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BARTOLOZZI, FRANCESCO – CIPRIANI, GIOVANNI BATTISTA.

The departure of Hector / Le départ d’Hector.

140,00 €

Botteghina D'arte Galleria Kúpros Studio Bibliografico (Rosignano Solvay, Italia)

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Dettagli

Incisori
BARTOLOZZI, FRANCESCO – CIPRIANI, GIOVANNI BATTISTA.
Soggetto
Decorativo - (Mitologia, Classicismo)

Descrizione

Londra, 1830 circa. Incisione in rame all'acquaforte virata al seppia, cm 136 x 44,5. Margine inferiore rifilato alla battuta, tracce ai margini laterali, discreto stato. Francesco Bartolozzi (Firenze, 1727 - Lisbona, 1815) disegnatore, pittore e incisore italiano, figlio di un orefice fiorentino. Nella bottega paterna cominciò a prendere confidenza con il disegno e con la pratica dell'incisione; ancora adolescente si trasferì a Venezia, dove perfezionò la sua arte alla scuola del Wagner, raggiungendo rapidamente notorietà e fama. Il segreto dello straordinario successo di cui godette costantemente già in vita si deve soprattutto all’originale sua tecnica che tanto piaceva allo spirito del Settecento, l'incisione a puntini (pointellisme). Benché creata in Italia da Giulio Campagnola e frequentemente adoperata, questa tecnica è rimasta soprattutto legata al nome di Bartolozzi che ne ricercò le possibilità, ne sfruttò le risorse e ne perpetuò la pratica attraverso una fiorentissima scuola da lui stesso fondata. Il Bartolozzi arrivò poi a quella sua inconfondibile maniera grazie al suo temperamento sempre orientato alla grazia e alla leggiadria, con gusto e armonia. Nel 1764, chiamato dal Dalton, bibliotecario di Giorgio III, si recò a Londra. Qui l'incisione era all’epoca tutta orientata alla maniera nera o al mezzotinto ma cominciava pian piano a percepire la maniera punteggiata (stipple engraving) che il Ryland aveva lanciato con successo. E qui Bartolozzi trovò fertile terreno, sì che in breve divenne il massimo esponente di questa tecnica. Quattro anni dopo entrava a far parte della costituenda Accademia Reale. Ebbe una schiera numerosa e attiva di discepoli, fra i quali Minesi, Schiavonetti, Tomkins, Cheesman, Ogborne, Marcuard. Pare che oltre duemila stampe portino il suo nome: allegorie, ritratti, soggetti di storia e di genere, copie dall'antico, illustrazioni, frontespizi, diplomi, avvisi di teatro, annunzi, biglietti e inviti per balli e concerti, il tutto sempre intagliato con grazia e robustezza, freschezza e virtuosità incomiabili. Per corrispondere alle esigenze di un simile lavoro, egli doveva ricorrere non solo all’aiuto degli allievi ma anche alla collaborazione di artisti che gli fornissero soggetti da incidere. Ne ebbe moltissimi: da Gian Battista Cipriani che ritrovò a Londra, ad Angelica Kauffmann, Hamilton e Wheatley, e da tutti ricevette figurazioni allegoriche felici. Le opere completamente sue, pur non molte, restano in compenso piccoli capolavori. Basti ricordare “L'Origine del Disegno,” “Il Giardino dei Putti”, “Il Mercato dell'Amore”, tutte ammirevoli per sobrietà ed efficacia di esecuzione. Nel ritratto non dimostrò una paritetica maestria ma incise con abilità le opere di grandi maestri come Gainsborough, Reynolds, Lawrence, e Copley, arrivando a ottenere re equivalenze del colore grazie a ingegnose e inesauribili combinazioni di linee e di punti. Nelle stampe dei suoi rami si compiacque di un inchiostro tipico, il cosiddetto “Rosso Bartolozzi” e amò pure cercare con accorgimento effetti di vero colore. Il suo segreto consisteva nell’inchiostrare completamente il rame col tono dominante, che toglieva poi coi veli il più possibile. Le tracce rimanenti fondevano e armonizzavano a meraviglia i vari colori, che venivano applicati successivamente, dai più scuri ai più chiari, su una unica lastra, in modo da ottenere la prova con una sola tiratura. Nel 1802 lasciò l'Inghilterra per recarsi a dirigere l'Accademia Nazionale di Lisbona. Qui continuò a lavorare con lena e gioia inalterate fino alla morte. (Fonte Treccani) (Bibl.: T. W. Tuer, Bartolozzi and his works, Londra 1881; S. Brinton, Bartolozzi and his works, Londra 1881; id., Bartolozzi and his pupils in England, Londra 1903; I. T. Herbert Bailly, F. B., Londra 1907; P. Kristeller, in Thieme-Becker, Künstler - Lexikon, II, Lipsia 1908; A. Baudi di Vesme, F. B., Milano 1928; A. Calabi, F. B., Milano 1929). .