A Siddharta Suddodanide, il Budda. (unito: testo sanscrito).

2 fascicoli in-8° stretto oblungo (10 x 28), piegato a fisarmonica, rispettivamente di pp. (24) col testo italiano, impresso a Pisa presso i fratelli Nistri nel 1872, e testo in sanscrito nello stesso formato (10 x 28) di pp. (58), a fogli sciolti, recante l'etichetta di "Londra, Trübener, Paternoster Row", s.d. (ca. 1870), con titolo in sanscrito nel primo e nell'ultimo f., contornato da un fregio tipografico. Ambedue i testi impressi su carta giallina. Il tutto entro brossura originale coeva recante il titolo "Nothing bring me all things (Timon)". Il testo italiano reca un invio autografo del traduttore: "Al suo amico Flechia un buddiano di Pisa". (11171) Interessante e rara testimonianza, che reca nel primo fascicolo la parziale versione italiana del testo sanscrito ad esso allegato, edito a Londra da Treubner, del quale riproduce il formato oblungo; si tratta sicuramente di un'edizione in pochi esemplari, eseguita forse da un allievo del grande studioso canavesano Giovanni Flechia (1811-92), autore della prima Grammatica Sanscrita pubblicata in Italia, e padre spirituale di diversi altri studiosi della lingua sanscrita e della letteratura indiana. La dedica al Flechia siglata da un "buddiano" (n.b.: non buddista) farebbe pensare a Giuseppe Teza, che proseguì l'insegnamento del sanscrito all'Università di Pisa succedendo a Giuseppe Bardelli (cfr. De Gubernatis, Studi orientali in Italia, pp. 353-55.).