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Benedetto Menzini,ARTE POETICA,1816 Vannini,Prato[poesia Toscana,Arcadia
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(Bologna, Italia)
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Detalles
Descripción
ARTE POETICA
di Benedetto Menzini,
conforme alll'edizione fiorentina del 1731,
Prato MDCCCXVI (1816), nella Stamperia di Luigi Vannini,
rilegatura muta, 18x11 cm., pp.140,
peso: g.120
CONDIZIONI DEL LIBRO:
esemplare in discrete condizioni,
la copertina è sciupata, manca il dorso,
fioriture
E' possibile la consultazione della versione digitale completa
del libro a questo indirizzo:
http://books.google.it/books?id=uPY6AAAAMAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false
dall'enciclopedia Italiana Treccani online:
[...] frutto dei primi anni del soggiorno romano è il testo teorico più rilevante della produzione del M.,
l’Arte poetica, stampata nel 1688 a Firenze, ancora con dedica ad Azzolini.
L’opera fu rivista dall’autore e ripubblicata con considerevoli modifiche (Roma 1690), con dedica al
giovane cardinale Pietro Ottoboni, nipote di Alessandro VIII.
Composta in tempi brevi (forse un paio di mesi) e suddivisa in cinque libri in terza rima corredati di
annotazioni dello stesso autore, l’opera affronta questioni retoriche e stilistiche, e dal secondo libro
tratta i caratteri dei principali generi letterari; per il suo impianto sobrio e gradevolmente didattico,
godette di ampio credito fino a tempi non lontani.
Assai considerata dallo stesso M., l’Arte poetica parte da un’impostazione latamente oraziana,
ove la natura e l’arte costituiscono le basi del pensiero poetico.
Tuttavia è presente il tentativo di rinnovamento della produzione secentesca: il criterio del «buon
giudizio» si coniuga all’esplicito fine di «opporsi alla corruttela del secolo» (ed. 1688, c. A3r), e
si sostanzia riportando l’attenzione sugli esempi poetici di F. Petrarca, L. Ariosto, T. Tasso e
Chiabrera.
Le riflessioni proposte pongono le premesse per la costituzione di una nuova sensibilità che,
rivedendo la tradizione lirica postmariniana, troverà il suo esito nelle esperienze poetiche della
prima Arcadia.
Il carattere normativo dell’opera permette peraltro di avvicinarla all’Art poétique di N. Boileau-Despréaux
(1674), anche se in più riprese il M. dichiara di distaccarsene (I, 267 s.: «Non aspettar Boelò che dalla
Senna t’additi il buon sentiero») e di aver scritto anzi l’opera «per prendere la difesa del Parnaso
toscano e delle muse d’Italia, vilmente trattate dalla petulanza d’uno scrittore franzese» (lettera a Redi
del 24 apr. 1688, in Lettere di B. M., p. 130).