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LEONI detto "Il Padovanino" Ottavio

Ritratto di un Cavaliere di Malta con due studi di teste

1625

900,00 €

Antiquarius Libreria (Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1625
Formato
111x140
Incisori
LEONI detto "Il Padovanino" Ottavio

Descrizione

Acquaforte e bulino, 1625, ante litteram. Magnifica prova del raro primo stato di due, avanti la firma e la data, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame, in eccellente stato di conservazione. Disegnatore, pittore e stampatore, figlio del padovano Ludovico Leoni (1542–1612), un fabbricante di medaglie e di ritratti a rilievo su cera, da cui il soprannome "Padovanino". Celebre per i suoi ritratti di tutta l’aristocrazia romana degli inizi del XVII secolo, il Leoni, romano di nascita, deve il suo soprannome alla città natale del padre, anch’egli pittore di ritratti. Controversa l'identità del volto raffigurato: secondo il Mariette, grande appassionato di disegni ed incisioni del Leoni, si tratterebbe di Mario Nuzzi detto “Mario de’ Fiori”, mentre più ragionevolmente si tratta del suo amico Tommaso Salini, ipotesi confermata dalla leggenda aggiunta nella prova del secondo stato. Ai lati del ritratto principale, un curioso accostamento di due testine incise al bulino, ad avvalorare il fatto che la lastra non gli fu commissionata, ma venne realizzata in tutta libertà. Nel 1603 fu coinvolto nel celebre processo contro il Caravaggio accusato di diffamazione, insieme con altri compari, da Giovanni Baglione: secondo la deposizione proprio di Tommaso Salini Leoni sarebbe stato tra gli autori con Orazio Gentileschi di parte di quei versi infamanti; ma fu discolpato completamente dalla testimonianza del Caravaggio, il quale affermò di conoscere il Leoni solo di vista e di non avergli mai parlato. Pittore, incisore ma innanzitutto straordinario disegnatore di ritratti, immortalò su un numero sterminato di fogli di carta azzurra i volti della Roma del primo Seicento: papi, cardinali, nobiluomini e dame, ma anche scienziati, matematici, artisti e poeti. I suoi ritratti detti "alla macchia" (Baglione, p. 321), cioè tirati a memoria dopo aver visto il modello quasi di sfuggita, conquistarono un pubblico amplissimo per la straordinaria resa realistica, cui contribuì certamente l'artificio della tecnica à trois crayons (matita nera, sanguigna e gesso bianco). Bibliografia Bartsch 7 I/II; Petrucci, Il Caravaggio acquafortista, pp. 35/46.