Colonia (ma Venezia), MDCLXXXXIII (1693), ad istanza di Andrea Poletti, in Venetia. Volume in 8vo, antiporta incisa (da taluni considerata la tavola 1 ma che noi contiamo a parte) con titolo entro medaglione cinto di lauro, ancorato a una catena ed emergente dall'acqua sorretto da un putto (o genietto) marino; un altro genietto, cinto di lauro, sorregge l'impresa degli Argonauti con motto “Plus Ultra”; ricco front. testuale, segnatura A – Cc4, pp. (26) n. n., 420 (con Indice) + (16) n. n. di cui 8 con il lungo discorso di Carlo Malavista “Dell’eccellenza, invenzione e progresso dell’astronomia”. Con 35 tavv. ripiegate in b/n f. t. e finemente incise (su 36 complessive se si considera anche l’antiporta incisa). Tra le pagina 192 /193 il sottile inserto di carta è la brachetta di rilegatura, vale a dire che tra queste due pagine non manca nessuna tavola (come verificato da altro esemplare). Il nostro esemplare è mancante della tavola del “Planisfero del Continente Vecchio”; la tavola è di fatto presente perché da noi ricercata e inserita, proveniente da altro esemplare (tavola in recente coloritura e che consideriamo nella nostra numerazione come la tavola 20, inserendola fra le pagine 256 / 257, subito prima della tavola del “Continente Nuovo” che si trova tra le pagine 264 / 265). Questa tavola sembra peraltro mancare ab origine non essendo presente alcun segno di asportazione. Precisiamo inoltre che da un confronto con altri esemplari (da confronto con vecchi cataloghi o con altri esemplari presenti in rete e digitalizzati), le più importanti tavole sono spesso mancanti, nonché, le minori, suscettibili di slittamenti all’interno del volume. Infine abbiamo considerato che le schede bibliografiche che riportano 38 tavole (anziché 36 con l’antiporta o 35 senza l’antiporta) fanno evidentemente riferimento alle due tabelle a inizio volume, appellate per l'appunto “Tavola Prima” (pp. 6/7) e “Tavole Seconda” (pp. 8/9) ma traendo in inganno sul numero effettivo delle tavole presenti. Legatura originale in piena pelle con dorso a cinque nervi, fregi e titoli oro. Vincenzo Maria Coronelli (Venezia, 1650 – Venezia, 1718) fu geografo e cosmografo della Serenissima Repubblica di Venezia. L’ “Epitome Cosmografica” è l’opera che meglio rappresenta la sintesi teorica e pratica di quel vastissimo e importante lavoro di cartografo che il Coronelli svolgerà in tutto il corso della sua vita. Il Coronelli produsse quasi quattrocento carte cosmografiche e geografiche: l’ “Atlante veneto” (1690) il “Corso Geografico” (1694), l’ “Isolario” (1696), l” “Arcipelago” e la “Biblioteca universale sacroprofana” (1701 - 1709), un’enciclopedia alfabetica prevista in venti volumi dei quali furono prodotti solo i primi sette. E produsse anche decine di globi terrestri e celesti, tra i più prestigiosi dell’epoca, a partire da quelli enormi del 1693, dedicati a Luigi XIV, ai più piccoli del 1696, e dedicati a Guglielmo III d’Orange, re di Inghilterra. L’”Epitome Cosmografica”, dedicata all’Accademia degli Argonauti, la prima società geografica del mondo, fondata dallo stesso Coronelli, è suddivisa in tre libri, nei quali si trattano venti, climi, terremoti, “stelle nove”, pianeti, comete, costellazioni. Ed è proprio in questa opera che il Coronelli si sofferma a descrivere con minuzia di particolari anche il metodo da lui utilizzato per costruire materialmente i globi, parlando di colle, vernici, tecniche di pittura, incisioni in rame. Rara prima edizione di questo importantissimo trattato di cosmografia e geografia. “Opera non certo originale ma interessatissima perché è il primo tentativo di condensare. quanto finora era stato pubblicato, dai tempi più antichi ai modernissimi, sull’astronomia e la geografia. il nostro cosmografo si trovò a comporre quello che può essere chiamato il prototipo dei moderni manuali di geografia fisica, naturale e politica. (Armao, pp. 189 – 190); “… L’Opera è interessante… tra l’altro per un elenco di terremoti prima e dopo Cristo fino al grande terremoto in Sicilia nel gennaio 1693; per le coordinate astronomiche di 150 città etc.” (Piantanida, cat. n. 1338); “… con un indice di 38 fig. le quali mancano all’esemplare da me posseduto.” (Ricciardi, I, 374 - 75); Roller e Goodman I, 253; Houzeau & L., I, 8006). Pochi esemplari si trovano con le tavole al completo e per lo più mancano quelle con i planisferi. L’opera fu ristampata nel 1713 con alcune varianti. Esemplare con ordinari segni e mancanze agli estremi della legatura dove la pelle del dorso può risultare mancante o usurata, alcuni trascurabili forellini di tarlo al margine inferiore delle prime carte bianche, peraltro pulito, ben conservato e con una buona impressione e conservazione di tutte le tavole. .