Libri antichi e moderni
DONI, Anton Francesco (1513-1574)
Tre libri di lettere [...] E i termini della lingua Toscana
Francesco Marcolini, 1552
3800,00 €
Govi Libreria Antiquaria
(Modena, Italia)
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Dettagli
Descrizione
Basso, pp. 84-85; Edit 16, CNCE 17696; Index Aurelienis, 155.278; S. Casali, Gli annali della tipografia veneziana di Francesco Marcolini, (Bologna, 1953), no. 93; C. Ricottini Marsili-Libelli, Anton Francesco Doni scrittore e stampatore, (Firenze, 1960), pp. 84-86, no. 38.
FIRST EDITION of all three books of Doni's collected letters. The first book was published in 1544 by Girolamo Scotto with dedications to Federico Cesi and Lodovico Domenichi (dated Venice, May 9, 1544). It was reprinted with a few additions and modifications in 1545 by the same printer. In 1546 Doni had its own printing of a revised edition in Florence dedicated to Francesco de' Medici and a year later he printed the Libro secondo, dedicated to Agostino Bonucci, general of the Servite Order.
The present edition is dedicated to Costanza Vitelli Baglioni (Venice, July 27, 1552). The dedication to Domenichi of the first book of the first edition was retained but addressed now to the reader. It contains sixty-six letters. The second books is still dedicated to Bonucci, and contains sixty-two letters. Most of these letters had already been published in the earlier editions, many were omitted, and several reprinted from Doni's Disegno (1549). The newly added third book is dedicated to Jacopo de Nores (Venice, July 13, 1552). It contains fifty-two letters, of which fifteen had been previously published in the Libro secondo, and eight in the first part of the Medaglie (1550) (cf. S. Re Fiorentin, I ‘libri di lettere' di Anton Francesco Doni, in: “Levia Gravia”, II, 2000, pp. 65-95). At the end of the volume are printed thirty-two sonnets exchanged between Doni and his correspondents, twenty-three of which had already been published in the 1544-edition of his letters.
Doni expressly emphasizes the burlesque and playful character of his letters in a letter addressed to the printer Gabriele Giolito (Padova, February 15, 1544, p. 205), where he writes that “tutte le cose che si dicono e si scrivono non sono vere. Ma bisogna spregnar la fantasia. Dove voi troverete molte delle mie lettere piacevoli; dette & scritte solamente per dare spasso à chi le leggerà” (cf. G. Genovese, La lettera oltre il genere. Il libro di lettere, dall'Aretino al Doni, e le origini dell'autobiografia moderna, Roma & Padova, 2009, pp. 193-200).
“Le lettere di Doni si pongono sin dall'inizio sotto il segno della ‘piacevolezza': se nella dedica alla ‘Signora Gostanza Vitella de' Baglioni' Doni non esita a dichiarare che esse ‘furono ristampate per la seconda volta, per la piacevolezza che tengono nel dir loro' (l. Aiir), poco più avanti nella dedica ‘Ai Lettori' del ‘Libro Primo' sostiene di ‘darle fuori' perché ha ‘piacere di dar piacere al mondo' (p. 3). Nelle lettere del Doni la tradizione comica toscana e il modello aretiniano sono riassimilati e per così dire forzati con un costante lavoro di dilatazione e manipolazione formale dei materiali a disposizione. La tensione linguistica e stilistica, l'uso marcato di una sintassi che rifugge da criteri di armonia e di misura in direzione dell'aggressività e dell'espressivismo sono piegati al gioco della deformazione e dell'invenzione. L'accumulo di materiali diversi, il gusto della variazione, sintomi di un'insofferenza nei confronti di soluzioni letterarie classiche connotate dalla ripetizione invariata di moduli e temi, riflettono un'adesione agli aspetti più incongrui del reale, di cui si privilegiano gli elementi ‘bassi' e stravaganti. Nelle lettere doniane l'universo narrativo si offre al