Detalles
Lugar de impresión
Avellino,
Editor
ed. Fratelli Maggi,
Materia
Commemorative, Montevergine, Avellino
Descripción
cm 14x9. Cartolina litografica, commemorativa d’epoca. Undivided back. Non viaggiata. Molto rara. Cartolina di ringraziamento dell’Abate e della Comunita di Montevergine, in occasione del XXV Anniversario Abbadiale. “Ut in omnibus glorificetur Deus”. Vittore Enrico Maria Corvaia, nato a Palermo il 19 giugno 1834, resse l’Abbazia di Montevergine dal 1879 al 1908. A soli dodici anni fu probando presso il monastero di S. Nicolò l’Arena in Catania dove vestì per la prima volta l’abito monastico. Si trasferì poi a Subiaco dove, nel 1858, fu ordinato sacerdote. Nel 1879 a Montevergine divenne dapprima coadiutore dell’abate Guglielmo De Cesare che, come buon conoscitore di uomini, lo scelse per affiancare il vicario generale Giambattista Coscinà negli affari diocesani ed affinché si rendesse conto di tutto l’ambiente dell’abbazia di Montevergine. A contraddistinguere il religioso fu il fascino verso il culto divino; per tale ragione fece erigere la Via Crucis a Montevergine, curò particolarmente gli altari e la conservazione delle sacre reliquie, che furono rimosse dalla cappella di san Michele e riunite tutte in quella di san Guglielmo. L’abate Corvaia si occupò anche degli opportuni ornamenti, lasciandone il ricordo in una iscrizione marmorea. Nel 1908 un breve pontificio lo nominava vescovo titolare di Tripoli sicché, dopo la consacrazione episcopale avvenuta nella cattedrale di Montevergine, poté fare la consegna dell’abbazia al suo successore, l’abate Gregorio Grasso. Morì il 22 luglio del 1913.<BR>La Candelora, una delle festività più sentite nel culto della Madonna di Montevergine, chiamata anche Mamma Schiavona: si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata contro un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio: per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì il ghiaccio, sciogliendolo e salvando i due innamorati. Da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, gay, lesbiche e transessuali, rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata «juta dei femminielli», per poi partecipare, insieme agli altri pellegrini, alle danze, soprattutto tammorriate, che si svolgono nel piazzale antistante, il santuario.
Anno di pubblicazione: s.d., primi '900,