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Spagnolo,LA MELA DI GUGLIELMO TELL,1978[Svizzera,emigrazione,GASTARBEITER

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Descrizione





Alessandro Spagnolo,
LA MELA DI GUGLIELMO TELL
SULLA TESTA DEI GASTARBEITER,
Istituto di Studi e Ricerche Sociali - Lecce /
Editrice Salentina, Galatina 1978,
brossura, 21x15,5 cm., pp.119,
Collana « Il Punto » n.1,
peso: g.210

CONDIZIONI DEL LIBRO: ottime,
ex biblioteca




INDICE
Introduzione ......... Pag. 5
Cap. I - Storia, aspetti sociali e giurdici della migrazione
nel territorio elvetico ..... » 9
Cap. II - Gli svizzeri di fronte al problema dell'emigra-
zione: la naturalizzazione .... » 27
Cap. III - L'altra Svizzera ...... » 51
Cap. IV - Integrazione, non assimilazione ... » 69
Cap. V - L'indagine . . . ............... » 95
Bibliografia ......... » 119



dall'INTRODUZIONE
Da qualche anno a questa parte qualcuno sta volando sul
nido del cuculo degli elvetici. Si stanno scrivendo non pochi li-
bri di denunzia, di controdenunzia e di studi più impegnativi di
carattere sociologico, per cui l'immagine di una Svizzera umani-
taria, democratica, liberale, perfettamente neutrale, ospitale, paci-
fica, di una Svizzera cioè « al di sopra di ogni sospetto » o « in-
sospettata », tradizionale, è non solo messa in discussione, ma
oramai superata e rifiutata anche dai suoi più affezionati difensori.
Una nuova immagine tuttavia non ci è stata ancora data.
Occorre cercarla. E' interesse non solo degli svizzeri, ma anche
dell'Europa intera; di quella Europa cioè che nel 1815 la volle
neutrale.

Con l'andare degli anni la Svizzera infatti è diventata qual-
cosa di più di quello che era nel 1815. Ora essa è anche, come
dicono molti, il salvadanaio del mondo, e, pur non volendo ac-
cettare pienamente l'immagine di « una Svizzera al di sopra di
ogni sospetto », come ce l'ha presentata Ziegler, non è possi-
bile, in alternativa, accontentarsi di quella di « una Svizzera in-
sospettata », propinataci da Lasserre, preoccupato, quest'ultimo,
più di togliere dal sacro volto della madre buona i segni degli
insulti del figlio prodigo ed ingrato (Ziegler), che di cogliere la
occasione per esaminare con più attenzione e realisticamente i
danni che l'età e altro sono andati producendole.

La verità elvetica, come ogni verità, sta in profondità ed è
dovere di tutti, non escluso il popolo svizzero (gli studiosi, al-
meno alcuni, già lo fanno), cercarla.
Molti oggi sono coloro che, volenti o nolenti, consciamente
o inconsciamente, hanno a che fare con questa nazione che, pur
essendo, per il suo territorio, « una barchetta nell'oceano » e
non rappresentando la sua popolazione « nemmeno un terzo dei
soldati caduti sui campi di battaglia della seconda guerra mon-
diale », (sono immagini a cui ha fatto ricorso Lasserre) « ospita »
(o almeno ha ospitato fino a qualche anno fa) fino ad un mi-
lione di migranti (ossia più di un sesto della sua popolazione)
e una grande quantità di denaro straniero, più o meno pulito,
che, provenendo da tutto il mondo, anche quindi dalle nazioni
da cui provengono i migranti, è testimone, e a volte anche
corpo del reato, delle tante tempeste che rendono « l'oceano »
(per stare all'immagine di Lasserre) infido anche a navi di mag-
giore tonnellaggio.

Pur non volendo ipotizzare, come ha fatto qualcuno, che
potrebbe venire proprio dalla Svizzera la nuova rivoluzione,
non si può restare del tutto indifferenti di fronte al suo modo
di essere, al « malaise » dei suoi cittadini più pensosi, al cu-
mulo di esperienze positive e negative che non solo intellettuali,
profughi politici e banchieri, ma anche migliaia di lavoratori
vanno facendo sul suo territorio.

Forse sono stati proprio costoro, i migranti, che hanno
incominciato a volare sul nido del cuculo della Svizzera.
Non sono pochi coloro, anche fra gli stessi svizzeri, che si
sono posti di fronte al problema dei migranti con preoccupa-
zione, denunziando carenze e ingiustizie. Anche la chiesa cat-
tolica, mettendosi, forse per la prima volta, in opposizione al-
l'operato del governo confederale, ha disapprovato la politica
elvetica riguardo all'emigrazione, denunziando in modo parti-
colare lo statuto degli stagionali. Non mancano autori che par-
lano di barbarie e di incongruenze antidemocratiche delle leggi
elvetiche a riguardo.

Molte cose avvengono in Svizzera in nome della neutralità
e della democrazia, che però con l'una e con l'altra hanno poco a
che fare e di cui anche i migranti pagano il costo.
In questo nostro lavoro, che contiene anche un'inchiesta
condotta nella città di Sion dalla Sig.na Luana Talà tra due-
cento migranti italiani, abbiamo cercato di dimostrarlo.
In esso abbiamo esaminato i problemi dei migranti in re-
lazione a quelli del popolo elvetico, mettendo in evidenza come
gli uni e gli altri, anche se differenti per gravità, si influenzino
vicendevolmente.

Ci è sembrato di scoprire che sia tornato ai nostri giorni il
mito di Guglielmo Tell. Ancora una volta gli elvetici devono
saper cogliere il bersaglio senza colpire la testa di chi lo sostiene.
Sono i « gastarbeiter » che oggi sostengono sul loro capo la
mela che gli elvetici devono saper colpire per non perdere
molto della loro libertà.





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