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Stampe

BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto Thionville 1515 circa - Roma, 1565

Sepolcro di papa Giulio II

1554

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Antiquarius Libreria (Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1554
Formato
274x423
Incisori
BEATRICETTO Nicolas Beatrizet detto Thionville 1515 circa - Roma, 1565

Descrizione

Bulino, 1554, datato in lastra in basso al centro. Da un soggetto di Michelangelo Buonarroti. Esemplare nel primo stato di sei, con l’indirizzo dell’editore Antonio Salamanca. In basso al centro «sepvlchri · marmorei · ivlio · iI · pont · max · divina · mich · angeli / bonaroti · florentini · manv · romae · in · basilica · s · petri / ad · vincvla · fabre facti · graphica · deformatio / ant · salamanca · exc · / romae · ? · d · liiiI ·».Bellissima prova, impressa su carta vergata coeva con filigrana “incudine e martello nel cerchio”, rifilata al rame, in ottimo stato di conservazione. L’opera è successivamente inserita nello Speculum Romanae Magnificentiae di Antonio Lafreri. Attribuita al Beatrizet dal Bartsch e altri studiosi, riproduce la tomba di Giulio II, con il celebre Mosè, scolpita da Michelangelo in San Pietro in Vincoli, una delle più famose sculture di tutti i tempi.Scrive Alessia Alberti: "Proveniente dal patrimonio di matrici di Antonio Salamanca (che vi appone il suo indirizzo dalla prima edizione, 1554), probabilmente in seguito allo scioglimento della società con Lafrery il rame dovette passare al francese. Lo si evince dagli inventari relativi alla dispersione del patrimonio di Lafrery dopo la sua morte: ceduta dal nipote Stefano Duchet a Paolo Graziani (1581; Pagani, 2008a, p. 15, riga 15) e da questi a Pietro De Nobili (1585; Pagani, 2008b, p. 376, riga 99). Infine, allo scioglimento della società di questi con Marcello Clodio e Girolamo Arbotti, toccò al figlio di Pietro De Nobili, Pietro Paolo (1589; Pagani, 2011, p. 133, riga 170). Anche se l’ultimo indirizzo apposto sulla matrice è quello di Giuseppe De Rossi, in seguito deve essere appartenuta a Carlo Losi, risultando l’opera citata nel suo catalogo di vendita del 1790 (Indice, 1790, p. 8, n. 15) ". L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica.  Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratell. //// Engraving, 1554, dated in plate lower center. After Michelangelo Buonarroti. Example in the first state of six, with the address of publisher Antonio Salamanca. Lettered «sepvlchri · marmorei · ivlio · iI · pont · max · divina · mich · angeli / bonaroti · florentini · manv · romae · in · basilica · s · petri / ad · vincvla · fabre facti · graphica · deformatio / ant · salamanca · exc · / romae · ? · d · liiiI ·».Beautiful proof, printed on contemporary laid paper with watermark "hammer and anvil in the circle", trimmed to the copperplate, in excellent condition. The work is then inserted into the "Speculum Romanae Magnificentiae" by Antonio Lafreri. Attributed to Beatrizet by Bartsch and other scholars, reproduces the tomb of Julius II, with the famous Moses carved by Michelangelo in St. Pietro in Vincoli, one of the most famous sculptures of all time.Alessia Alberti: "Proveniente dal patrimonio di matrici di Antonio Salamanca (che vi appone il suo indirizzo dalla prima edizione, 1554), probabilmente in seguito allo scioglimento della società con Lafrery il rame dovette passare al francese. Lo si evince dagli inventari relativi alla dispersione del patrimonio di Lafrery dopo la sua morte: ceduta dal nipote Stefano Duchet a Paolo Graziani (1581; Pagani, 2008a, p. 15, riga 15) e da questi a Pietro De Nobili (1585; Pagani, 2008b, p. 376, riga 99). Infine, allo scioglimento della società di questi con Marcello Clodio e Girolamo Arbotti, toccò al figlio di Pietro De Nobili, Pietro Paolo (1589; Pagani, 2011, p. 133, riga 170). Anche se l’ultimo indirizzo apposto sulla matrice è quello di Giuseppe De Rossi, in seguito deve essere appartenuta a Carlo Losi, risultando l’opera citata nel suo catalogo di vendita del 1790 (Indice, 1790,p. 8, n. 15)". The work belongs to the Speculum Romanae Magnificentiae, the earliest iconography of ancient Rome.  The Speculum originated in the publishing activities of Antonio Salamanca and Antonio Lafreri (Lafrery). During their Roman publishing careers, the two editors-who worked together between 1553 and 1563-started the production of prints of architecture, statuary, and city views related to ancient and modern Rome. The prints could be purchased individually by tourists and collectors, but they were also purchased in larger groups that were often bound together in an album. In 1573, Lafreri commissioned a frontispiece for this purpose, where the title Speculum Romanae Magnificentiae appears for the first time. Upon Lafreri's death, two-thirds of the existing copperplates went to the Duchetti family (Claudio and Stefano), while another third was distributed among several publishers. Claudio Duchetti continued the publishing activity, implementing the Speculum plates with copies of those "lost" in the hereditary division, which he had engraved by the Milanese Amborgio Brambilla. Upon Claudio's death (1585) the plates were sold - after a brief period of publication by the heirs, particularly in the figure of Giacomo Gherardi - to Giovanni Orlandi, who in 1614 sold his printing house to the Flemish publisher Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, on the other hand, sold his own plates to the publisher Paolo Graziani, who partnered with Pietro de Nobili; the stock flowed into the De Rossi typography passing through the hands of publishers such as Marcello Clodio, Claudio Arbotti and Giovan Battista de Cavalleris. The remaining third of plates in the Lafreri division was divided and split among different publishers, some of them French: curious to see how some plates were reprinted in Paris by Francois Jollain in the mid-17th century. Different way had some plates printed by Antonio Salamanca in his early period; through his son Francesco, they goes to Nicolas van Aelst's. Other editors who contributed to the Speculum were the brothers Michele and Francesco Tramezzino (authors of numerous plates that flowed in part to the Lafreri printing house), Tommaso Barlacc.