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Otto tavole incise di circa 60x80 cm con ampi margini con barbe. "Irrigazioni che si fanno con l'acqua del fiume Tartaro… con l'acque del Piganzo…"
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Pregliasco Libreria Antiquaria (Torino, Italia)
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Titolo su riquadro in alto a sinistra : "Irrigazioni che si fanno con l'acqua del fiume Tartaro… con l'acque del Piganzo…", ma quasi tute le tavole hanno cartifli con diciture varie, le ultime due riguardanti Molinella. Di notevole interesse paiono le ubicazioni e denominazioni delle fattorie e soprattutto dei mulini a vento.
La questione delle irrigazioni del territorio e degli alvei del Mincio, dell'Adige e del Po fu centrale per secolo per lo sviluppo del territorio di Mantova. Fu seriamente regolato nel 1764 dal Trattato detto del Tartaro.
L'acqua per Mantova costituisce un elemento naturale e la storia e lo sviluppo della città e del contado sono strettamente correlati ad essa. Il primo fondamento giuridico dell'uso delle acque nel mantovano risale al 1416, con l'editto emanato da Gian Francesco Gonzaga, primo Marchese di Mantova, ma è con il Trattato del 25 giugno 1764, che viene stabilito il piano d'irrigazione per il territorio mantovano con utilizzo delle acque dei canali Fossa di Pozzolo e Molinella, in precedenza oggetto di dissidi con i confinanti.
Anticamente il fiume Mincio si dirigeva verso l'Adriatico senza sfociare in Po e nel 989 un'alluvione avrebbe modificato l'alveo dell'Adige verso il Mincio, deviato a sfociare in Po.
Sotto la dominazione di Maria Teresa d'Austria, il lago Paiolo è stato prosciugato per problemi di ordine igienico-sanitario ed è soltanto verso la fine del secolo XIX si avviarono interventi sulla rete idrografica esistente.
La presente cospicua serie - importante perché contemporanea al Trattato del 1764, che progetta l'irrigazione per il mantovano mediante delle acque dei canali Fossa di Pozzolo e Molinella – manca al Fondo "Mappe delle acque e risaie", che costituisce una delle serie cartografiche più importanti conservate presso l'Archivio di Stato di Mantova. Si tratta di una miscellanea, simile nella struttura alle tante analoghe raccolte che si sono formate a partire dal Settecento presso i principali istituti di concentrazione documentaria italiani ed europei, di oltre 900 pezzi, numerati da 1 a 797, prodotti tra il XVII e il XIX secolo dagli uffici e dalle magistrature operanti nel periodo gonzaghesco e durante le successive dominazioni asburgica, francese e della Restaurazione. .