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Stampa

LAFRERI Antonio

Tomba di Anzio Lupo

1551

400,00 €

Antiquarius Libreria (Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1551
Formato
290x435
Incisori
LAFRERI Antonio

Descrizione

Bulino, 1551, firmato in basso al centro: « Antonij Lafreri Formis Romæ 1551». Parte dello "Speculum Romanae Magnificentiae".Esemplare nel primo stato di tre (cfr. Rubach 303) o secondo stato di quattro (cfr. Alberti, n. 61) con l'indirizzo di Lafreri e la data aggiunti in basso al centro.Iscritto in basso al centro: « Antiquum, Ostiensi uia, sepulchrum marmoreum amplum quadratum ad tertium ab Vrbe lapidem fascium ac securium et alijs ornamentis insigne ». [Antico sepolcro marmoreo, alla Via Ostiense, ampio, quadrato, al terzo lapide dall’Urbe, ragguardevole per l’ornamento dei fasci e delle scuri]La stampa ritrae il sepolcro eretto lungo la via Ostiense in onore del prefetto di Roma Antonio Anzio Lupo (oggi non più esistente). Il monumento venne sacrificato per abbellire la cappella Sistina di S. Maria Maggiore eretta per volontà di Sisto V (1585-1590). Infatti i marmi che incrostano le pareti furono prelevati da «vari edifici classici quali il Spetizodium, il mausoleo di Antius Lupus e dal Mons Superagius» (Liliana Borroero). A questa prima edizione del Lafréry (1551) fecero seguito quella di Giovanni Orlandi (1602) e, successivamente, quella di Hendrick van Schoel. L’opera appartiene allo Speculum Romanae Magnificentiae, la prima iconografia della Roma antica. Lo Speculum ebbe origine nelle attività editoriali di Antonio Salamanca e Antonio Lafreri (Lafrery). Durante la loro carriera editoriale romana, i due editori - che hanno lavorato insieme tra il 1553 e il 1563 - hanno avviato la produzione di stampe di architettura, statuaria e vedutistica della città legate alla Roma antica e moderna. Le stampe potevano essere acquistate individualmente da turisti e collezionisti, ma venivano anche acquistate in gruppi più grandi che erano spesso legati insieme in un album. Nel 1573, Lafreri commissionò a questo scopo un frontespizio, dove compare per la prima volta il titolo Speculum Romanae Magnificentiae. Alla morte di Lafreri, due terzi delle lastre di rame esistenti andarono alla famiglia Duchetti (Claudio e Stefano), mentre un altro terzo fu distribuito tra diversi editori. Claudio Duchetti continuò l’attività editoriale, implementando le lastre dello Speculum con copie di quelle “perdute” nella divisione ereditaria, che fece incidere al milanese Amborgio Brambilla. Alla morte di Claudio (1585) le lastre furono cedute – dopo un breve periodo di pubblicazione degli eredi, in particolare nella figura di Giacomo Gherardi - a Giovanni Orlandi, che nel 1614 vendette la sua tipografia al fiammingo Hendrick van Schoel. Stefano Duchetti, al contrario, cedette le proprie matrici all’editore Paolo Graziani, che si associò con Pietro de Nobili; il fondo confluì nella tipografia De Rossi passando per le mani di editori come Marcello Clodio, Claudio Arbotti e Giovan Battista de Cavalleris. Il restante terzo di matrici della divisione Lafreri fu suddiviso e scisso tra diversi editori, in parte anche francesi: curioso vedere come alcune tavole vengano ristampate a Parigi da Francois Jollain alla metà del XVII secolo. Diverso percorso ebbero alcune lastre stampate da Antonio Salamanca nel suo primo periodo; attraverso il figlio Francesco, confluirono nella tipografia romana di Nicolas van Aelst. Altri editori che contribuirono allo Speculum furono i fratelli Michele e Francesco Tramezzino (autori di numerose lastre che confluirono in parte nella tipografia Lafreri), Tommaso Barlacchi, e Mario Cartaro, che fu l’esecutore testamentario del Lafreri, e stampò alcune lastre di derivazione. Per l’intaglio dei rami vennero chiamati a Roma e impiegati tutti i migliori incisori dell’epoca quali Nicola Beatrizet (Beatricetto), Enea Vico, Etienne Duperac, Ambrogio Brambilla e altri ancora. Questo marasma e intreccio di editori, incisori e mercanti, il proliferare di botteghe calcografiche ed artigiani ha contribuito a creare il mito dello Speculum Romanae Magnificentiae, la più antica e importante ico.