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Libro

Giano Righellini, Merli Francesco, De Bonis Giovanni Battista, V, Ivenzio Giovanni

Osservazioni sopra alcuni casi rari medici, e chirurgici…; Unito a: Lettere concernenti l'epidemia sofferta in Napoli scritte da d. Francesco Merli…; Unito a: De febre populari neapolitana libri due;

Morelli - , 1763-1764

550,00 €

Zanfrognini Antonio Studio Bibliografico (Modena, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1763-1764
Luogo di stampa
Venezia; Napoli, Bassaglia;
Autore
Giano Righellini, Merli Francesco, De Bonis Giovanni Battista, V, Ivenzio Giovanni
Editori
Morelli,
Soggetto
GASTROENTEROLOGIA NAPOLI OFTALMOLOGIA BALSAMO SALAZARINO, FARMACIA PIETRAGALLA POTENZA OPPIO
Lingue
Italiano

Descrizione

Quattro opere mediche in un volume in rilegatura coeva in 4° (22,5x16,5 cm) in piena pergamena rigida con titolo stampata in oro. Qualche macchiolina di foxing dovute alla qualità della carta ma nel complesso esemplare in ottime condizioni di conservazione. Giano Righellini, Osservazioni sopra alcuni casi rari medici, e chirurgici fatte da Giano Reghellini Medico e Cerusico in Venezia. In Venezia, Bassaglia, a spese dell'autore, 1764. (4), CXXXII pp. e una c. di tav. più volte ripiegata. Testatine e finalini xilografici. Un'incisione nel testo con immagine di occhio. Prima ed unica edizione di questo raro studio di chirurgia del noto medico veneziano, Giano Reghellini. L'opera contiene diverse lettere di materia chirurgica e di interesse andrologico, gastroenterologo ed oculistico dirette ad eminenti medici del tempo. La prima è diretta al grandissimo anatomista Giovanni Battista Morgagni e si intitola "Sopra una malattia di Unghie e Corna in un membro Virile con una Dissertazione nel fine" (la tavola fuori testo si riferisce a questa lettera). Segue diretta a Giovani Marsili "Di sue cateratte che un anno dopo l'operazione in una cascata sono rifilate non solo, ma oltrepassate nella Camera anteriore e Sua Felice Cura". La terza a Jacopo Scovolo "Di alcuni corpi, che casualmente o a bella posta furono inghiottiti, alcuni de quali fermati in gola o scesi nella stomaco hanno cagionato o malattie o morte". La quarta lettera è diretta a Michele Rosa "Osservazione di una scabrosità ossea con punte nella superficie interna del Cranio, Di una solenne mancanza Ossea di porzione del Sincipite sinistro, e quasi tutto il destro". La quinta è diretta a Alberto Stella "Osservazione sopra un Idrocele o sia Ernia Acquosa Radicalmente guarita da una Percossa". La sesta ed ultima è diretta a Antonio Cocchi tratta" Sopra l'offesa della vista di una Donna, consistente nel raddoppiamento degli oggetti, seguita dopo la depressione della Gataratta". Prima rara edizione. Unito a: MERLI Francesco, Lettere concernenti l'epidemia sofferta in Napoli scritte da d. Francesco Merli Primo Medico degli Eserciti, e Reali Ospedali di Sua Maestà Siciliana a D. Lorenzo Zona Medico primario della Città di Capua, In Napoli, presso Vincenzo Flauto,1764. (2 b.), LXXX pp. Prima edizione non comune di questo scritto del noto medico Francesco Merli che fu medico degli Eserciti e dei Reali Ospedali del Regno delle Due Sicilie. L'opera in forma di lettere ripercorre la storia ed il decorso della celebre epidemia di febbri putride che colpì Napoli nel 1764, vista con gli occhi di colui che si trovò in prima linea ad affrontarla. Contiene anche un trattato del balsamo Salazarino. "Nell'anno 1762 una carestia strisciante fece diminuire marcatamente le scorte di cereali e le autorità, persistendo stolidamente nei propri errori di valutazione, permisero che i grandi produttori e commercianti del sud Italia aggravassero la crisi granaria con la vendita di ingenti quantità di cereali all'estero. Il successivo inverno del 1763 fu tiepido nel clima e non si ebbero danni ai campi di cereali, ma ad esso seguì la disastrosa primavera del 1764, caratterizzata da freddo, piogge, temporali, inondazioni che sconvolsero soprattutto le zone pianeggianti coltivate del Regno di Napoli e provocarono frane nelle zone collinose e montane: in tal modo le raccolte delle messi furono pessime sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Fu questo il periodo in cui la carestia - strisciante negli anni precedenti - si manifestò in tutta la sua terribile realtà, facendo evidenziare appieno la fragilità sociale ed economica dell'organizzazione statale del Regno di Napoli. I pochi raccolti sparirono, soprattutto per l'incetta da parte di speculatori e, conseguentemente, per le difficoltà dell'approvvigionamento vi fu una risalita esorbitante dei prezzi all'ingrosso e al minuto. Logicamente dopo sei mesi di fame e di tribolazioni risaltarono anche tutte le deficienze organizzative del sistema sanitario, e la popolazione regnicola, soprattutto quella indigente, a causa delle carenze alimentari fu colpita da varie malattie. Tra queste prevalse l'epidemia allora detta delle febbri putride, la quale nel 1764 provocò un aumento della morbilità e della mortalità così cospicuo da mettere in ginocchio il già precario sistema sanitario borbonico. Alla fine del 1764 si contarono circa 30.000 morti in tutto il Regno, e nello stesso tempo 40.000 poveri e diseredati si trasferirono da ogni zona del Sud a Napoli e nei casali napoletani per cercare aiuto e soprattutto cibo. Privi di ogni cosa, essi vennero lasciati a sé stessi, senza alcuna assistenza statale, e così si favorì l'estensione delle malattie da carenza alimentare che provocarono la decimazione della popolazione più povera ed affamata in Napoli e suoi casali." Unito a: DE BONIS, Giovanni Battista, De febre populari neapolitana libri duo Carolo De Marco regis nostri a secretis dicati, Neapoli, Typis Francisci Morelli, 1764. XXXI, (1) pp. Quest'opera come la precedente tratta dell'epidemia di febbre putrida che colpì Napoli nel 1764. Prima edizione rara, tre soli esemplari censiti in ICCU. Giovanni Battista De Bonis (Pietragalla in provincia di Potenza, 29 novembre 1699 - Molfetta, 3 marzo 1772) è stato un medico italiano. Nato da una nobile famiglia di Acerenza, iniziò ad istruirsi con gli studi filosofici e letterari, recandosi, in seguito, a Napoli per laurearsi in medicina. Trasferitosi in Puglia, ottenne a Molfetta l'ufficio di primo medico della città. Entrato in contatto con l'élite borbonica divenne, con regio decreto, insegnante di eloquenza presso il collegio gesuita di Molfetta. Si dedicò alla scrittura di diverse opere mediche, come Hydropisia seu de potu aquae in morbis (1754), divisa in quattro libri, basata su una corretta idratazione dell'organismo e dedicata a Carlo III di Borbone e De jebre Neapolitana libri duo (1764), che conteneva rimedi contro il tifo esantematico che scoppiò a Napoli. Fu anche compositore di poesie satiriche in latino. Morì a Molfetta nel 1772. Prima rara edizione. Unito a: VIVENZIO, Giovanni. De opii VI atque actione in corpus humanum commentaria. Pars Prima, (ma unica edita). Neapoli, apud Donatum Campum. 1763. (2 b.), (6), 40 pp. Prima edizione della sola prima parte (unica edita) di questo rarissimo scritto, nessun esemplare censito in ICCU, del noto medico e professore italiano, Giovanni Vivenzio che fu anche autore di un celebre trattato sui terremoti. L'opera è un importante studio sull'effetto dell'oppio sul corpo umano.