Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Libri antichi e moderni

Canfora Luciano

Vita Di Lucrezio

Sellerio Editore Palermo (16 aprile 2024),

18,00 €

Pali s.r.l. Libreria

(Roma, Italia)

Parla con il Libraio

Metodi di Pagamento

Dettagli

Autore
Canfora Luciano
Editori
Sellerio Editore Palermo (16 aprile 2024)
Soggetto
Classica Ancient Rome Greece
Descrizione
S
Sovracoperta
No
Stato di conservazione
Nuovo
Legatura
Brossura
Copia autografata
No
Prima edizione
No

Descrizione

16mo, br. ed. "Della vita del pi˘ significativo poeta e scienziato di lingua latina,Tito Lucrezio Caro [.] sappiamo ben poco.Dobbiamo perciÚ far capo a ciÚ che si intravede nel suo stesso poema". CosÏ l'esordio in prefazione di Luciano Canfora ,che rinvia quindi al De Rerum Natura,ovvero ai passi pi˘ significativi dell'opera di Lucrezio,che riflettono il sentire poetico-filosofico dell'autore ,nell'ambito del clima culturale e storico di quegli anni di trapasso dalla tarda repubblica al principato augusteo.Alcune fonti ipotizzano la nascita di Lucrezio nel 94/93 a.c. e la durata della vita in 44 anni, facendo cosÏ corrispondere la morte nel 50/49 a.c. Fonti per lo pi˘ cristiane (Girolamo 347-419 d.c.),poichÈ È assordante il silenzio di quelle laiche, sia coeve che tarde, anche se nello scorrere delle argomentazioni addotte da Canfora, se ne possono desumere alcuni motivi.Il riferimento pi˘ utile Ë comunque Cicerone che, fra le sue numerose epistole, ne reca una indirizzata al fratello Quinto nel febbraio del 54 a.c. in cui ,fra l'altro, fa riferimento ai "Lucreti poemata",di cui Quinto gli aveva scritto, e di cui lui da' un giudizio positivo in termini di genialit‡ e valore artistico.Secondo la testimonianza di Girolamo, Cicerone avrebbe curato l'edizione (emendavit dice Girolamo) dell'intera opera di Lucrezio,notizia "scarsamente credibile" in considerazione del fatto che il termine "poemata" dallo stesso Cicerone viene inteso in altri contesti come un gruppo di versi che, in questo caso, sarebbero quelli letti da Quinto e a lui sottoposti per un giudizio e di cui comunque Cicerone si riserva di parlarne di persona quando fosse venuto ("cum veneris").Ma qual era l'indirizzo filosofico del De Rerum Natura e quale la considerazione che aveva al tempo la figura stessa di Lucrezio? Ancora Girolamo lo descrive come un poeta che compone mediante una scrittura intermittente ("per intervalla insaniae "),quando cioË Ë lucido rispetto ad un suo stato di presunta follia.Giudizio di fatto condiviso da un altro autore cristiano Lattanzio (250-320d.c.) che, pur non citando esplicitamente Lucrezio, ne condanna la corrente di pensiero di Democrito ed Epicuro cui si ispira, che " date le sue premesse, perviene alla follia dal punto di vista cristiano estrema, di negare l'immortalit‡ dell'anima". "Lucrezio Ë pazzo - osserva Canfora-nell'apologetica di Lattanzio, perchÈ porta nel suo libro argomenti su argomenti contro la credenza dell'immortalit‡ dell'anima,perchË dissipa il timore degli inferi,perchË sostiene con straordinaria efficacia che i famosi castighi infernali non sono che la proiezione di angosce terrene".Ed Ë una trattazione "sprezzante" che Lucrezio fa circa l'idea di dio, "e soprattutto al carattere grottesco del culto che alle immagini degli dei viene tributato".Scrive infatti nel quinto libro della sua opera:"non Ë pietas mostrarsi ad ogni istante coperti da un velo, rivolgersi ad una pietra [cioË adorare le statue],avvicinarsi a tutti gli altari possibili (omnia accedere ad aras) o prostrarsi per terra e, spalancate le palme delle mani, posizionarsi davanti ai templi degli dei". La predicazione lucreziana Ë del tutto incongruente con l'imminente -e dilagante- rilancio dell' antica religione voluta da Augusto, la cui immagine appunto velata in cui compare nell'Ara Pacis insieme a tutti i suoi familiari Ë simbolo eloquente. Ma non solo il culto degli dei Ë bersaglio della poetica di Lucrezio,poichË egli si esprime "con fiero e giusto disgusto per la lotta politica della feroce e corrotta repubblica romana".All'inizio del terzo libro infatti inveisce contro i politici " che gonfiano nella guerra civile le proprie ricchezze,raddoppiandole accumulando delitti su delitti".E' il nesso fra guerra civile e arricchimento individuale, cui Lucrezio contrappone la sua "proposta utopistica di un ritorno alla vita prior, che egli definisce anche vita secondo ragione[.] cioË fondata all'autentica ricchezza, che consiste nel- vivere parce- perchÈ del poco non vi Ë mai penuria".E non si ferma qui, poichË "procede verso un obiettivo pi˘ alto e autentico al mos Romanus, cioË verso una critica al dominio imperiale in quanto tale". I politici-del tempo, ma l'accezione puÚ essere generalizzata- ,scrive Lucrezio nel quinto libro, " spesso protesi verso il punto pi˘ elevato del potere, precipitano, come colpiti da un fulmine, nel Tartaro" ,concludendo pi˘ avanti, "Ë di gran lunga meglio obbedire tranquillamente (parere qiuetum) piuttosto che voler sottometter il mondo al proprio imperio e impadronirsi del potere supremo (quam regere imperium)".Chiosa allora Canfora al riguardo :"Concentra in quel solo verso l'attacco alla pulsione imperialistica: cioË va ben oltre il vivi in disparte [.] epicureo" configurandosi in sostanza in "una rottura radicale con l'impianto stesso della romanit‡ come vocazione imperiale, teorizzata pomposamente da Cicerone, da Livio e da molti altri portavoce dell'Èlite dirigente romana".E questo nonostante Cicerone stesso nel suo De Natura Deorum, quando tratta dell'origine della visione volgare degli dei, "adotta vedute che vanno oltre le tradizionali, un pÚ equilibristiche, posizioni epicuree e si sbilancia verso una visione [.] tacciabile di ateismo" senza per questo mai citare l'opera di Lucrezio.Daltronde vari altri personaggi della elite del tempo quali Attico,Cassio,Bruto, discutono delle idee di Epicureo-che ben conoscono- ma, al di la della loro o meno personale adesione, "l'opzione filosofica Ë un gioco intellettuale che non presenta rischi pratici" perchÈ c'Ë ancora massima libert‡ di pensiero che il ceto dirigente si concede, comunque "restando se stesso nel proprio ruolo sociale e politico-familiare".Si puÚ insomma anche filosofeggiare, purchÈ poi prevalga quello che oggi definiremmo il "politicamente corretto", e questo vale sempre di pi˘ ,avvicinandosi il dominio augusteo, tanto che Virgilio nel sesto libro dell'Eneide "fa pronunciare al vecchio Anchise (defunto) questo perentorio ordine-auspicio,rivolto non pi˘ al misero Enea ma al popolo romano [.] : Tu regere imperio populus ,Romane,memento! Popolo romano, ricordati che il tuo compito Ë comandare!". La cultura all'epoca augustea -chiosa Canfora- "sembra dominata da un pensiero: soppiantare Lucrezio". Altri argomenti prospettati dall'autore riguardano, ad esempio, la presunta povert‡ della lingua latina nel trattare la filosofia greca -ed epicurea in particolare-, di cui cui Lucrezio si fa fondatore, povert‡ confutata da Cicerone , che ne proclama invece -della stessa lingua latina-una certa superiorit‡, ascrivendo a se stesso l'immagine di" creatore del linguaggio filosofico romano".Vari altri spunti sempre attinenti la vita culturale e politica del tempo, rendono -come sempre- complessa, e al tempo stesso estremamente interessante, la lettura di questo testo del prof. Canfora
Logo Maremagnum it