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Libro

Cirillo Domenico Maria Leone

Osservazioni pratiche intorno alla Lue Venerea del D.r Domenico Cirillo,

Francesco di Niccolò Pezzana,, 1786

100,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico (Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1786
Luogo di stampa
Venezia,
Autore
Cirillo Domenico Maria Leone
Editori
Francesco di Niccolò Pezzana,
Soggetto
PROSTITUZIONE GONORREA FARMACIA GRUMO NEVANO NAPOLI
Lingue
Italiano

Descrizione

In 8°; XVI, 288 pp. Bella legatura di inizio novecento in cartoncino rigido con motivi geometrici verdi e tassello in pelle con titolo in oro al dorso. Stemma xilografico al frontespizio. Testatine, finalini xilografici. Qualche macchiolina di foxing non fastidiosa in poche pagine e nel complesso in buone-ottime condizioni di conservazione ed ancora in barbe. Terza, rara edizione (tutte le prime tre edizioni sono molto rare), di quello che è considerato il più importante lavoro del grande medico e patriota napoletano nato a Grumo Nevano, Domenico Cirillo. L’opera prende ispirazione dalle osservazioni raccolte dall’autore durante il suo periodo di lavoro presso l’Ospedale degli Incurabili di Napoli (allora ospedale militare). L’opera ebbe subito un enorme successo tanto da venir tradotta in molte lingue, tra cui il francese ed il russo. Cirillo fu tra i primi a descrivere nei particolari le complicanze della sifilide, e a connettere e studiare le multiforme forme patologiche in cui si può presentare. Sperimentò varie terapie farmaceutiche all’avanguardia nel campo della sessuologia che diedero ottimi risultati e furono utilizzate per tutto il XVIII° e la prima metà del XIX° secolo. L’autore sin da giovane, anche grazie al fatto che proveniva da una famiglia di naturalisti e di medici, si dedicò agli studi di scienze naturali e di medicina. A 16 anni si iscrisse all’Università di Napoli e, a soli 20 anni (precisamente il 2 dicembre 1759), si laureò in Medicina e Chirurgia. Nel corso del 1760 divenne professore di patologia medica e botanica all’Università di Napoli e all’Ospedale degli Incurabili. In questo ruolo, si distinse nel campo botanico e, seguendo le teorie di Linneo, classificò numerose specie vegetali dell’Italia meridionale. Dopo il 1780 sarebbe anche divenuto direttore del Museo di Storia Naturale, allora in allestimento. Nel 1774 condurrà la cattedra di patologia e materia medica, divenendo medico personale della famiglia reale. Ciò gli avrebbe permesso di fare molti viaggi, ad esempio in Francia ed in Inghilterra, dove avrebbe conosciuto nuove dottrine e stretto nuove amicizie, tra cui Nollet, Buffon, d’Alembert, Diderot e Franklin. Passato alla cattedra di medicina teorica nel 1777, poi a quella di medicina pratica, produsse un notevole numero di pubblicazioni di carattere medico, alcune delle quali concernenti la cura delle malattie veneree. Tra di esse vanno ricordate Ad botanicas institutiones introductio (1766), Fudamenta botanicae (1785) e Entomologiae neapolitanae specimen primum (1787). In campo medico, dedicandosi sia alla didattica che alla ricerca, approfondì gli studi sulle malattie veneree e comprese l’importanza sociale della scienza medica esplicitando nel suoi Discorsi accademici, (1787) le sue critiche al degrado della classe medica e delle strutture ospedaliere. Dall’esperienza della Rivoluzione francese trasse gli ideali di libertà che lo portarono ad essere uno degli artefici della Repubblica Napoletana. A Napoli fu iniziato alla Massoneria, ove risulta affiliato alla Loggia Les Zelés di obbedienza olandese nel 1770, e in seguito alla Loggia La Zelée et la Sécrète, passata dall’obbedienza olandese a quella inglese. Fu probabilmente per il tramite dell’ambiente massonico che frequentò anche gli ambienti giacobini che a Napoli iniziavano a mettere in discussione la monarchia borbonica a partire dal 1790. Durante la Repubblica Napoletana inizialmente si dedicò più che mai alla sua attività di medico: si racconta che se veniva chiamato da un ricco e da un povero preferiva visitare prima il povero e poi il ricco, dicendo che: “l’arte salutare deve esercitarsi a sollievo della misera umanità e non come strumento per procacciarsi ricchezze”. È solo dopo un po’ che accettò l’invito del generale Jean Étienne Championnet a diventare membro della Commissione Legislativa che era stata istituita dal commissario civile francese André Joseph Abrial: a questo punto lasciò la sua attività professionale per dedicarsi alla politica. Ricoprì quindi la carica che fu del giurista Mario Pagano (come presidente della Commissione stessa) ma, con la restaurazione borbonica che ebbe il culmine nel ritorno a Napoli di Ferdinando IV, la Repubblica fu spazzata via e Cirillo assieme a tanti altri patrioti venne imprigionato dapprima nella stiva del vascello da guerra “San Sebastian” e poi trasferito nella “fossa del coccodrillo” di Castel Nuovo. Dato lo spessore del personaggio, gli fu concessa l’opportunità della grazia nel caso avesse rinnegato il suo ideale repubblicano per giurare fedeltà alla corona borbonica, ma Cirillo rifiutò. Dopo quattro mesi di prigionia nella cella del Maschio Angioino, la mattina del 29 ottobre del 1799 venne condotto al patibolo in Piazza Mercato, dove fu giustiziato assieme a Mario Pagano, Ignazio Ciaia e Vincenzio Russo.