VII, [1], 96 p., 8°(15 cm), mezza pelle coeva. Condizioni : USATO - Stato : Buono, ordinari segni d'uso e del tempo, manca la carta numerata romana VII e bianca al verso (ultima pagina della prefazione). Altre note : Le iniziali sono di Aurelio Bertola, cfr.: Studi su Aurelio Bertola nel II. centenario della nascita, p. 292. Falso luogo di stampa. Copia con frontespizio calcografico su carta pesante, con vignetta (Amore bendato). BERTOLA DE GIORGI, Aurelio. - Nacque a Rimini il 4 ag. 1753, da Antonio Bertolli (detto poi Bertola), di famiglia nobile. Compiuti i primi studi nel seminario di Todi, dove era vescovo il suo parente Francesco Pasirti, entrò a sedici anni nel monastero senese di Monteoliveto, mutando il proprio nome originario di Severino in quello di Aurelio. Temperamento irrequieto e mondano, si stancò presto della vita religiosa, e, fuggito dal monastero, cercò una diversa sistemazione nella carriera delle.armi, che lo portò fino in Ungheria. Non reggendo tuttavia la sua debole costituzione alle fatiche militari, egli finì per ritornare al suo monastero, dove gli fu affidato un incarico di lettore. Acquistata una certa notorietà letteraria con i suoi primi versi, e in particolare con Le Notti Clementine, ottenne nel 1776 di esser chiamato alla cattedra di storia e geografia nell'Accademia di marina di Napoli. Gli anni trascorsi in questa città furono forse i più sereni della sua vita: il suo ingegno brillante, le sue doti di ìmprovvisatore, il suo notevole, fascino personale gli aprirono subito le porte della società aristocratica napoletana, dove non solo colse invidiati successi galanti ma si legò di amicizia con alcuni nobili letterati, come Antonio di Gennaro, duca di Belforte. Nel 1783 lasciò Napoli di propria volontà per raggiungere Vienna, attiratovi dalla presenza del suo concittadino monsignor Giuseppe Garampi, nunzio apostolico presso la corte imperiale. E in effetti, per interessamento del Garampi, gli fu accordato di cambiare la condizione di monaco olivetano in quella, assai. più libera, di prete secolare, e gli fu affidata la cattedra di storia universale nell'università di Pavia, dove cominciò ad insegnare nel 1784. Nella città lombarda, allora vivacissimo centro culturale e letterario (vi insegnavano fra gli altri il Volta, il Mascheroni, lo Spallanzani, lo Scarpa), il B. ebbe accoglienza non meno favorevole che a Napoli, come dimostra anche la nomina a "principe" della locale Accademia degli Affidati, che gli venne conferita nel 1785. Pur attendendo con impegno all'insegnamento universitario, da Pavia egli si spostava di frequente nelle altre città lombarde e venete per visitarvi gli amici letterati e le sue numerose ammiratrici, fra cui figuravano dame note per cultura e spirito come Elisabetta Mosconi (da cui ebbe un figlio), Isabella Teotochi Albrizzi, Paolina Secco Suardi Grismondi, Silvia Curtoni Verza. Viaggi più lunghi lo portarono in Svizzera, dove conobbe il Gessner, e lungo la valle del Reno. Aggravatesi le sue condizioni di salute, nel 1793 lasciò Pavia per tornare nella città natale. Qui fece in tempo a vedere la venuta dei Francesi e a mostrare la sua simpatia per la nuova situazione politica, accettando la nomina a membro del Comitato d'istruzione pubblica dell'Emilia, collaborando al Giornale patriottico e redigendo un opuscolo intitolato Idee di un repubblicano sopra un piano di pubblica istruzione. Si spense a Rimini il 30 giugno 1798.