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DUPERAC Etienne

Urbis Romae Sciographia ex Antiquis Monumentis Accuratiss Delineata

1574

18000,00 €

Antiquarius Libreria (Roma, Italia)

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Dettagli

Anno di pubblicazione
1574
Luogo di stampa
Roma
Formato
1570x1040
Incisori
DUPERAC Etienne
Soggetto
Piante e Panorami di Roma

Descrizione

Pianta archeologica a proiezione verticale con alzato incisa da Etienne Duperac per l’editore Lorenzo Vaccari. Ricostruzione ideale della Roma Antica eseguita dal Duperac dopo un serio esame della pianta Severiana e della pianta archeologica di Pirro Ligorio, il maggiore studioso dei monumenti antichi di Roma dell’epoca. All’interno della città, è delineato ciascun edificio, riportando i nomi di quelli principali; questi includono il Colosseo, il Pantheon, le Terme di Diocleziano e il Circo Massimo. Fuori città sono contrassegnati le tenute di campagna (per esempio, i Giardini di Domiziano), i monumenti funerari (come i Mausolei di Adriano e di Augusto, ed i circhi di Nerone e Adriano). La lastra è stata intagliata dall’incisore ed editore parigino Étienne Dupérac, che si fece chiamare Stephanus durante il suo periodo di lavoro a Roma (1569-1582). Nella dedica a Carlo IX, l’autore stesso spiega come questa carta sia il frutto di quindici anni di studio di tutte le rovine e dei monumenti della Roma Antica e dei testi letterari correlati. In particolare, viene riportato un dettagliato resoconto della scoperta della pianta Severiana, i cui resti furono scoperti nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano nel 1562. Hülsen segnala come unico esemplare originale conosciuto quello conservato al British Museum, che reca il nome dello stampatore Francesco Villamena. Inoltre, aggiunge che, nel catalogo della stamperia dei Vaccari è annoverata la “Roma antica d’otto fogli reali, intagliata per mano di Stefano Duperach Parisino”, a lui sconosciuta. Frutaz obietta giustamente che la tiratura di Villamena sia solo una ristampa, databile ai primi del ‘600, quando l’editore era attivo a Roma. Nelle nostre ricerche, abbiamo finalmente rinvenuto un esemplare originale della pianta, finora sconosciuto, che è assolutamente da identificarsi con la “Roma antica d’otto fogli reali” del catalogo Vaccari, citata da Hülsen. Infatti l’esemplare, conservato nella collezione cartografica della Newberry Library di Chicago, reca proprio l’imprint di Lorenzo Vaccari, editore anche della raccolta I Vestigi dell’Antichità di Roma Raccolti et Ritratti in Perspettiva con ogni diligentia da Stefano Dv Perac Parisino (1575). Tra il 1649 ed il 1660, Gian Giacomo de Rossi ne pubblica una ristampa, utilizzando i medesimi rami (presumibilmente acquisiti dalla bottega del Villamena), ma aggiungendo scene dell’Antica Roma e una legenda tipografica con 159 richiami a monumenti. L’opera è descritta nell’ultimo catalogo della tipografia de Rossi, redatto da Lorenzo Filippo nel 1735 (p. 16, n. 1) come “Roma Antica di Stefano du Perac Parigino intagliata a bulino da Francesco Villamena co’ trionfi de Romani antichi, intagliati a bulino da Jacopo Lauro in dodici fogli reali grandi”. Dunque le tavole aggiuntive dei trionfi sono, secondo il catalogo, incise da Giacomo Lauro. Tale attribuzione viene respinta da Ashby e quindi da Hollstein, che attribuisce la lastre a Peter de Jode. La tipografia de Rossi fu venduta da Lorenzo Filippo, costituendo il fondo principale della neonata (1738) Calcografia Camerale (poi Regia, quindi Nazionale e oggi Istituto Centrale per la Grafica), luogo in cui sono ancora conservati i rami originali, erroneamente sotto il nome di Francesco Villamena. In alto, lungo il bordo superiore, è impresso il titolo: URBIS ROMAE SCIOGRAPHIA EX ANTIQUIS MONUMENTIS ACCURATISS. DELINEATA. A sinistra lo stemma con la sigla S.P.Q.R. (Senatus Populus Que Romanus). Nel cartiglio in basso a destra, con la raffigurazione dei gemelli Romolo e Remo, troviamo incisa la dedica: KAROLO IX GALLIARUM REGI CHRISTIANISSIMO STEPHANUS DU PERAC PARISIENSIS Quanta fuerit veteris illius popuki R. potentia atque amplitudo, karole regu[m] maxime, omnes sciunt:quae autem ipsius urbis, antiquis temporibus, maiestas ac pulchritudo, non alinde melius ac certius cognosci potest, quam ex admirabilibus veterum aedifitioru[m] vestigiis, q.