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Stampe

BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Colosseo

1550

900,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1550
Formato
530x365
Incisori
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto

Descrizione

Spaccato del Colosseo, ricostruzione. Bulino, privo di data e firma. Iscritto in alto al centro: «THEATRVM SIVE COLISEVM ROMANVM», in basso al centro: «Nicolai van Aelst Bruxellensis formis Romae». La lastra, tagliata nel soggetto e con numerose abrasioni di iscrizioni ancora visibili, ci lasca credere che sia la ristampa di una matrice più antica, forse dell’originale probabilmente inciso da Beatrizet edito da Lafreri, leggermente ridotta nel formato – forse poiché rovinata - e al quale viene aggiunto il titolo «THEATRVM SIVE COLISEVM ROMANVM». Questo il primo stato della lastra https://www.antiquarius.it/it/lafreri-speculum-romanae-magnificentiae/13915-colosseo.html La tiratura Van Aelst non descritta né da Rubach né da Alberti. Rubach descrive tre stati dell’opera; dopo la morte del Lafreri la lastra venne ereditata da Stefano Duchetti e quindi venduta all’editore Paolo Graziani (1585) che nel 1586 si unì a Pietro de Nobili. Proprio del De Nobili è nota una seconda ristampa della lastra. In seguito, la matrice vene acquistata da Marcello Clodio, che la ristampa (circa 1589). Probabilmente Nicolas van Aelst venne in possesso della lastra; all’edizione di van Aelst seguì quella di Giacomo De Rossi, verso la metà del XVII secolo. Secondo Silvia Bianchi “La tavola è copia nello stesso verso di quella attribuita a Nicolas Béatrizet e reca in alto a sinistra un’iscrizione su tre righe con il titolo […] l’indirizzo di Giovanni Giacomo De Rossi alla Pace all’insegna di Parigi (non noto a Hülsen) sostituisce il precedente indirizzo di Nicolas Van Aelst, abraso La filigrana del nostro esemplare “giglio nel cerchio con lettera C” ci indica che la tiratura è riconducibile al primo trentennio del XVII secolo. Secondo questa nostra ricostruzione storica, dunque, si tratterebbe del quarto stato di cinque dell’opera. Ricostruzione del Colosseo in sezione e proiezione orizzontale. L’incisione deriva da quella pubblicata per i tipi di Antonio Salamanca nel 1538, probabilmente su disegno di Domenico Giuntalodi e incisione di Girolamo Fagiuoli. Molto richiesta, la stampa fu poi riedita in formato più ridotto da Antonio Lafréry, con probabile intaglio di Nicolas Beatrizet. L’edificio sorse sul luogo dello stagno artificiale che era ai piedi della Domus Aurea. I lavori sotto l’imperatore Vespasiano arrivarono sino al terzo ordine e furono completati dal figlio Tito, che nell’anno 80 d.C. ordinò una seconda spettacolare inaugurazione protrattasi per cento giorni nei quali furono uccise circa 5000 fiere. Una curiosa nota su riti di negromanzia che nel Cinquecento si svolgevano nel Colosseo viene da Benvenuto Cellini: «Andaticene al Culiseo, quivi paratosi il prete a uso di negromante, si mise a disegnare i circuli in terra con le più belle cirimonie che immaginar si possa al mondo; e ci aveva fatto portare profummi preziosi e fuoco, ancora profummi cattivi. Come e’ fu in ordine, fece la porta al circulo; e presoci per mano, a uno a uno ci messe drento al circulo; di poi compartì gli uffizii; detta il pintàculo in mano a quell’altro suo compagno negromante, agli altri dette la cura del fuoco per e’ profummi; poi messe mano agli scongiuri. Durò questa cosa più d’una ora e mezzo; comparse parecchi legione, di modo che il Culiseo era tutto pieno. Io che attendevo ai profummi preziosi, quando il prete cognobbe esservi tanta quantità, si volse a me e disse: “Benvenuto, dimanda lor qual cosa”. Io dissi che facessino che io fussi con la mia Angelica siciliana. Per quella notte noi non avemmo risposta nessuna; ma io ebbi bene grandissima satisfazione di quel che io desideravo di tal cosa». L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato ins.