Antiquaria

(MILANO, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1962
Luogo di stampa
Milano,
Autore
Eco, Umberto
Pagine
pp. 370 [4].
Collana
collana «Portico - critica e saggi» n. 38,
Editori
Bompiani (La Tipografica Varese),
Formato
in 8°,
Edizione
Prima edizione.
Soggetto
Narrativa Italiana del '900
Descrizione
tela editoriale nera stampata in bianco, sovracoperta in pesante carta gialla stampata in nero,
Prima edizione

Descrizione

LIBRO Prima edizione. Ottimo esemplare, completo della sovracoperta integra (minima traccia di sporco al piatto posteriore) e tagli solo leggermente bruniti. “Opera aperta” non è semplicemente un titolo ma il nome di una nuova categoria ideata da Umberto Eco in questo fondamentale saggio del 1962 per definire lo statuto delle poetiche contemporanee: l’apertura intesa come non definitiva compiutezza, l’opera riconosciuta come oggetto plastico e poroso sensibile allo sguardo e all’interpretazione del fruitore e formata, al suo interno, da una rete mobile e in evoluzione di codici, informazioni, significati. Per questa via, l’opera d’arte e letteraria non può più essere intesa come spazio chiuso dotato di una forma stabile e immutabile dovendo piuttosto essere vista come un “campo di possibilità” segnato da elementi tanto temibili quanto fecondi che rispondono al nome di “Caso”, “Indeterminato”, “Probabile”, “Ambiguo”, “Plurivalente”. Un’indagine sulle strutture artistiche condotta attraverso pagine erudite che interrogano la letteratura sperimentale, la musica seriale, la pittura informale, l’arte cinetica e le logiche della ripresa televisiva diretta, con la teoria dell’informazione chiamata in causa per offrire nuovi strumenti conoscitivi applicabili all’estetica. Uno studio accolto da polemiche ed entusiasmi poiché insieme genitore e figlio della sperimentazione segnata dalla rottura delle certezze, dal disordine, dal disarmonico, dall’infinitamente interpretabile o ricomponibile in un gioco che, dal piano puramente estetico, fatalmente si allargava fino a invadere e a minare qualsivoglia visione del mondo ancora legata a idee di ordine, razionalità occidentale classica, prevedibilità. Come scrive lo stesso Eco, «Opera aperta» propone «una indagine di vari momenti in cui l’arte contemporanea si trova a fare i conti con il Disordine. Che non è il disordine cieco e insanabile, lo scacco di ogni possibilità ordinatrice, ma il disordine fecondo di cui la cultura moderna ci ha mostrato la positività; la rottura di un Ordine tradizionale, che l’uomo occidentale credeva immutabile e definitivo e identificava con la struttura oggettiva del mondo» (Eco, “Introduzione”, p. 8).
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