Dettagli
Anno di pubblicazione
1545
Incisori
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto
Descrizione
Huelsen 1921 60.a and 61a; TIB, 29.95 and 96; M.Bury, cat. 85; Bartsch XV.266.95 and .96; Witcombe, pp. 141 â 142; Marigliani, Lo Splendore di Romaâ¦, V64 and V65.
Descrizione
Coppia di incisioni al bulino, 1545, attribuite al Beatricetto. Opere parte dello "Speculum Romanae Magnificentiaeâ del Lafreri,Bulino, 1545 circa, in alto a destra una lunga nota latina al lettore con la descrizione della statua, firmata da Antonio Lafreri: ECCE.TIBI.CANDIDE.LECTOR.TIBERIS.FLVVI. SIMVLACHRVM.EID.LVPA. ROMVLVM.REMVM.QVE CONDITOREIS. VRBEIS. LACTANS.INDICAT.DVPLICI.INSIGNE. ET SCVLTVRAE. MAIESTATE. ET.IN.EIVS.FLVMINIS.PROPRIEIS.EXPLICANDEIS. EXCELLENTIA. .EST AVTEM HOC.EX. ANTIQVO.MARMOREO SIMVLACHRO.QVOD.IN VATICANO.ADHVC.EXTAT.DI LIGENTER.DEFORMATVM. ET IN.HAC.TABELLA.ANT.LAFRERI.AENEIS.FORMIS AD.AMVSSIM EXCVSVM.Esemplare nel primo stato, di quattro. 542 x 337 mm. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana âtre monti e alberoâ, rifilata alla linea del rame, in ottimo stato di conservazione.Attualmente al Louvre, la scultura raffigurante il dio Tevere fu rivenuta nel 1512 tra Santa Maria della Minerva e Santo Stefano del Cacco. La colossale statua fu fatta portate da papa Giulio II nel Belvedere Vaticano a partire dal 1513; fu poi trafugata dai francesi. Bulino, 1545 circa, in alto a sinistra la lunga dedica al lettore firmata da Antonio Lafrery: VETERUM MONUMENTORUM STUDIOSE LECTOR QUM EXCELLENS ANTIQUOR SCULPTORUM EX HAC TABELLA INGENIUM LAUDAVERIS NATURAE DEINCEPS MIRACULA QUAE IN EA EXCUSA VISUNTUR CONTEMPLARE NILI AEGYPTII AMNIS TOTIUS ORBIS MAXIMI HEIC TINEI SIMULACHRUM PROPONITURâ¦.ANT LAFRERI AENEA TABULA NUNC PROFERT EX ANTIQUO SIMULACHRO QUOD IN VATICANO ADHUC CONSPICITUR EXACTE EFFIGIATA'.Esemplare nel primo stato, di tre. 558 x 334 mm.Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, con filigrana âscudo con stemma papale e giglioâ, rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione.La scultura del Nilo fu ritrovata nel 1513 nelle vicinanze di Santa Maria sopra Minerva dove probabilmente decorava il cosiddetto Iseo Campense, dedicato alle divinità egizie Iside e Serapide. Il fiume è raffigurato come un vegliardo disteso su di un fianco, con una cornucopia colma di frutti nella mano sinistra e spighe di grano nella mano destra. La terra d'Egitto è evocata dalla presenza di una sfinge, sulla quale la figura si poggia, e da alcuni animali esotici. La scena è vivacizzata da sedici putti, che alludono ai sedici cubiti d'acqua, cioè il livello raggiunto dal Nilo durante la stagione delle inondazioni. Sul basamento è raffigurato un paesaggio nilotico con pigmei, ippopotami e coccodrilli. à probabile che la scultura si ispiri a una monumentale statua del Nilo in basalto nero, capolavoro della scultura ellenistica alessandrina, che Plinio il Vecchio descrive all'interno del Foro della Pace.Anche la scultura del Nilo â attualmente nei Musei Vaticani - fu trafugata dai francesi, ma venne restituita nel 1816 grazie allâintervento del cardinale Ettore Consalvi e di Antonio Canova.Lâattribuzione delle due incisioni a Nicolas Beatrizet è generalmente accettata.Entrambe le incisioni presentano su tre lati una cornice decorativa con scene relative alla vita delle due divinità , rappresentandole come fregi. Le basi su cui i gruppi scultorei sono appoggiate, sono rappresentate da acqua increspata che occupa tutto il bordo inferiore. Le due tavole appartengono allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Rom.