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Stampe

LAFRERI Antonio

Tito Livio

1572

500,00 €

Antiquarius Libreria

(Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1572
Formato
240x325
Incisori
LAFRERI Antonio

Descrizione

Bulino, 1572, titolato e datato in basso al centro TITVS LIVIVS PATAVINVS CVIVS INVICTO CALAMO / INVICTA ROMANORVM FACTA SCRIPTA SVNT. ROMAE M D L XXII. Esemplare nel primo stato di due descritto da Alberti, avanti l’imprint di Pietro de Nobili. Magnifica prova, impressa su carta vergata coeva, rifilata al rame ed applicata su antico supporto di collezione, in ottimo stato di conservazione. L’opera deriva dall’incisione in controparte di Nicola Beatrizet pubblicata da Antonio Salamanca intonor al 1550. Come afferma Silvia Bianchi, non è noto il modello per l’incisione del Beatrizet, che venne replicata in controparte (probabilmente dallo stesso incisore) per i tipi di Antonio Lafreri e successivamente (1580 circa) copiata anche da Ambrogio Brambilla per l’editore Claudio Duchetti. “Esistono diverse versioni di questa incisione: la prima, della bottega di Antonio Lafréry, fu stampata nel 1572; ad essa fece seguito una riedizione a cura di Pietro De Nobili nel 1584. Un’altra, incisa da Nicolas Beatrizet, venne edita per i tipi di Antonio Salamanca, e da quella di Salamanca derivò una ristampa a cura di Fernando Bertelli nel 1586. La nostra, re-incisa da Giovanni Ambrogio Brambilla per i tipi di Claude Duchet e datata al 1582, discende dall’edizione del Lafréry” (cfr. Marigliani, Lo splendore di Roma nell’Arte incisoria del Cinquecento). L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora. Questo marasma e intrecci.