Foscolo Ugo
Ultime lettere di Jacopo Ortis
- Libreria: Gilibert (Italia)
- Membro ILAB-LILA
- Anno pubblicazione: 1802
- Editore: (Genio Tipografico)
- Soggetti: Prima edizione, Letteratura italiana
- Peso di spedizione: 1.000 g
- Luogo di pubblicazione: Italia (Milano)
Note Bibliografiche
In-8° (195x135mm), pp. (8), 246, (1) di errata, cartonatura coeva muta con titolo a stampa su tassello cartaceo al dorso. Antiporta incisa su rame con ritratto del Foscolo inciso da Giovanni Boggi. Bellissimo esemplare in barbe e a margini ampi. Edizione originale dell'opera interamente compiuta da Foscolo (tale la dicitura della Raccolta Acchiappati per distinguerla dalle edizioni del 1799 e del 1801 della "Vera storia di due amanti infelici ossia Ultime Lettere di Jacopo Ortis"), impressa a Milano dal Genio Tipografico con il falso luogo "Italia" e tirata in 1600 esemplari. I quattro fogli preliminari contengono: l'occhietto; un avviso datato Milano, ottobre 1802, nel quale "L'Editore, depositario degli autografi, smentisce ogni edizione dissimile a questa, e segnatamente le tre anteriori al 1802..."; il frontespizio e l'avviso Al lettore; il foglio in fine ha l'errata corrige al verso. "Editio princeps dell'Ortis. Foscolo si era assunto direttamente l'impresa editoriale dell'opera, "il libro del mio cuore" profondendovi particolari cure... All'edizione conferiscono un tono di particolare ricercatezza i frequenti spazi bianchi lasciati al termine delle lettere... È questa la prima edizione dell'Ortis foscoliano... cui si atterranno sostanzialmente le successive" (Raccolta Acchiappati). "Libro notevolissimo, come voce dell'autore e dei tempi, libro che non è già una semplce imitazione letteraria, ma al contrario, sotto le sembianze di un'imitazione letteraria, una silloge dei pensieri e dei sentimenti del Foscolo stesso nelle prime prove della sua vita: ma che presenta questo mondo di pensieri e di sentimenti in modo troppo prossimo e realistico e spesso con toni stridenti, e perciò anche in forma enfatica ed oratoria", fu il giudizio che dette Benedetto Croce dell'opera bene evidenziandone i pregi ed i limiti, e al contempo sottraendola al cliché per cui si tratterebbe di una supina imitazione del Werther goethiano. Ottolini 78. Racc. Treviso n. 11, p. 24. Raccolta Acchiappati, n. 25. Parenti 238. Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, p. 212.
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